Il rabbino e il commissario




 NON UCCIDERE

Michel Bergmann

Emons Edizioni 2023

Monica Pesetti (Traduttore )

giallo con investigatore amatoriale, pag.250

Sinossi. Quali sono i compiti di un rabbino? Insegnare ai ragazzi, per esempio, dispensare consigli e ascoltare i membri della comunità. Come Ruth Axelrath, venuta ad annunciare a Henry Silberbaum la decisione di trasferirsi in Israele e lasciare il marito spendaccione che sospetta di infedeltà. Prima di partire da Francoforte, la donna desidera fare una cospicua donazione per creare una biblioteca della comunità. Se non che, pochi giorni dopo, viene trovata morta. L’anziana signora soffriva di cuore, e il decesso per infarto non sorprende nessuno. Nessuno eccetto il rabbino Silberbaum, che nota sul comodino una banana in un piattino del servizio riservato alla carne: uno strappo non da poco per un’ebrea osservante. L’apertura del testamento non fa che consolidare i suoi dubbi. Così, sfidando lo scetticismo del commissario che si occupa del caso, e le minacce di licenziamento da parte del suo direttore, Henry Silberbaum comincia a indagare a modo suo. Ad aiutarlo ci sono il suo proverbiale umorismo ebraico ed Esther, la bella direttrice della casa di riposo a cui sta impartendo lezioni di religione…

 Recensione di Claudia Cocuzza

Prendiamo un rabbino con la passione per il giallo, aggiungiamo una madre impicciona, un libraio filosofo, un avvocato “smisurato” – capirete perché –, e un commissario che ha bisogno di essere imbeccato, spolveriamo con la morte di una riccona che lascia questa Terra giusto prima di diseredare il marito fedifrago e con la mani bucate, e il cozy è servito.

Non uccidere è il primo romanzo della serie Il rabbino e il commissario, appena tradotto in Italia da Emons edizioni.

La narrazione viene seguita per la gran parte dal punto di vista del rabbino, Henry Silberbaum, un uomo dotato di uno spiccato humour, che dispensa barzellette tra un precetto del Talmud e una legge della Torah, ma anche di un profondo senso della giustizia e di una perspicacia non comune.

Silberbaum si presenta come un appassionato lettore di gialli, tanto che a un certo punto si lascia andare a una brevissima divagazione sui propri gusti letterari, confidando a chi legge la passione per Simenon, nonostante la nota posizione antisemita dell’autore:

Mezzanotte è passata da un pezzo. Henry è a letto e si appisola di continuo su un romanzo di Georges Simenon. Da un lato lo considera uno scrittore dal talento eccezionale, dall’altro lo disprezza come uomo.[…] Parlando di artisti, la distinzione tra la persona e la sua opera genera sempre accese discussioni all’interno della comunità. […] La posizione di Henry è più pragmatica: […] Non bisogna giudicare chi apprezza musica o film controversi né tantomeno metterlo sullo stesso piano dell’autore e del suo pensiero. Quindi, all’occorrenza, il rabbino legge anche Simenon.

Excursus di questo tipo hanno lo scopo di delineare il personaggio e, non essendo particolarmente corposi, non rallentano la narrazione.

Quello che mi ha rallentata è stato invece l’utilizzo di termini yddish ed ebraici, inseriti a mo’ di vernacolo, per intenderci: alla fine del volume troviamo un glossario, ma andarlo a spulciare di continuo non è comodissimo. Di contro, è indubbio che la contestualizzazione e la caratterizzazione risultino più definite, per cui si tratta di un piccolo sforzo che vale la pena di compiere.

Per quanto riguarda la trama gialla, la sua costruzione è affidata alla classica scacchiera deduttiva, tanto più che il vero detective è il rabbino, non il commissario Berking – ovvero un professionista che ha accesso a informazioni off limits per un comune mortale –  che, anzi, fino alla fine, non fa che smontare pezzo per pezzo la ricostruzione di Silberbaum.

La narrazione procede senza particolari momenti di tensione, ma la lettura è davvero gradevole: il plus è nell’ambientazione e nella tridimensionalità dei personaggi, nulla togliendo alla trama crime, studiata con attenzione.

Come dovrebbe essere – e in genere è – anche in questo caso l’indagine è solo un espediente che permette all’autore di affrontare una pluralità di temi: ho trovato particolarmente interessante la descrizione della usanze e della cultura ebraiche, il rapporto tra la comunità e la società odierna, e ho scoperto un mondo che, in tutta onestà, conoscevo purtroppo solo in maniera superficiale.

Il secondo episodio della serie Il rabbino e il commissario è attualmente in fase di traduzione in Italia e, dato che l’esordio di questa coppia investigativa mi ha convinta, lo aspetto con piacere.

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Michel Bergmann


Figlio si rifugiati ebrei, Michel Bergmann è nato nel 1945 a Basilea, ha trascorso l’infanzia a Parigi, l’adolescenza a Francoforte sul Meno e ora vive a Berlino. Dopo la laurea e un periodo alla “Frankfurter Rundschau”, ha lavorato nel cinema come produttore, regista e sceneggiatore. Nel 2010 ha pubblicato il suo primo romanzo e nel 2021 è uscito il suo primo romanzo di genere poliziesco, Il rabbino e il commissario. Non uccidere, a cui è seguito Der Rabbi und der Kommissar: Du sollst nicht begehren (in corso di traduzione presso Emons). Nel 2023 ha dato alle stampe Mameleben.

A cura di Claudia Cocuzza  

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