IL SOFFIO DELLA VALANGA
Autore: Santo Piazzese
Editore: Sellerio
Genere: Noir
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2002
Sinossi.«Sa qual è la cosa più strana delle valanghe? È che talvolta, scendendo a valle a grande velocità, provocano una terribile turbolenza ai margini della massa. Un vento fortissimo, una specie di soffio capace di sradicare alberi, scoperchiare case, travolgere gli uomini come fuscelli. Uno pensa di stare al sicuro, di lato, lontano e invece…». Per il commissario Vittorio Spotorno, il duplice omicidio della 127 azzurra è un caso che lo costringe a riepilogare la sua vita. Uno dei due picciotti uccisi nella macchina – una strage mafiosa, si presenta, con tutto il corredo del caso, gragnola di proiettili e corpi crivellati -, è l’amico di giochi Rosario. Questo lo riporta alla sua infanzia vissuta in quartieri dove il capriccio del caso avrebbe potuto condurre il filo della sua esistenza in modi impensati, verso destini opposti a quelli a cui effettivamente poi si diresse la vita. Ma l’indole che ricorda di Rosario, il suo ambiente semplice e piccolo borghese, gli sembra stridere con la qualità mafiosa dell’evento criminale, che per giunta stringe nei suoi nodi in successione personaggi che non hanno avuto, alla peggio, che qualche caduta, qualche sbandamento, e sembrano proprio i fuscelli, illusi di essere al sicuro, travolti dal soffio della valanga. È una città amara quella in cui circola Spotorno, tanto diversa da quella del suo amico La Marca che torna in questo poliziesco di Piazzese come comparsa – dopo essere stato il protagonista del primo romanzo I delitti di via Medina-Sidonia, a cui questo racconto rimanda per coincidenze di tempo e spazio come una specie di controcanto -: quasi a segnalarci il peso greve di una metafora. L’attraversa, fuggevole, davanti agli occhi dell’investigatore, una signora che lascia come traccia un senso di inquietudine dolorosa. La Dama Bianca il commissario la denomina. Seguendola, per un intuito prepotente, il poliziotto verrà a capo di un intrigo che non riusciva a sembrare quello che era: e decifra quale, tra i delitti, era il contenuto e quali il contenente.
Recensione di Salvatore Argiolas
Nella vasta e complessa cartografia del giallo siciliano Santo Piazzese presidia un territorio piccolo ma di grande pregio sia letterario sia propriamente di genere.
Il suo esordio avviene nel 1996 con “I delitti di via Medina-Sidonia” dove fa la prima apparizione il suo personaggio principale Lorenzo La Marca.
“I delitti di via Medina-Sidonia” di Santo Piazzese è uno dei gialli italiani che preferisco perché contiene tutto quello che un appassionato cerca nei romanzi di genere. Trama godibile, battute fresche e pungenti, personaggi credibili e realistici, ambientazione fantastica e un certo gusto barocco tutto siciliano creano un romanzo davvero ottimo.
Pur scritto e pubblicato in un secondo momento “Il soffio della valanga”, uscito in libreria nel 2002, è da collocare temporalmente nello stesso periodo del primo libro e vede protagonista un personaggio di contorno nei delitti di via Medina-Sidonia, il commissario Spotorno, amico intimo di Lorenzo La Marca, ricordato, evocato ma non presente in questa indagine che nasce dall’omicidio di due piccoli criminali, senz’arte né parte, di quelli che finiscono solitamente indistinti nelle grandi retate.
Per il commissario Spotorno però i due omicidi non sono le solite ammazzatine che una città come Palermo vede frequentemente perché una delle vittime, Rosario Alamia era un vecchio amico d’infanzia che col tempo si era defilato prendendo una cattiva strada.
Coinvolto personalmente nel caso, Spotorno intraprende anche un viaggio nei ricordi che lo legavano alla vittime e ritorna alla sua giovinezza, nostalgico del tempo che fu, anche per comprendere meglio la personalità di un ragazzo che forse non aveva capito sino in fondo.
Approfondendo le indagini il commissario individua alcune stranezze che lo portano a studiare meglio l’ambiente sociale e antropologico che circondava Rosario e, affascinato da un donna che chiama “Dama bianca” per il colore diafano della sua carnagione, tenta di penetrare in un mondo dai confini ingannevoli dove non tutto è quello che sembra ed è facile essere tratto in inganno dalle apparenze, in una partita a scacchi con avversari invisibili e dalle menti “raffinatissime” dove è altissimo il rischio di un depistaggio sia investigativo sia psicologico.
Sulla scia di Sciascia, Piazzese con “Il soffio della valanga” contribuisce ad irrobustire le capacità di leggere in controluce fatti, tendenze e moventi della criminalità organizzata siciliana come e meglio dei più informati saggi criminologici.
Quelli che sembrano “normali” omicidi di mafia potrebbero essere invece originati da motivi personali ma potrebbero anche camuffati da uccisioni personali per deviare l’attenzione sulle vere finalità, in un continuo ribaltamento di piani investigativi e cortine fumogene che solo lo sguardo sagace di Vittorio Spotorno, capace di una attenta lettura semiologica di tante piccole tracce psicologiche e ambientali, riesce a individuare l’esatta evoluzione delle circostanze che hanno portato all’agguato mortale, presto seguito anche dall’assassinio di un’amica di Rosario Alaimo.
Vittorio Spotorno è uno “sbirro di istinti, cacciatore di atmosfere e analizzatore di caratteri, conoscitore di uomini e stratega delle pulsioni. Se solo gli fosse stato possibile, lui avrebbe vissuto le vite dei suoi sospetti, dei testimoni, dei colpevoli certi ma non provati dei suoi casi più macchinosi” e queste caratteristiche lo rendono molto simile al Maigret di Simenon, ma diversamente dal commissario parigino coinvolge nelle indagini anche la moglie, in passeggiate palermitane ricche di caldo charme.
Intessuto di citazioni e di passi letterari di grande impatto “Il soffio della valanga” è un romanzo da leggere e rileggere perché dimostra che il genere giallo non è fatto solo da libri di intrattenimento e dal valore culturale tendente allo zero e intrappola il lettore in un paesaggio narrativo quanto mai suggestivo
“disvelando pezzi di una città troppo pudica, che assediava di macchine la propria bellezza, o la occultava dietro le rovine, sperando che la polvere dei secoli, o l’oblio, finissero di seppellirla. Una città sospesa tra agonia ed eccesso di vitalità”.
“Nella mia libreria, tra gli scrittori che apprezzo di più, Piazzese occupa un posto speciale” diceva Andrea Camilleri e io concordo pienamente con il parere del padre di Salvo Montalbano.
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Santo Piazzese
biologo, è nato a Palermo, dove vive e lavora. Con questa casa editrice ha pubblicato I delitti di via Medina-Sidonia (1996), La doppia vita di M. Laurent (1998) e Il soffio della valanga (2002), tutti raccolti anche nel volume della collana «Galleria» Trilogia di Palermo (2009), e Blues di mezz’autunno (2013).