Recensione di Manuela Baldi
Autore: Andrea Camilleri
Editore: Sellerio
Collana: La memoria
Pagine: 304
Genere: giallo
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Questa volta Mimì Augello se la vede brutta: nella casa dell’amata di turno rientra inaspettatamente il marito; così Mimì è costretto a calarsi dalla finestra per salvare pelle e reputazione. Da un pericolo all’altro: nell’appartamento del piano di sotto dove ha cercato riparo, nel buio intravede un corpo steso sul letto, completamente vestito e irrigidito dal gelo della morte. Di un morto ammazzato ritrovato sul letto viene informata la polizia, solo che non si tratta di quel morto, perché è in tutt’altra casa, anche lui con l’abito buono. Come può essere accaduto? E che ne è stato dell’altro cadavere? Perché tutta la scena del crimine ha qualcosa di strano che sa di teatro? Parte da questo groviglio la nuova indagine di Salvo Montalbano, ed è proprio il teatro il protagonista del romanzo; la vittima, Carmelo Catalanotti, aveva una vera passione per le scene e dedicava tutto il proprio tempo alla regia di drammi borghesi. Si era anche inventato un metodo personalissimo per mettere gli attori in condizione di recitare: affrancarli dai loro complessi, aiutarli a liberare le emozioni, una vera e propria operazione di scavo nelle coscienze. Catalanotti conservava scrupolosamente annotazioni e commenti su tutti i potenziali attori con cui veniva in contatto, oltre che appunti di regia e strani quaderni pieni di cifre e di date e di nomi… Il commissario Montalbano spulcia tutti i dossier di Catalanotti, i testi teatrali ai quali lavorava, le note sui personaggi e soprattutto il dramma che stava per mettere in scena, Svolta pericolosa. Poco a poco si lascia coinvolgere dall’indagine e dalla nuova responsabile della scientifica, Antonia, che sul commissario ha l’effetto di una calamita. Sarà proprio il teatro a fargli trovare la soluzione del doppio cadavere. Mai come in questo libro Camilleri inventa storie e personaggi e li fa recitare fra le quinte di un teatro di cui è lui il regista. E noi assistiamo alla messinscena che è dramma e commedia insieme.
RECENSIONE
Leggendo Il metodo Catalanotti si capisce che Camilleri attinge a piene mani dalla sua esperienza di regista teatrale: tutto il romanzo è permeato di teatro. Sapientemente Camilleri costruisce più vicende, una nell’altra, dà la possibilità di capire ma mescola le carte. Inizialmente abbiamo una visione parziale dei vari protagonisti, che Montalbano riesce a svelare nel procedere delle indagini.
La vittima è un personaggio eclettico, Carmelo Catalanotti, è un “cinquantino”, come lo definisce Fazio, benestante, regista teatrale, usuraio “buono”. Il metodo Catalanotti è figlio del metodo Stanislavskij, si basa sul simil-vero. Catalanotti lavora sugli attori, che vengono indotti a tirar fuori le verità nascoste dentro di loro, a fare i conti con le loro paure più recondite.
Il commissario Montalbano in questa sua nuova avventura soffre per la mancanza di sonno e il procedere delle indagini sembra adeguarsi a questa mancanza. Come spesso accade, indagando su un fatto delittuoso, Montalbano si imbatte in storie di varia umanità.
Sullo sfondo ci sono i drammi sociali del nostro tempo, la disoccupazione, la mancanza di prospettive per i giovani, le violenze in famiglia.
La storia d’amore di Montalbano con Livia sembra essere sempre più sfilacciata; quello che era un punto di forza del loro rapporto, la lontananza, si fa più difficile da gestire e diventa un problema.
L’incontro con la giovane collega a capo della Scientifica stordisce Montalbano fino a fargli perdere l’appetito, ma lo fa sentire tremendamente vivo e con un cuore palpitante.
I coprotagonisti delle sue avventure sono sconcertati dal nuovo Montalbano.
Dopo aver risolto il caso con il suo solito acume investigativo, ci sarà spazio per un colpo di scena finale, inaspettato.
Andrea Camilleri
Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore.
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