Recensione di Roberto Forconi
Autori: Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato
Editore: goWare
Genere: Thriller
Pagine: 294
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Giacomo Reale è un fotografo siciliano che vive un’esistenza tranquilla in un piccolo borgo arroccato sulle Madonie. Tutto cambia quando, incaricato di curare il servizio fotografico per le nozze della figlia di don Ninì Buttafava, famigerato boss mafioso soprannominato “‘u Puparu”, rimane invischiato in un drammatico quanto oscuro fatto di sangue. È l’inizio di un vero e proprio incubo, fatto di fughe rocambolesche e sofferti compromessi, di amori passionali e vili tradimenti. Sullo sfondo di una Sicilia selvaggia e genuina, continuamente braccato da spietati uomini d’onore, Giacomo sarà costretto a ricorrere all’aiuto del suo migliore amico e di altri strani personaggi, prima di trovare una complicata via d’uscita. L’unica in grado di salvargli la pelle. Ma riuscirà a imboccarla in tempo?
Recensione
“Il burattinaio che lavora in un teatrino di pupi siciliani”, sarebbe la traduzione de u’ Puparo, un uomo che conosce la gente e ne è diventato il Padrino assoluto, spaventa come una vecchia leggenda, come il più pericoloso degli “innominabili”.
Ninì Buttafava è super latitante e nessuno osa pronunciare il suo nome. Protagonista trasversale e super cattivo del libro.
Giacomo Reale, detto anche “Scala Reale” dal suo migliore amico Ciccio immagina tutto dalla sua vita fuorché essere invischiato nella peggiore delle situazioni possibili: lui, devoto e appassionato al lavoro di fotografo, discretamente di successo con le donne, forse anche leggermente nerd nel suo essere, un uomo medio che vive ogni giorno senza voler abbandonare la bellissima Sicilia, improvvisamente diventa il peggior nemico della Mafia.
Il Puparo è un cambio di registro per i bravissimi Lecce e Cazzato, che dopo il thriller americano Le Vie del Silenzio ci fanno immergere in un’altra atmosfera, questa volta italiana fatta di piccoli borghi, dialetti locali, patti di sangue e fughe rocambolesche, senza dimenticare il telaio da thriller con cui è costruita tutta l’opera.
Interamente narrato in prima persona negli occhi di Giacomo Reale, i tanto famosi ispettori e commissari e imprendibili serial killers lasciano spazio al cosiddetto vicino della porta accanto, l’uomo comune di tutti i giorni fatto di sogni e insicurezze, amori e tradimenti, e con una scrittura che non fa rimpiangere i più blasonati autori d’oltreoceano, gli autori presentano un’opera più matura sia stilisticamente che nei contenuti.
Il Puparo è un crescendo di toni e tensione, fin dalla primissima costruzione dei personaggi e l’ambiente in cui vivono. Protagonisti e antagonisti, uomini che vengono identificati tramite un alias, così come si usa nei piccoli centri urbani; c’è “testa d’uovo” per via del suo taglio di capelli, Saro l’Africano, Pippo Mangiamosche e immediatamente ci si trova trasportati nel tepore siciliano costringendoci a guardare in faccia il Capo dei Capi.
Complice una piccola mappa dei territori all’inizio del libro possiamo renderci conto – vuoi per curiosità personale, vuoi per seguire perfettamente la vicenda – come e dove si muovono i protagonisti della storia, tra luoghi reali e quelli fittizi scritti in corsivo. Una Sicilia odierna che mai resta in disparte come cartolina turistica fa da specchio alle mirabolanti vicissitudini di Giacomo attraverso l’uso non smodato della lingua dialettale, il cibo e i tanti uomini d’onore che siamo abituati a vedere solo al cinema.
L’intera vicenda è un continuo crescendo di tensione e pur conoscendone colpevoli e vittime non possiamo che scegliere da quale parte essere nella fuga di Giacomo, attraverso piccoli flashback necessari alla storia ed espedienti narrativi che sorprendono con la loro facilità di inserimento e con il loro essere continui climax della vicenda.
Scrittura a quattro mani che diventa un tutt’uno in un romanzo non prolisso, leggermente ironico e neanche citazionista come la moda ha insegnato negli ultimi anni. Lecce e Cazzato non sbagliano dunque il secondo libro e si ripropongono al pubblico già affezionato cercando nuovi orizzonti e confini.
Una delle letture più avvincenti di questo 2020!
Salvatore Lecce
Cataldo Cazzato
Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato: sono due amici che condividono la passione per la scrittura. I loro racconti “Natale con il morto” (2016) e “Amaranto e Porpora” (2018) sono stati pubblicati in appendice ai volumi del Giallo Mondadori. Dal racconto “L’albero di Elisa” (2018) è stata tratta l’omonima opera teatrale a cura della compagnia Trinaura Teatro. Nel 2018, edito da goWare, hanno pubblicato il thriller “La via del silenzio”, finalista al Premio Letterario Garfagnana in Giallo e più volte bestseller Amazon. Nel 2020, sempre per goWare, è uscito il romanzo di genere noir “Il Puparo”.
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