Recensione di Francesca Ruggeri
Autore: Drago Hedl
Traduzione: Estera Miocic
Editore: Marsilio
Genere: Giallo
Pagine: 276
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Stribor Kralj, giovane giornalista con un profondo senso della giustizia, sta indagando sulle attività della criminalità organizzata nei Balcani. In particolare, gli interessa scoprire cosa lega i clan croati a quelli serbi, e chi offre loro copertura. Un’attraente collega di Belgrado lo mette su una buona pista: a quanto sembra, gli affari tra i clan al di qua e al di là del confine prosperano, e chi è al potere, oltre a fingere di non vedere, ne trae in entrambi i paesi numerosi vantaggi. Nella sua rischiosa inchiesta, Stribor può di nuovo contare sull’appoggio dell’ispettore Vladimir Kovacˇ, finalmente tornato in servizio alla polizia di Osijek dopo quattro mesi di riposo forzato. Intanto, alla redazione del giornale dove Stribor lavorava, arriva la lettera anonima di una studentessa che denuncia gli abusi subiti da un importante politico locale, e un caso che sembrava archiviato chiede di essere riaperto. Pochi giorni dopo, sul ciglio di una strada nei pressi della cittadina croata, viene ritrovato il corpo di una ragazza. È stato davvero un tragico incidente? Kovacˇ e Kralj non ne sono convinti. Contrastati da colleghi e potenti di turno, conducono la loro privata caccia al colpevole, di nuovo fianco a fianco, cercando di far luce sulle verità più inconfessabili della buona società croata.
Recensione
Questo romanzo è il secondo libro di Drago Hedl e segue “Silenzio elettorale”.
Ancora una volta protagonisti sono il giornalista Stribor Kralj e l’ispettore Vladimir Kovac. La storia riguarda la morte di una giovane ragazza, che, a prima vista, sembra essere vittima di un pirata della strada.
La vittima è la figlia di un giudice candidato alla presidenza della Corte Suprema, legato ad un uomo politico, Horvatic, che, in “Silenzio elettorale”, era stato incriminato per la morte di due ragazze. Tutte le prove conducono ad un giovane voyeur che seguiva Masa, la vittima. Quest’ultimo, però, si rivelerà essere solo il capro espiatorio perfetto.
Ulteriori protagoniste sono le città di Osiejek e Belgrado. Come nel precedente romanzo, i protagonisti, si muovono a cavallo di due città. La collocazione geografica non è un semplice sfondo della storia.
Infatti, l’autore prima che uno scrittore, è un giornalista che è stato corrispondente di guerra negli anni del conflitto nella ex Jugoslavia; conosce e descrive bene quei territori.
Ancor più la sua professione si riflette nello stile con cui è scritto il libro; asciutto, privo di ogni orpello.
Quel che conta per l’autore non è tanto portare il lettore a scoprire chi è l’assassino, ma accendere la sua attenzione sulla collusione tra i diversi apparati dello stato, sui traffici illeciti che fanno arricchire tanto la mafia croata quanto quella serba.
Insomma, l’obiettivo dell’autore, è denunciare e non tanto intrattenere il lettore. Solo capendo ciò, si può apprezzare il libro; infatti, questo termina lasciando tante domande senza risposta.
Drago Hedl
Drago Hedl: (Osijek, 1950) è un noto giornalista croato. È stato corrispondente di guerra negli anni del conflitto nella ex Jugoslavia, collaborando con diverse testate internazionali tra cui il Guardian e il Time e ottenendo prestigiosi riconoscimenti, come il Knight International Journalism Award, il Cei-Seemo Investigative Journalism, l’Erhard Busek e il Croatian Journalists’ Association Lifetime Achievement Award. È autore di saggi, reportage, raccolte di racconti e sceneggiature. Dopo Silenzio elettorale, Il segreto di Maša è il secondo episodio della sua serie crime ambientata a Osijek, in Croazia, con protagonisti l’ispettore Vladimir Kovacˇ e il giornalista Stribor Kralj.