Il tallone da killer




ALESSANDRO ROBECCHI


Editore: Sellerio

Genere: Noir

Pagine: 352

Anno edizione: 2025


Sinossi. Il Biondo e Quello con la cravatta sono due soci ben affiatati, artigiani meticolosi e molto richiesti: sono killer che eliminano la gente a pagamento. Si comportano secondo un’etica del lavoro calvinista, guidati dalla razionalità dell’imprenditore previdente, alle prese con la concorrenza, le insidie del mercato, le spese di gestione, attenti alla sicurezza sul lavoro. Un giorno al Biondo ea Quello con la cravatta capita un incarico che richiede un salto di qualità. Non si tratta stavolta di servire la solita clientela media: l’obiettivo è un arcimilionario, un esponente dell’altissima finanza che vive in una favolosa non-zona sospesa tra Londra e Milano. Una preziosa occasione – riflettere i due soci – di passare dalla gestione ordinaria agli omicidi di alta gamma, perché «il comparto che non conosce crisi è quello del lusso, quindi conviene di più ammazzare i ricchi». Serena Bertamé, un sogno di signora che vuole morto l’amante Andrea De Carli, padre naturale di suo figlio, pare la cliente ideale per un riposizionamento sul mercato e un sostanziale adeguamento delle tariffe. Incassato l’anticipo, però, piovono le complicazioni, i contratti, le difficoltà impreviste, in un ottovolante di equivoci, colpi di scena, incidenti, avventure e sconvolgimenti vertiginosamente intrecciati, in ambienti esclusivi ed extra lusso dove si mischiano fondi di investimento e realtà inconfessabili. Con i suoi killer dalla battuta pronta, già comparsi in un romanzo e in alcuni racconti, Alessandro Robecchi crea una commedia esilarante e nerissima, intrisa di acida ironia e di una sferzante denuncia della disperazione sociale dei nostri tempi.

 Recensione

di

Sabrina Russo


Che cosa fare, miei cari lettori, quando si hanno problemi di marketing

L’ eterna questione di come far incontrare la domanda con l’offerta, soprattutto quando quest’ultima si basa sul passaparola, che è un buon metodo eh, non dico mica di no, poiché la “sicurezza prima di tutto”, ma sicuramente si svolge in un ambito un po’ ristretto, portando il campo in questione a restringersi, e l’unico modo per allargare il giro d’affari sarebbe una pubblicità su scala maggiore, ma la loro, ahimè, non è certo un’attività per la quale è possibile divulgare annunci.

Eh sì, perché il Biondo e Quello con la cravatta – sempre abbinata con una certa ricercatezza, lasciatemi dire – sono due killer professionisti, che si ritrovano a fare un bilancio annuo che li porta a constatare quante siano le spese imprescindibili: documenti falsi a profusione, schede telefoniche straniere a volontà, poi macchine a noleggio, pernottamenti in albergo e attrezzi del mestiere sempre al passo con i tempi. E delle spese fisse del loro ufficio – perché si sa, se si vuole un lavoro fatto bene che non deluda il committente, un punto dove incontrarsi e pianificare il tutto è d’obbligo – ne vogliamo parlare? 

Quindi, vien da sé, che sarebbe meglio allargare il giro d’affari, o magari, addirittura, considerare di includere un altro socio nell’attività, tanto ormai, i colleghi spuntano come funghi dove meno te lo aspetti!

Per non parlare della possibilità in cui prendi l’anticipo e, nel frattempo in cui organizzi “l’omicidio perfetto”, investendo tempo e denaro, il tuo bersaglio muore di sua iniziativa… che disgrazia! Son problemi seri, concorderete con me…

Non tralasciando, a questo punto, la concorrenza, sempre maggiore e molto spietata, che peggiora la situazione offrendo prezzi stracciati, sminuendo un simile lavoro, magari offrendo una prestazione scadente, di bassa qualità, che non fa che svalutare tutta la categoria. Ma stiamo scherzando? Cose da pazzi, o da killer, chissà…

Ma capisco perfettamente che siano tutte cose che è giusto considerare e non sottovalutare, indi per cui è arrivato il momento per il Biondo e Quello con la cravatta, di considerare l’ipotesi di portare il loro operato ad un livello superiore, fare il famigerato “salto di qualità”.

E quale miglior opportunità, se non un’amante delusa dal suo “facoltoso finanziere” che, ma pensa un po’, non vuole chiederle di sposarlo? Che oltraggio, che delusione, che sofferenza atroce, povera donna! Vien da sé di porvi fine con un omicidio su commissione. 

Chi sono loro, a questo punto, per dissentire? Finalmente si presenta l’occasione tanto bramata che, pur includendo un numero maggiori di rischi, complicazioni, pericoli, non può non essere presa in considerazione. Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare, dico bene?

Se poi a questi imprevisti, che neanche a dirlo si susseguiranno a dismisura, ci aggiungiamo l’intervento inaspettato ma indubbiamente utile di una stagista, non socia, badate bene, che sa il fatto suo e le telefonate che non cadono mai a fagiolo della moglie di Quello con la cravatta (spassose, eufemismo), ne leggerete davvero delle belle.

Ah, pardon, non vi ho ancora detto nulla dei due protagonisti, molto diversi tra loro, ma indubbiamente complementari e coesi, già apparsi in un precedente libro e in alcune raccolte dell’autore: il Biondo, scapolo indefesso che si circonda di fidanzate tattiche, ignare della vita che conduce, neanche a dirlo; Quello con la cravatta, al contrario sposato, con un figlio adolescente e una  moglie, la quale crede che il maritino premuroso sia un tecnico di meccanica di precisione che può essere chiamato in qualsiasi momento e assentarsi per più giorni consecutivi. Una vita apparentemente normale, un tran-tran lavorativo come potrebbe capitare a chiunque, insomma. 

“Con il suo socio, il Biondo, si può dire che la fiducia è cieca e totale, che ognuno ha in mano la vita dell’altro. Non soltanto perché, se qualcuno dei due parlasse butterebbero la chiave anche della cella del suo socio, ma soprattutto per le numerose prove che si sono dati reciprocamente”.

Esilarante, è il termine che mi sovviene per definire questo noir di Alessandro Robecchi. Ma non solo, poiché si avvale di ironia, sarcasmo mordace e un’angolatura satirica, in quanto si basa tutto su “una vita in cambio di denaro”, cosa che immancabilmente accade nella nostra società, un’estremizzazione, se vogliamo, espressa in maniera divertente, ma che non si esime dal lasciare una certa amarezza, in quanto non troppo distante dalla realtà.

Una trama che rompe gli schemi del giallo come siamo soliti intenderlo, giacché il morto non è colui con il quale comincia la storia e i protagonisti non sono coloro che indagano per scoprire la verità, ma sono dei killer spietati (mai mitizzati dall’autore), per i quali non sempre è così facile ammazzare qualcuno, pronti ad avvalersi di un piano A, uno B, e in questo caso anche C e D. 

L’azione la fa da padrona, i dialoghi umoristici alla Billy Wilder si avvalgono di un botta e risposta dilettevole ed infine la prosa, ineccepibile, rende la narrazione scorrevole e coinvolgente e da leggerezza a quella che è una trama molto, molto noir. 

Imperdibile.

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Alessandro Robecchi


(1960) è scrittore, giornalista e autore televisivo. Attualmente scrive per Il Fatto Quotidiano, TuttoLibri de La Stampa e collabora ai testi degli spettacoli di Maurizio Crozza. La sua biografia di Manu Chao (Musica y libertad, Sperling & Kufner, 2000) è stata tradotta in sei lingue, e ha pubblicato il saggio satirico Piovono Pietre, cronache marziane da un paese assurdo (Laterza, 2011). Nella narrativa, segnatamente nel noir, ha esordito nel 2014 con Questa non è una canzone d’amore che avviava la serie con protagonista Carlo Monterossi. Sono seguiti altri otto romanzi della serie: Dove sei stanotte (2015), Di rabbia e di vento (2016), Torto Marcio (2017), Follia maggiore (2018), I tempi nuovi (2019), I cerchi nell’acqua (2020), Flora (2021) e Una piccola questione di cuore (2022), poi Pesci piccoli (2024), oltre a vari racconti, recentemente riuniti in volume (Cinque blues per la banda Monterossi, 2023), tutti editi da Sellerio, molti tradotti all’estero. Nel 2024 pubblica con Rizzoli Le verità spezzate. Sempre con Sellerio, la sua ultima pubblicazione Tallone da killer (2025). Dai suoi libri è tratta la serie Monterossi, prodotta da Palomar per la regia di Roan Johnson e con protagonista Fabrizio Bentivoglio.