Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Luigi Guarnieri
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 192
Genere: Biografia
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Lucia nasce a Trieste nel 1907. Secondogenita di James e Nora Joyce, vive la sua infanzia con i genitori e il fratello Giorgio in precarie condizioni economiche. Dopo Trieste inizia un peregrinare continuo tra Parigi, la Svizzera – soprattutto Zurigo – e qualche breve ritorno in Irlanda. È a Parigi che Joyce entra in contatto con scrittori, artisti, esponenti dell’alta borghesia e generose benefattrici. In questo contesto – un tenore di vita al di sopra delle reali possibilità dello scrittore, un successo che stenta a decollare ma un fervente interesse per la sua opera da parte di alcuni estimatori di eccezione, una routine familiare delirante – Lucia e Giorgio crescono in uno strano rapporto di simbiosi. Così il matrimonio di Giorgio è vissuto come un abbandono da Lucia, che viene anche rifiutata da tre uomini nel giro di breve tempo (tra cui Beckett e lo scultore Calder). L’unico ambito in cui riesce a esprimere se stessa è la danza: frequenta corsi teatrali e coreutici, stringe amicizie femminili che le sono di ispirazione e si inserisce in ambienti artistici molto lontani da quelli del padre. Il primo crollo psichico segna per lei l’inizio di un calvario che, tra cliniche e manicomi, terapie sperimentali, psicanalisi junghiana, diagnosi contraddittorie e mai verificate, durerà tutta la sua vita. Scoprire il segreto dell’oscura malattia mentale di Lucia, della quale Joyce continuerà sempre a sentirsi colpevole, diverrà per l’autore dell’Ulysses una vera ossessione, che non gli darà mai tregua e rischierà di distruggerlo.
Recensione
“Le colpe dei padri non ricadano sui figli”: una norma che già i tragediografi classici conoscevano bene e che dovrebbe essere ormai assodata.
Che Antigone debba portare su di sé le conseguenze degli errori, seppur involontari, di Edipo ci riempie ancora di indignazione, di orrore.
Lo sbaglio, il mïasma, per i Greci è una macchia, un marchio che passa di generazione in generazione, negli anni quasi si fatica a risalire all’origine, alla prima causa, eppure c’è e lì rimane, sulla pelle e nel sangue.
Tuttavia, se sostituiamo alla colpa la parola “genio”, non è che la sostanza, il risultato, cambi poi molto. E il segno è indelebile.
Lo sa bene Lucia Joyce, tenera sirena trascinata sulla riva, in un mondo non suo, infilata a forza tra le pagine di un padre ingombrante e irrequieto quando lei vorrebbe danzare libera, musa (“anima inspiratrix”, la definisce Jung), ma non del tutto consenziente.
Luigi Guarnieri vorrebbe scrivere di lei, ha tutti gli strumenti, le carte, i dati e una sconfinata empatia, quantomai preziosa, ma la vita della sfortunata, eterna ragazza, passa per necessità – la necessità della tragedia, appunto, un’energia che per i mortali è irresistibile, inspiegabile e spietata – sotto le lenti spesse di James Joyce. Ne viene travolta, fagocitata. È la rivincita di Urano e di Crono: la discendenza non può vincere, è un piatto da divorare completamente per avere nuova linfa, nuovi spunti per un libro.
La ricostruzione è precisa, ripercorre, quasi giorno per giorno, gli spostamenti febbrili dall’Irlanda all’Italia, dalla Francia alla Svizzera e viceversa, perdendo oggetti, dissipando risorse, alla perenne ricerca di soddisfazioni, riconoscimenti, denaro.
Lucia, non tanto dissimile da un bagaglio, segue la rotta e i venti capricciosi e imprevedibili del padre, sempre più incompresa e in conflitto con la madre Nora e il fratello Giorgio.
Strappata alla danza e spinta verso altri binari – il design e l’arte visuale, l’editoria, il canto, aspirazioni paterne mai realizzate e ora proiettate su di lei – tra un trasloco e l’altro smarrisce legami e amicizie, occasioni e, infine, il contatto con la realtà: la psiche diventa nomade come i corpi, priva di appigli e riferimenti (a parte Mr Joyce), esplode e si chiude in se stessa, si disintegra.
Una diagnosi certa e realistica – ogni medico che studierà il caso si farà una propria discutibile idea e proporrà terapie altrettanto discutibili, per non dire assurde e crudeli – non verrà mai formulata, tanto meno si arriverà a una guarigione. Lucia, alternando momenti di serenità (casualmente quando è lontana dalla famiglia, in una bolla posticcia di emancipazione) a crisi isteriche e alterazioni, a un certo punto, forse da sempre e non per sua intenzione, si perde… E raggiungerla, a costo di aumentare l’andatura, di correre, di spendere cifre esorbitanti per riportarla alla ragione, è semplicemente impossibile.
Joyce la ama, ne è ossessionato, forse in un modo che minaccia di valicare il confine di un sano affetto tra padre e figlia,
ma non è in grado di vederla davvero, pur avendo riposto in lei una speranza miracolosa (Lucia come luce, come la santa protettrice della vista). Ironia della sorte, il suo punto più debole sono proprio gli occhi: funestato dalla cataratta e dal glaucoma, trascurato o sottoposto a trattamenti impropri, diventerà quasi cieco, realizzazione totale e irreversibile della sua rinuncia a osservare ciò che lo circonda con uno sguardo limpido e oggettivo, diverso da quello squisitamente letterario.
Il creatore di Ulysses è Edipo, ha “ucciso” il padre, abbandandolo a una condizione di povertà e solitudine, e si è unito a Nora, madre irrisolta e scontenta che, a modo suo, tenta di tenere insieme un abbozzo di famiglia e quotidianità… Il resto è maledizione, una stella infausta che si abbatte su Lucia. E non c’è coreografia o costume di scena che possa proteggerla dall’impatto devastante.
Il segreto di Lucia Joyce è una biografia scorrevole e d’impatto, scritta con mano attenta e partecipe, che non giudica e non attacca – le colpe dei padri si alimentano anche così – ma accoglie e fa chiarezza, restituendo a Lucia lo spazio, lo scintillio, il mare profondo e variegato che le appartiene.
A cura di Francesca Mogavero
Luigi Guarnieri
(1962) vive a Roma. È autore di sette romanzi, tradotti in numerosi paesi: L’atlante criminale. Vita scriteriata di Cesare Lombroso (2000, premio Bagutta Opera Prima), Tenebre sul Congo(2001), La doppia vita di Vermeer (2004, premio Selezione Campiello), La sposa ebrea (2006, premio Pisa), I sentieri del cielo (2008, premio Grinzane Cavour), Una strana storia d’amore (2010), Il sosia di Hitler (2014) e Forsennatamente. Mr Foscolo (La nave di Teseo 2018, premio Roma, premio Viareggio-giuria, premio Boccaccio).
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