Recensione di Sara Pisaneschi
Autore: Elizabeth Day
Casa Editrice: Neri Pozza
Traduzione: Serena Prina
Genere: Narrativa
Pagine: 350
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Burtonbury, un ex collegio maschile per i figli dei diplomatici, è una scuola privata con una discreta reputazione e la vana ambizione di poter essere un giorno all’altezza di Eton o di Harrow. Quando vi mette piede per la prima volta, dopo aver vinto una borsa di studio, Martin Gilmour è un ragazzo con i maglioni scoloriti, i calzoncini per la ginnastica mai abbastanza bianchi e le camicie con macchie gialle indelebili. L’odore della tristezza di sua madre, rimasta prematuramente vedova, aleggia tra i suoi vestiti. Un giorno, però, alla Burtonbury School, il suo destino di adolescente imbronciato, con una costante sensazione di disagio e l’accento sbagliato, muta radicalmente. Martin incontra Ben Fitzmaurice, un ragazzo ricco, bello, ammirato da tutti, e ne diventa amico. Partite di tennis, cacce all’uovo tra prati curatissimi e aiuole sontuosamente fiorite, la tenuta dei Fitzmaurice spalanca le sue porte al giovane Gilmour. Ben diventa il fratello mai avuto, l’anima gemella da venerare, la ragione di vita da proteggere e custodire. Al punto che Martin si trasforma nella sua piccola ombra. Una piccola ombra capace di salvare l’amico dalle incresciose conseguenze della sua condotta, così sconsiderata e tipica di chi è stato troppo favorito dalla sorte. Durante i successivi venticinque anni, Martin serba nel suo cuore «il segreto» di quell’amicizia, un segreto che, più di un patto di sangue, lo lega indissolubilmente al rampollo dei Fitzmaurice, come soltanto un debito impagabile, una gratitudine eterna possono fare. Quando Ben organizza un party per il suo quarantesimo compleanno in un edificio del diciassettesimo secolo acquistato insieme con la moglie Serena, Martin, divenuto un noto, disincantato critico d’arte, e sua moglie Lucy, una donna perfettamente consapevole di essere sempre seconda, nella scala degli affetti del marito, alla sacra amicizia con Ben, si mescolano volentieri alla variopinta folla di invitati: politici, celebrità, vecchi e nuovi ricchi col volto lucido e ritoccato ed energiche strette di mano. La sensazione di un inusuale, sgradevole impaccio nell’accoglienza che Ben gli riserva, si fa, tuttavia, subito strada nella mente di Martin. Gesti, parole, apprezzamenti di Fitzmaurice rivelano una strana inquietudine. Che la gratitudine che l’amico gli deve non sia eterna? Che «il segreto» custodito così a lungo sia stato del tutto inutile? Che, soprattutto, quell’amicizia, che per Martin è la sua unica ragione di vita, stia inaspettatamente per finire?
Recensione
Il libro delle contraddizioni, di come tutto non è esattamente come sembra. Il party non come simbolo di divertimento o di socialità, di ritrovo tra amici, ma interpretato come alienazione, come solitudine anche in una casa piena di gente. Perché nonostante i grandi, immensi sforzi, non si può essere troppo diversi da come si è realmente. Non si può fingere in eterno, non si può indossare una maschera fino alla fine dei nostri giorni.
E, soprattutto, non si può calcolare ogni minimo dettaglio della nostra vita in funzione di un’altra persona per piacergli. Non è ammirazione, non è amicizia, è ossessione, e della peggior specie. Quella che ti distrugge, ti annienta,fino a non sapere più chi sei.
“ Come diventammo amici io e Ben? Mi piacerebbe con tutto il cuore raccontarvi che fu un incontro naturale tra spiriti affini, un fiorire organico di anime gemelle. Ma, in verità, mi prefissi di conquistarlo come se si trattasse di una campagna militare. Ero preciso nei miei obiettivi, considerando ogni piccola vittoria come un trampolino verso il trionfo finale. “
Ed ecco che la bella storia di amicizia che avevo scorto all’inizio si trasforma in qualcosa di inquietante, a tratti sconvolgente, triste e penosa, per certi aspetti. Elisabeth Day ha saputo dare forma ai pensieri dei protagonisti mettendo in luce una società non proprio edificante dove il potere e il denaro la fanno da padroni, sempre, alla faccia della giustizia, alla faccia di tutti.
Il disperato bisogno di piacere, di essere accettato scendendo ad ogni possibile compromesso, porta il giovane Martin Gilmourad attaccarsi in modo morboso al compagno Ben Fitzmaurice, rampollo di una importante famiglia, e al suo mondo dorato. Lui che non ha mai avuto molto dalla vita, compreso l’amore di una madre fredda e anaffettiva, che lo giudica sempre “strano”, mancante di qualcosa, di umanità, forse.
Martin fa di tutto per essere accettato da Ben e dalla sua famiglia, non mostrandosi mai come è, ma solo come potrebbe o dovrebbe essere. Fino al punto di non ritorno. Fino alla sera del sontuosissimo party per i quarant’anni di Ben.
Lì finalmente tutti i nodi vengono al pettine, le maschere cadono e le vere nature prendono il sopravvento. Lucy, la dolce e un po’ insignificante moglie di Martin, vede con chiarezza suo marito senza più veli, senza più scuse. Serena, la bellissima e raffinata moglie di Ben, smette i panni delmagnifico “soprammobile” e mostra la sua perfidia, la sua potenza. E Martin e Ben?
“Alla fine siamo solo i due ventricoli dello stesso cuore avvelenato.”
È un libro piuttosto spietato, pungente, che tocca temi molto importanti e che ci mostra che la felicità e l’appagamento non possono essere ottenuti in funzione di qualcun altro, diventandone una sorta di piccola ombra. Se non stai bene con testesso, non puoi star bene con nessuno. E non puoi vivere in base a quello che gli altri si aspettano da te, perché è sfiancante e non porta mai al risultato sperato. Mai.
Elizabeth Day
Elizabeth Day è autrice di quattro romanzi. Il suo acclamato debutto Scissors, Paper, Stone,ha vinto il Betty Trask Award ed è stato il libro dell’anno per l’Observer. Il suo terzo libro, Paradise City, è stato nominato uno dei migliori romanzi del 2015 dall’Evening Standard. Collabora a numerosi giornali, tra i quali il Telegraph, il Times, il Guardian e l’Observer.
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