Recensione di Stefania Ceteroni
Autore: Andrea Vitali
Editore: Einaudi
Genere: gialli e thriller
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Dopo mesi trascorsi dietro una scrivania per aver ferito un passante nel corso di una retata, un ispettore viene inviato in un villaggio vicino alla frontiera di cui nemmeno conosceva l’esistenza. Ad attenderlo c’è un caso d’omicidio considerato già risolto. La vittima è una donna che conduceva un’esistenza appartata, e il presunto assassino è suo fratello, un giovane con disturbi mentali che abitava insieme a lei e che ora è scomparso. Facile, forse troppo. Magari è solo suggestione, magari dipende dal paesaggio, bello e violento, o magari è la presenza inquietante della clinica che sorge sul confine, nella «terra morta», un centro specializzato in interventi disperati, ma in quel luogo c’è qualcosa che non torna. Nella pensione che lo ospita l’investigatore fa conoscenza con alcuni personaggi quantomeno singolari, e a poco a poco davanti ai suoi occhi si apre uno scenario che nessuno avrebbe mai immaginato. Insospettabile anche per il potentissimo capo dell’agenzia governativa che gli ha affidato l’indagine: un funzionario spaventoso e ridicolo al tempo stesso, che dietro le spalle tutti chiamano «il Maiale».
E’ un Vitali diverso quello che ho letto tra le righe de “Il metodo del dottor Fonseca”. E’ un Vitali meno ironico del solito ma che ha sempre lo stesso tocco: riesce a proporre, con leggerezza e in modo scorrevole, una storia che ha dei risvolti inaspettati.
Pur non calcando troppo la mano sui personaggi (cosa che fa spesso, secondo il mio parere, dando un tocco divertente a determinate figure) Vitali propone un giallo nel quale l’ispettore di turno sembra essere capitato quasi per caso a svolgere quell’indagine. Non c’è la figura del supereroe invincibile che spesso si incontra in romanzi di questo genere ma c’è un uomo che sa di aver ottenuto quel caso senza che su di lui si avessero aspettative di sorta (anzi, probabilmente lo scopo è quello di ridicolizzarlo) ma che riesce anche a mettere in campo tutta la sua arguzia, il suo spirito d’osservazione, il suo intuito.
L’omicidio di cui è stato incaricato di occuparsi gli viene presentato come un caso già risolto ma è proprio questo che lo mette in allerta e lo pone sulle tracce di dettagli che, pian piano, daranno vita ad un quadro molto diverso da quello che gli si vuole far credere.
Ciò che mi ha maggiormente colpita nella lettura è la narrazione che oserei definire “tranquilla”. L’autore non vuole sconvolgere il lettore in nessun modo, anche quando la situazione lo meriterebbe. E probabilmente anche da ciò si riconosce la sua penna: la sottile ironia che mai lo abbandona si legge anche nelle descrizioni dei personaggi che, seppur non caricati come avviene in altri suoi libri, assumono identità particolari.
Come nel caso del “Maiale”, il suo capo. Vitali non lo ridicolizza in altro modo se non dandogli questo appellativo: c’è forse da dire altro?
Trovo che sia un giallo adatto anche per giovani lettori perché scritto in modo scorrevole, senza eccessi, senza calcare la mano su descrizioni macabre o su situazioni violente. Anche se, questo va detto, ciò che accade è tutt’altro che tranquillo ed anche molto grave.
Non può essere altrimenti quando c’è di mezzo un omicidio (uno solo?) questo è vero, ma stavolta dietro all’omicidio (già grave di suo) c’è una spaventosa realtà che, però, Vitali riesce a rendere in maniera meno sconvolgente di quanto non sia nella sua concretezza.
Nel leggere la storia il lettore scorre da una parola all’altra senza troppo sconvolgimento. Poi, però, quando si sofferma a pensare, come si suol dire “col senno del poi”, si rende conto di ciò che realmente accadeva in quel luogo in cui tutto sembra tanto, troppo tranquillo. Ed è sconvolgente!
Ultima osservazione: molto bella ed efficace anche la copertina. Vitali mi aveva abituata ad altro, anche nelle copertine.
Mi ha stupida anche lì.
A cura di Stefania Ceteroni
https://libri-stefania.blogspot.com
Andrea Vitali
è nato a Bellano il 5 febbraio del 1956. Oltre a essere un rinomato scrittore, esercita la professione di medico di base nel suo paese natale, in cui vive con moglie e figlio.
Il suo esordio letterario è avvenuto nel 1990, con Il procuratore (Premio Montblanc per il romanzo giovane) ispirato da vicende narrategli da suo padre. Nel 1996 ha vinto il Premio letterario Piero Chiara con L’ombra di Marinetti e da allora non si è più fermato: nel 2003, con Una finestra vista lago, ha vinto il Premio Grinzane Cavour e il Premio Bruno Gioffrè. Nel 2004 gli è stato assegnato il Premio Dessì, sezione narrativa, per il romanzo La signorina Tecla Manzi. Nel 2006 ha vinto il Premio Bancarella con il romanzo La figlia del Podestà, finalista anche al Premio Strega. Nel 2008 ha vinto il Premio Boccaccio per tutta la sua produzione narrativa e in particolare per La modista, con cui ha ottenuto anche il Premio Hemingway.È stato inoltre finalista allo Strega e al Campiello 2009.
I suoi libri sono stati tradotti in Francia, Germania, Serbia, Grecia, Romania, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Ungheria, Giappone e Turchia.
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