Sinossi. La foresta è bluastra, intorno a loro, mentre i due ragazzi si inoltrano nel folto della vegetazione. Di tanto in tanto ottobre fa capolino fra le chiome, traendo dalle foglie scintillii dorati. I due sono alla ricerca di una vecchia costruzione abbandonata: un bunker in cemento che, si dice, nasconde un’enorme grotta sotterranea dove hanno luogo fenomeni straordinari. Nella loro folle corsa giú per i pendii, i rovi, coperti da grosse more rosso sangue, si attaccano agli abiti, graffiano la pelle. Quando arrivano all’edificio, la porta, aperta di qualche centimetro, li invita a entrare. Smilla e Malik si inoltrano cosí nel ventre della montagna, buio e profondo come una creatura vivente. E, da quel momento, nessuno sa piú niente di loro. Smilla Holst, la nipote di uno degli uomini piú ricchi di Svezia, scompare. Del caso viene incaricata Leonore Asker, ispettrice che coordina la divisione Anticrimine di Malmö, giovane poliziotta dalla determinazione tagliente e dallo sguardo severo, accentuato dalla diversa cromia degli occhi. O meglio, ne sarebbe stata incaricata se da Stoccolma non fosse arrivato Jonas Hellman, una vecchia conoscenza con cui Asker ha avuto piú di un diverbio, e non solo professionale. Asker viene cosí sollevata dal caso con la scusa di una promozione: diventerà il capo della divisione Risorse. Ma quello che trova, una volta scesa al piano -1 dell’enorme edificio della polizia, è una bizzarra collezione di agenti, isolati dal mondo e dal resto dei colleghi: la divisione Casi disperati e Anime perdute. Che ora è il suo regno. Scoprire la verità su chi ha rapito Smilla e Malik è una corsa contro il tempo e contro chi non vuole che lei indaghi. Anche perché dal passato di Asker riemergono altre ombre, altri ricordi: di suo padre che ha aspettato tutta la vita l’Apocalisse, di una madre fredda e vendicativa, di un amico dal cuore meccanico che ora sembra far ritorno dalle nebbie del tempo per aiutarla a risolvere il caso.
IL RESPIRO
DELLA FARFALLA
di Anders De La Motte
Beat 2023
Gabriella Diverio ( Traduttore )
thriller, pag.528
Il respiro della farfalla
A cura di Marina Toniolo
Recensione di Marina Toniolo
Partiamo dai dettagli tecnici: il thriller si sviluppa su diversi piani a seconda di chi da’ voce al capitolo.
Poi, a scandire l’urgenza delle situazioni, c’è un’ulteriore suddivisione in giorni da quando Smilla e Malik scompaiono.
I nordici risultano essere molto schematici e stilisticamente asciutti e ‘Il respiro della farfalla’ non fa eccezione.
Eppure.
Eppure ci sono piccoli particolari che fanno capire di trovarsi di fronte a un qualcosa di nuovo e i brividi salgono per l’eccitazione.
Viene introdotto il bambino changeling, un bambino sostituito, che ha preso il posto del ragazzo scappato,
“una creatura del dolore e di sogni febbrili, che all’apparenza somigliava a un essere umano ma in realtà era una belva”.
Un cambiamento dovuto ad una meningite che trasforma la mente e la invade di incubi.
Due ragazzi scompaiono:
fanno parte della urban exploration, persone che ricercano siti sperduti e non in piena decadenza per poterli fotografare e ammirare i fenomeni naturali che vi si sviluppano.
Del caso viene incaricata Leo Asker, poliziotta bionda sui trent’anni, insolitamente alta e con spalle larghe. Ha una peculiarità fisica: occhi di colore diverso che, insieme alla testa reclinata quando presta particolare attenzione, utilizza per incutere soggezione. Ma non solo questo attrae il lettore, Leo ha alle spalle una storia particolare con Per l’Apocalittico e lentamente ci si addentra anche nella sua vicenda personale, che l’ha segnata nel profondo.
La costruzione perfetta, senza fronzoli, cala il lettore nella Scandinavia di inizio autunno, con il sole che ancora fa capolino mentre le giornate si accorciano e la pioggia e il vento cominciano a sferzare città e boschi. C’è la netta contrapposizione tra il buio e l’oppressione di certi ambienti e la luce che le persone sprigionano, fatta di forza e resilienza, di capacità di sperare come una farfalla rinchiusa in un vasetto che altro non vuole se non essere liberata.
Thriller complesso, dalle molte sfaccettature, una perla che splende nel panorama nordico. Tutti i personaggi sono ben delineati: da Il Sostitutore, l’antagonista principale, fino alla più semplice comparsa. Leo viene assegnata alla Divisione Anime Perdute nella polizia e sa trarre il meglio da queste persone considerate lo scarto dell’ambiente lavorativo.
Consigliato?
Assolutamente si, solo il finale merita uno sgomento come solo certi film horror sanno dare. Da gustare lentamente o compulsivamente, lasciando un’analisi più attenta ad una seconda lettura.
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Anders De La Motte
Anders De La Motte nato nel 1971 nel piccolo villaggio di Billesholm, vive e lavora a Lomma. Dal 1994 al 2002 ha lavorato come poliziotto a Stoccolma prima di trasferirsi a Copenaghen con l’incarico di responsabile della sicurezza della multinazionale Dell e lavorare spesso all’estero, in Europa, Medio Oriente e Africa. Nel 2010 ha esordito nella narrativa con il thriller ‘Il gioco’, prima parte di una trilogia da 200000 copie vendute nella sola Svezia con protagonisti la detective Rebecca Normén dei Servizi Segreti Svedesi e il giovane immaturo Henrick (HP) Pettersson alle prese con trame intrise di fantapolitica e cyberspionaggio con riflessioni sulla privacy e la condivizione dei dati. Nel 2015 UltiMatum è stato insignito del Premio svedese per la letteratura gialla per il miglior romanzo.
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