Recensione di Cristina Bruno
Autore: D. M. Pulley
Traduzione: Roberta Marasco
Editore: Amazon Crossing
Genere: poliziesco
Pagine: 427
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Un cambio di vestiti e una Bibbia: è tutto il corredo di sopravvivenza che Althea Leary lascia a suo figlio Jasper quando lo abbandona alla fattoria dello zio. È il 1952, Jasper ha nove anni e non gli è concesso fare domande né tanto meno protestare. Se non vuole irritare lo zio deve tenere la bocca chiusa e le orecchie bene aperte. Nessuno sa dove sia andata la madre o se tornerà. Lui però ha un disperato bisogno di vederla. Inizia così il viaggio di Jasper che lo porterà a ritrovarsi in un mondo adulto fatto di corruzione, scandali e omicidi, in squallidi covi di Detroit e poi di nuovo in campagna, fra taverne sordide, locali di spogliarelliste e case d’azzardo. Ciò che porterà alla luce sarà un passato sconvolgente che continua a perseguitare la madre e che ora minaccia anche lui.
Recensione
Jasper ha nove anni e vive in una cittadina della provincia americana poco fuori Detroit. La sua vita non è facile, tra un padre poco presente e una madre con problemi di alcol.
E la situazione assume contorni tragici quando un giorno, all’improvviso, la madre lo affida allo zio Leo, che vive in una fattoria fuori città, lasciandogli solo una valigia con un cambio di vestiti e una Bibbia. Jasper non capisce il motivo dell’abbandono e vuole scoprire la verità, tanto più che dai discorsi degli adulti capisce che la madre si trova in grossi guai o, forse, è addirittura stata uccisa.
Ritrovato casualmente un diario della madre da giovane, scoprirà aspetti dolorosi e sconosciuti della vita familiare. Tra fughe rocambolesche, inseguimenti e tornado devastanti, la testardaggine del bambino riuscirà a poco a poco a far luce sull’accaduto.
Nel libro, l’autrice traccia il profilo dell’America degli anni ’50. Appena uscita dalla guerra e dal proibizionismo lo stato si trova a dover fare i conti con la corruzione diffusa ovunque capillarmente e con un’economia da rimettere in sesto, dopo la scossa causata dal periodo bellico. Le difficoltà quotidiane che deve affrontare la maggior parte della popolazione riguardano tutti i settori: il lavoro è precario e poco retribuito, l’approvvigionamento riguarda solo l’essenziale, i problemi di dipendenza dall’alcol sono frequenti.
Nelle campagne la vita è, se possibile, anche più dura, priva di qualsiasi comodità, scandita solo dai cicli del raccolto e dell’allevamento. Ancora peggiore è la situazione dei Nativi americani, relegati in piccole aree, le famose riserve, e costretti a sopravvivere di espedienti in una zona ai margini della legalità, sfruttati e calpestati dai bianchi.
La storia procede tramite progressivi avvitamenti concentrici su se stessa, con il ragazzino che ripete più volte, sempre con le medesime modalità, i suoi tentativi di trovare nuove tracce che lo riportino alla madre. Il mondo degli adulti è un mondo che risulta poco comprensibile al bambino perché costruito su menzogne e violenza.
La sua ribellione, le sue fughe sono un gesto di protesta contro qualcosa che non riesce ad accettare come normale. I genitori e gli zii sono parte di questo mondo che deve convivere tra ideali e realtà e cercare di trovare un equo bilanciamento.
Agli estremi opposti ci sono i cattivi, ovvero i trafficanti collusi con le forze dell’ordine, e i perseguitati, tra cui i Nativi costretti a sottostare alle ingiuste leggi dei bianchi. E la lotta tra il bene e il male miete vittime ovunque…
A cura di Cristina Bruno
D. M. Pulley
D.M. Pulley vive nei dintorni di Cleveland, Ohio, con il marito, due figli e due cani. Lavora come consulente esterna e ingegnere consulente giuridico. Dal sopralluogo di un edificio abbandonato a Cleveland è nato il suo romanzo d’esordio, La chiave del mistero.
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