GIOVANNI COCCO
Editore: Piemme
Genere: Thriller
Pagine: 384
Anno edizione: 2025

Sinossi. Il maresciallo Alfredo Mantegazza arriva sulla scena del crimine con una gran voglia di fumare. Ma ha smesso, ormai da qualche tempo, ed è sempre più nervoso, nonostante le sigarette elettroniche, il cane Ruben, le lavatrici che scandiscono la sua vita solitaria: le ha provate tutte, ma nulla riesce a calmarlo. Specie ora, di fronte a un caso così insolito. Roberto Riva, un giovane di trent’anni, ultimo erede di un impero industriale, è stato trovato morto nelle acque ghiacciate del Lago Segrino, all’estremo confine della Brianza comasca e lecchese. La pista del suicidio non convince il maresciallo: perché un ragazzo ricco, di buona famiglia e a un passo dal matrimonio avrebbe dovuto uccidersi? E chi può essere l’assassino? L’unico dettaglio fuori posto riguarda la vita spirituale della vittima. Roberto, da alcuni mesi, frequentava una misteriosa cascata presso cui si raccolgono numerosi fedeli sedotti dal carisma di Laide Frigerio, santona, veggente e guaritrice. Mantegazza intuisce che i Riva e la Frigerio nascondono qualcosa. L’azienda guidata dal padre e dallo zio di Roberto è l’unico appiglio che tiene unita una famiglia sconvolta da invidie, rancori e gelosie. Il culto della cascata invece, sempre più seguito, sta riscuotendo donazioni sospette. Giovanni Cocco torna al poliziesco con un protagonista irresistibile: lo smisurato, irriverente e umanissimo Mantegazza. Un investigatore che parla senza filtri morali, afflitto dai propri dubbi, da una salute precaria e dal ricordo dell’amata moglie Marta.
Recensione
di
Giusy Ranzini
Con Il mistero della cascata, Giovanni Cocco ci regala un poliziesco intenso, capace di mescolare, con rara maestria, l’indagine criminale, il ritratto psicologico e la riflessione sociale.
Il protagonista, il maresciallo Alfredo Mantegazza, è un personaggio memorabile, uno di quelli che ti rimangono appiccicati addosso anche dopo aver chiuso l’ultima pagina. Non è l’eroe impeccabile e granitico tipico del noir classico, ma un uomo fragile, scontroso, in lotta più con se stesso che con i criminali che deve affrontare. Ha smesso di fumare, si aggrappa a un cane e alle lavatrici della sua casa vuota per tenere insieme i pezzi della sua vita, ma dentro di sé resta un groviglio di nervi scoperti e malinconie.
Il caso di Roberto Riva, giovane e rampollo di una potente famiglia industriale, trovato morto nel Lago Segrino, è solo apparentemente un classico suicidio. Mantegazza, con il suo fiuto da vecchio segugio, capisce subito che qualcosa non torna: perché un uomo così privilegiato, in procinto di sposarsi e con un futuro assicurato, dovrebbe togliersi la vita
L’indagine si sviluppa lentamente, scavando nei segreti di famiglia, nei rancori e nelle rivalità che attraversano la dinastia Riva, e portandoci a conoscere l’ambiente inquietante e ambiguo della cascata, luogo di culto dove la veggente Laide Frigerio esercita un’influenza quasi magnetica sui suoi fedeli.
Cocco è abilissimo nel costruire atmosfere: la Brianza descritta non è solo un fondale geografico, ma un luogo vivo, fatto di nebbie, di laghi freddi, di paesaggi spettrali che riflettono i turbamenti interiori dei personaggi. Il lago Segrino, con le sue acque gelide e misteriose, diventa simbolo di una verità sommersa, di un passato che riaffiora con forza distruttiva.
L’autore ci porta dentro le stanze della famiglia Riva, ci fa percepire le tensioni, gli odi covati per anni, i silenzi pesanti come macigni, e nello stesso tempo ci immerge nell’universo quasi mistico della cascata, in quel miscuglio di fede, superstizione e business che si nutre della debolezza umana.
Il maresciallo Mantegazza è irresistibile perché è reale: ironico, politicamente scorretto, ma anche profondamente umano, fragile, segnato dal dolore per la perdita della moglie Marta. Le sue riflessioni, le sue battute caustiche, il suo modo di affrontare il male con una scorza dura che nasconde mille ferite interiori, rendono ogni pagina vibrante. È un personaggio che ti fa sorridere, arrabbiare, commuovere, e che dà voce a un’Italia di provincia fatta di piccole ipocrisie, di grandi solitudini, di una quotidianità spesso sfiancante.
La scrittura di Cocco è asciutta, precisa, mai compiaciuta. Non si perde in virtuosismi, ma sa quando colpire, sa quando rallentare per scavare nei dettagli, sa quando alzare il ritmo per trascinare il lettore. La trama è costruita con intelligenza, alternando momenti di tensione investigativa a parentesi più intime, con una struttura che mantiene sempre alta l’attenzione. Non ci sono colpi di scena forzati, ma una progressiva scoperta di verità che si svelano pezzo dopo pezzo, come in un mosaico.
In definitiva, Il mistero della cascata è un romanzo che conquista non solo per l’intreccio giallo, ma soprattutto per la profondità dei suoi personaggi e per lo sguardo lucido e partecipe sull’animo umano. È un libro che ci parla della difficoltà di vivere, delle ferite che ci portiamo dentro, del bisogno di credere in qualcosa, fosse anche una santona e una cascata miracolosa, pur di trovare un senso. E ci regala un investigatore che non dimenticheremo facilmente: il maresciallo Alfredo Mantegazza, un uomo che indaga sugli altri, ma anche e soprattutto su se stesso.
Se ami i gialli che non si limitano al delitto e alla soluzione, ma che sanno entrare nelle pieghe più nascoste della vita, questo libro fa per te. Giovanni Cocco ha firmato un’opera matura, intensa, capace di appassionare e far riflettere. Una lettura da non perdere.
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Giovanni Cocco
Giovanni Cocco è nato a Como nel 1976. Ha pubblicato Angeli a perdere (No Reply, 2004), La Caduta(Nutrimenti, 2013; premio selezione Campiello), Ombre sul lago (Guanda, 2013, in coppia con Amneris Magella) e Il bacio dell’Assunta (2014). I suoi romanzi sono in corso di traduzione in una decina di paesi.