IL SANTUARIO
DELLE OMBRE
Amir Valle
DETTAGLI:
Traduttore: Giovanni Agnoloni
Editore: Golem Edizioni
Genere: noir
Pagine: 256
Anno edizione: 2024
Sinossi. Amir Valle si introduce in un allucinante mondo di omicidi, inganni e spietata manipolazione della speranza di migliaia di cubani di fuggire dalla loro tragica realtà sociale, e fa emergere il più terribile trauma umano e collettivo di questo esodo: il freddo assassinio di emigranti clandestini che pagano ai trafficanti enormi somme di denaro per realizzare il sogno di raggiungere la libertà negli Stati Uniti, ma poi vengono gettati nel Mar dei Caraibi – nel quale, secondo le cifre ufficiali, hanno perso la vita più di ventimila cubani. L’investigatore Alain Bec viene condotto nei recessi della marginalità sociale di Cuba dal suo vecchio amico Alex Varga, boss dei quartieri poveri dell’Avana e portatore di una morale e di un senso di giustizia alternativi a quelli, discutibilissimi, propugnati dallo stato. I due vengono accompagnati da una jinetera desiderosa di vendetta, da un padre traumatizzato per aver visto affogare i propri figli in alto mare, da uno stravagante ma umanissimo travestito e da due sinistri trafficanti uniti da un anomalo e nauseante senso di fratellanza.
Recensione di Salvatore Argiolas
“Il santuario delle ombre” fa parte del territorio narrativo che Amir Valle, giornalista e scrittore cubano ha costruito nel tempo, per indagare sulle faglie critiche della sua nazione che vive da tanti anni tempi davvero difficili.
“Io non abito a Cuba” scrive nel suo blog, “Cuba abita me. E abito la mia isola con la stessa rabbia che mi fa soffrire. Amo la sua diversità e soffro per la sua cecità.”
Questa lacerante tensione etica si percepisce chiaramente nel noir, scritto nel 2004 e ora pubblicato meritoriamente da Golem Edizioni, il cui titolo è ripreso da un’intervista per la preparazione di un libro sul traffico di esseri umani da Cuba verso gli Stati Uniti.
“Non si sentiva l’odor del mare, né quello della salsedine: solo quello della morte. Intorno, l’oceano tenebroso gettava su di noi le sue ombre sinistre, come in un suo santuario infernale.”
Estaban Martinez. 45 anni (Sopravvissuto).
“Cuba è una grande menzogna circondata da ogni parte lato da menzogne”
dice un personaggio e questa frase rende bene la temperatura emotiva de “Il santuario delle ombre”, libro duro come un gancio al fegato e nero come la pece, che calamita l’attenzione per la cura che Amir Valle mette per sondare il cuore di tenebra di quest’isola dalle mille qualità e dagli innumerevoli problemi messi in evidenza senza nessuna autocensura dallo scrittore che attualmente vive in Germania.
Polifonia di punti di vista, di vite e di dolori, la trama vede tanti personaggi atipici, una jinetera (prostituta che si accompagna solitamente con gli stranieri), un omosessuale che cerca disperatamente notizie del marito scomprarso durante un viaggio della speranza verso Gringolandia (gli Stati Uniti), un poliziotto che cerca la verità a tutti i costi, Alain Bec, già protagonista di “Últimas noticias del infierno”, che già dal titolo fa capire la profondità dell’orrore che Amir Valle vuole rappresentare, e Alex Varga, un “vecchio negro, “sindaco” del quartiere, conoscitore delle leggi segrete dell’Avana di dagli anni ’40.”
Da sempre gli Stati Uniti esercitano un’attrazione irresistibile per i cubani scontenti della loro nazione dove spesso respirano solo miseria e fallimento e che spesso sono vittime dei “mangiagente”, i trafficanti che si arricchiscono sulla pelle dei poveracci che vogliono fuggire dalla fame e dalla corruzione.
Amir Valle, usando le frasi come un bisturi che incide un bubbone, porta in luce gli orrori che scaturiscono da questa situazione di estremo sfruttamento della debolezza di persone che vengono uccise dopo aver pagato l’anticipo e dove dei bambini vengono usati come fabbrica di organi per gli americani benestanti.
“Lo infastidiva che qualcuno, come lui steso era venuto a sapere, se ne andasse in giro a “quelle merde che stanno ammazzando la gente come se si trattasse di topi”. Rispettava troppo la vita , “e tu lo sai bene, Alex”, per poter andare a letto tranquillo, a dormire con la coscienza limpida, dopo aver approfittato del fatto “che questo paese va in malore e le persone vogliono scappar via da qui in qualunque modo”, spillando loro un sacco di soldi per poi mandarli al creatore.”
Scritto vent’anni fa questo noir prefigurava un mondo in cui tutto viene ridotto al mero profitto e che ora conosciamo ogni giorno nelle coste del Mediterraneo ma che Amir Valle denunciava con grande lucidità e onestà mettendo in luce, complicità, corrività e corruzione del sistema politico cubano.
“Il santuario delle ombre” non è un libro consolatorio dove alla fine tutto si ricompone ma è un noir necessario che non nasconde “l’orrore che regna” che secondo Derek Raymond è il requisito fondamentale per il genere e Amir Valle non occulta niente, non la durezza del linguaggio, non la brutalità e la disumanità del sesso utilizzato come affermazione di potere e non cerca neanche di rendere più sopportabile la mostruosità delle azioni dei “mangiagente” che fanno coscientemente commercio di uomini, che diventano ombre, nel poetico titolo del libro mentre le frasi iniziali sono molto meno liriche ma rendono in modo icastico la tragedia che continua a pesare sul mondo contemporaneo:
“La prova ce l’aveva avuta davanti agli occhi: il mare nerissimo che sommergeva tutto con le sue ombre di morte, il panfilo che li portava via da Cuba (“la nave della salvezza”, aveva detto sua fratello con gli occhi che sprizzavano un’allegria che lei non aveva mai visto), il ponte pieno di gente che gridava, piangeva, chiedeva pietà e, Dio mio! Le due bambinette che chiamavano quel papà che era rimasto a riva.”
Opera di grande impatto politico ed emotivo “Il santuario delle ombre” racconta molto di Cuba ma è anche un romanzo che ha molti agganci con quello che accade spessissimo nel mar Mediterraneo.
“Perché in quel mare che noi tre vedevamo dalla terrazza della mia casa, tranquillo a quell’ora della notte e perfino affascinante, “galleggiano le anime di migliaia e migliaia di morti, vecchio”,
aveva declamato Justo Marques. Alain l’aveva guardato.
“Vorrai dire che è marcio dai tanti morti che contiene, Justo. Non mettere poesia in ciò che non ne ha”, aveva risposto in tono brusco, con il suo consueto modo di parlare crudo e diretto.”
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Amir Valle
Scrittore e giornalista, oggi lavora come analista politico e presentatore televisivo presso l’agenzia di stampa internazionale Deutsche Welle nella divisione America Latina e Spagna. È stato conosciuto internazionalmente grazie al successo conseguito in Europa dalla sua serie di romanzi noir El descenso a los infiernos (Discesa agli inferi). Il suo libro Habana Babilonia ha ottenuto il Premio internazionale Rodolfo Walsh del 2007 come migliore opera di saggistica a livello mondiale pubblicata in lingua spagnola nel corso dell’anno precedente. È poi divenuto un best-seller internazionale, venendo tradotto in diverse lingue (tedesca, francese, inglese e, prossimamente, russa, ebraica e araba). Inoltre, nel 2006 ha vinto il Premio internazionale Mario Vargas Llosa con il romanzo storico “Las palabras y los muertos”, e nel 2008 il Premio internazionale Ciudad de Carmona, destinato ai romanzi noir, con il libro “Largas noches con Flavia”. Le sue opere più recenti sono: La Habana. Puerta de las Américas (2009), i romanzi Las raices del odio (2012), Hugo Spadafora. Bajo la piel del hombre (2013) e Nunca dejes que te vean llorar (2018). In italiano sono stati tradotti da Giovanni Agnoloni e pubblicati i suoi romanzi Non lasciar mai che ti vedano piangere (2012) e Le porte della notte (2013). Risiede a Berlino, dove dirige la rivista di cultura ispano-americana OtroLunes.