IL TAVOLO BLU
di Manuela Costantini
Morellini 2023
Narrativa, pag.264
Sinossi. Mirna vive ad Amalbena, una piccola città sul mar Adriatico. Ci è arrivata da bambina, insieme a sua madre Diana, che ora è morta. Mentre cerca di raccogliere i pezzi e affrontare il lutto insieme al suo patrigno, incontra Rachele, che ha da poco preso in gestione un ristorante in città. Si è trasferita per ricominciare, un’altra volta. Quando Mirna entra nel ristorante di Rachele e va a sedersi al tavolo blu, le due scoprono di avere molto in comune: Diana. Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, hanno vissuto diciannove anni in simbiosi come sorelle, nonostante non avessero neppure un gene in comune. Tra Rachele e Mirna nasce un rapporto fatto di confidenze, avvicinamenti e distanze. Tra loro lo spettro del ricordo di Diana, sempre presente.
Recensione di Sabrina De Bastiani
Si è obbligati a scegliere, Mirna lo ha sempre saputo, grazie anche agli insegnamenti a rovescio di suo padre.
E all’amore disperato di sua madre. «Come si fa a capire che la scelta è quella giusta?»
«Non c’è un modo. Si sceglie e basta. E poi se ne raccolgono i frutti o se ne pagano le conseguenze.»
“Il tavolo blu” di Manuela Costantini, poggia la sua struttura, la sua forza, la sua verità proprio su questo e a partire da questo.
Le scelte.
Tutti i personaggi che Costantini sapientemente definisce e fa agire nella narrazione, sono il prodotto di scelte che hanno inevitabilmente compiuto in passato e che si riverberano nel presente.
In realtà è il ricordo che le manca, più della presenza.
Sono bastati pochi mesi per sbiadire i contorni, i limiti e addirittura i luoghi di quanto è accaduto. Lei conserva solo la coscienza di quel che è stato. La realtà, invece, diventa sgranata, come in una foto sfocata, in una narrazione imprecisa.
Ed è così che, finora, è riuscita a salvarsi.
Ma il presente non si sazia, chiede altre scelte, non più procrastinabili, non più eludibili.
Le scelte, dunque. Tutti i personaggi ne hanno fatte.
Tutti, ad eccezione di una delle due protagoniste. Mirna.
Mirna che non ha compiuto scelte epocali né drastiche, tranne una: quella di non voler scegliere.
Troppo il dolore subito da quelle altrui, ricadute a cascata su di lei. Semplicemente troppo. Incomprensibile. Feroce.
E allora sta ferma, metaforicamente, nel cammino della sua vita.
Mirna ha guardato troppo lontano, troppo forte. E non ha visto niente, perché non c’era niente da vedere. (…) Cio di cui non si parla non esiste. (…)
Non è soddisfatta, ha la netta percezione che questo immobilismo sia antitetico al concetto stesso di vita, ma è comunque meno rischioso, meno peggiore di un abbandono, dell’incertezza, del mettersi in gioco provando a determinare, se non il proprio destino, almeno il proprio percorso.
“Si è disposti a qualunque cosa per un’illusione”
Ma come insegnano la natura e il mare di Almabena, piccola cittadina sull’Adriatico, che convoglia a sé i personaggi per offrire loro una nuova possibilità, una stasi non può mai essere per sempre, a meno di non chiamarsi fine.
Non lo sanno Mirna, Rachele, Ottavio, Giovanni, di essere profondamente legati, e in modi così diversi, l’uno all’altro. Lo scoprono passo passo, capitolo dopo capitolo, dapprima diffidenti, poi increduli, poi coraggiosi, infine vivi.
E i passi sono gli oggetti, una collana, sono le fiabe di un cantastorie, parole preziose più dei contenuti delle cassette di sicurezza di una banca, sono il ritrovare e ritrovarsi nelle parole degli altri, quando rispondono a domanda, ma anche nelle esternazioni più spontanee, non richieste. Anzi forse ancora di più.
Come lo scioglimento di un ghiacciaio, attorno a una tavola colorata che pare chiamare con voce da SIrena, ma senza illudere, attraverso i ricordi e l’affrontare il passato, ciascuno dei protagonisti arriverà a trovare il proprio pezzo mancante, il proprio posto, la propria pace.
Non è un giallo, “Il tavolo blu”, ma ne ha il passo, tanto che raccontare i personaggi e i loro ruoli sulla scacchiera, sarebbe come svelare un colpo di scena di quelli ben riusciti, di quelli che lasciano a bocca aperta, increduli e appagati.
E allora, applaudendo il grande talento stilistico e narrativo di Manuela Costantini, la sua sensibilità profonda e vivida, le sue scelte originali e mai scontate che danno luogo a dialoghi e snodi davvero di notevole impatto e che non si lasciano dimenticare, posso solo aggiungere, invitandovi ad accomodarvi a questo “Tavolo blu”, che è proprio vero che la dichiarazione d’amore più bella e completa sia quella del nutrire. Questo libro si fa amare anche perché nutre, accudisce, accoglie il nostro sentire, le nostre scelte mancate, sbagliate o compiute. E ci invoglia a farne ancora, a svelarci, a rischiare …
Ora Rachele teme che, da un momento all’altro, lui possa dire qualcosa per commentare, sottolineare o, peggio, consolare. Non lo sopporterebbe.
Lui, invece di parlare, si sporge leggermente in avanti verso di lei e la bacia.
Un bacio intenso, inatteso.
Poi si alza. «Il mio nome è Giovanni Persia. Ero venuto per dirti questo.»
Lei, ancora stordita dal bacio, lo accompagna alla porta e dopo averla chiusa, sorride.
Giovanni le ha chiesto del suo ricordo più bello. E lei gli ha narrato della felicità di un’altra, una che la sapeva riconoscere anche dove non si vedeva.
Quel bacio Rachele non lo dimenticherà mai. Non perché è stato memorabile, ma perché è stato la risposta perfetta.
Perché non solo una risposta può essere perfetta, ma anche certe pagine.
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Manuela Costantini
Manuela Costantini è nata a Giulianova sul mare d’Abruzzo. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Per i Gialli Mondadori ha pubblicato diversi racconti e il romanzo Le immagini rubate, con il quale ha vinto il Premio Tedeschi nel 2014; il romanzo breve Quasi sempre a ottobre, biografia romanzata della serial killer Milena Quaglini, e il romanzo Le scelte imperfette. Per Lisciani Libri ha pubblicato Teseo e il Minotauro, L’Odissea per ragazzi, VacciNo–Chi ha paura delle punture?.