IL PRIMOGENITO
DEI FERCHAUX
George Simenon
DETTAGLI:
Traduttore: Laura Frausin Guarino
Editore: Adelphi edizioni
Genere: Noir Poliziesco
Pagine: 368
Anno edizione: 2024
Sinossi. A metà degli anni Trenta, uno scandalo travolse l’immenso impero commerciale dei due fratelli Ferchaux, arrivati in Africa alla fine dell’Ottocento come passeggeri clandestini. Simenon prende spunto da questa vicenda di cronaca per realizzare il suo romanzo. Con quali mezzi era stata accumulata la fortuna dei Ferchaux? Quali complicità avevano avuto i fratelli nelle autorità coloniali? Che fine aveva fatto il primogenito, il vecchio Dieudonné? E’ qui che ha inizio il libro ed è qui che Simenon fa entrare in scena un personaggio decisivo: il giovane Michel Maudet.
TRAMA. Siamo agli inizi del Novecento, la vita del giovane Michel Maudet cambia radicalmente il giorno in cui viene a sapere che un milionario rientrato in Francia dopo avere fatto fortuna in Africa, cerca un segretario. Michel è sposato da poco, ha lasciato la provincia per trasferirsi a Parigi, sopravvive insieme alla moglie ormai solo vendendo parti del corredo della moglie e oggetti avuti in dono, quella che gli è capitata potrebbe essere l’occasione della vita. L’incontro con Dieudonné Ferchaux avviene nella villa che questi ha affittato, isolata tra le dune della costa francese della Manica, Ferchaux è un uomo ormai anziano, vive nella villa con la sola compagnia di una cuoca e dell’autista in uno stato di miseria del tutto inspiegabile data la ricchezza che ha accumulato, insieme al fratello Emile, con i loro traffici in Africa. Michel rimane affascinato da quell’uomo e dai suoi racconti, dalle imprese compiute e, anche, dalle nefandezze commesse, a sua volta l’anziano Ferchaux è attratto dal giovane da una “sensazione”, più si fa intima la loro conoscenza e sempre più si riconosce in Michel a quell’età. Dieudonné è travolto da uno scandalo finanziario e da un’accusa di omicidio, è un manipolatore senza scrupoli e, con l’aiuto di Maudet e di sua moglie, non solo organizza la sua latitanza ma, indirettamente, provoca, scientemente, il suicidio del fratello. La situazione però precipita, Ferchaux e il suo segretario fuggono dalla Francia imbarcandosi su di un mercantile diretto in Sud America. Michel non esita ad abbandonare la moglie senza neppure un saluto, senza curarsi minimamente di lei. Ormai tra il giovane segretario e il suo datore di lavoro si è creata una simbiosi per la quale hanno vicendevolmente bisogno uno dell’altro. Michel ammira e al tempo stesso odia Ferchaux, lo asseconda bisognoso della sua approvazione, Dieudonné si appoggia al giovane, del quale è ben consapevole del buio che si annida nel suo animo, per fuggire a una solitudine che gli appare insopportabile. Il pellegrinare dei due uomini li porterà in Centro America, nella zona del canale di Panama dove un nugolo di nuovi personaggi faranno da corona alla vicenda, personaggi negativi e positivi che, tuttavia, contribuiranno in eguale misura a far prendere coscienza a Michel Maudet, non solo di quello che è il suo futuro ma, soprattutto, di quanto sia meschino il proprio animo. Presa di coscienza che, anziché provocargli un autentico rimorso per quanto fatto in passato, lo spingerà verso un destino che, in fondo, è ciò al quale ha sempre ambito.
Recensione di Bruno Balloni
Un’opera sublime, forse il miglior Simenon, extra Maigret, che abbia mai letto. Un lavoro nel quale, l’autore belga si occupa magistralmente di descrivere l’animo umano, un animo buio, cattivo, privo di autentiche emozioni positive, quasi disumano.
Ferchaux e Maudet, sono due facce della stessa medaglia, da un lato l’uomo ormai alla fine della propria parabola da sempre consapevole delle proprie azioni, una vita vissuta con il solo scopo di raggiungere il successo incurante di ciò che avrebbe comportato, senza morale, manipolatore degli altrui bisogni e delle altrui debolezze.
Un uomo che, nel momento del crollo, non esita a provocare il suicidio del fratello, a convincere il suo giovane segretario ad abbandonare la giovane moglie, Un vecchio zoppo che ha una sola, terribile debolezza: la paura della solitudine. Una paura che lo porta a tenere al proprio fianco un uomo del quale, fin da subito ha capito aspirazioni e debolezze ma non per chissà quale dono di preveggenza, ma semplicemente perché, come uno specchio, gli riflette la sua immagine con una quarantina d’anni di meno.
Maudet è a sua volta un arrivista senza scrupoli, egocentrico e privo di qualsiasi empatia ma di ciò non ne è consapevole nonostante le azioni deprecabili compiute, non vive mai un autentico pentimento, il suo aspetto quasi dimesso e ingenuo non solo inganna gli altri ma è tale da ingannare se stesso. Talmente cieco ai propri sentimenti che non riesce a dargli un nome fintanto che non saranno altri attori a portarlo alla consapevolezza.
A questo punto però non c’è pentimento, non c’è desiderio di riscatto, semplicemente, ha preso consapevolezza di chi sia, di che cosa voglia e del punto fino al quale è disposto ad arrivare pur di ottenerlo.
Grazie a Simenon e al suo lessico semplice e d’impatto entriamo nei personaggi, li vediamo, li comprendiamo, ne apprezziamo l’evoluzione sebbene in negativo, sì, forse li giudichiamo anche e alla fine ci possiamo anche chiedere del perché l’autore abbia scelto “quel finale” ma Georges Simenon non fa altro che il suo mestiere che è descrivere l’uomo e, sono uomini anche Dieudonné Ferchaux e Michel Maudet.
Georges Simenon
Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989) è stato uno scrittore belga di lingua francese e autore di numerosi romanzi, noto al grande pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese, protagonista in ben settantacinque romanzi e ventotto racconti. La produzione di Georges Simenon è sconfinata, a lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto vari pseudonimi, la tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta paesi ha superato i settecento milioni di copie e risulta essere il terzo autore di lingua francese più tradotto nella storia dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre). Sebbene abbia raggiunto la notorietà planetaria grazie al personaggio del commissario Maigret l’opera di Simenon non si è limitata al genere poliziesco anzi, a buon titolo si può affermare che abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare al romanzo d’appendice passando al noir e al romanzo psicologico. Uno stile inimitabile caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia a qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense e personaggi che incarnano il popolo nelle sue infinite sfaccettature.