Il tempo degli imprevisti




Helena Janeczek


DETTAGLI:

Editore: Guanda

Genere: Narrativa

Pagine: 206

Anno edizione: 2024

Sinossi. Cosa rimane del Novecento? Ci siamo davvero lasciati per sempre alle spalle i suoi sogni, le lotte, le ombre? È sul filo di queste domande che si muove la scrittura di Helena Janeczek, il suo talento nell’indagare le vite di personaggi normali che, incrociando i grandi rovesciamenti della Storia, diventano destini eccezionali capaci di consegnarci, nel racconto immaginato, il senso di un’eredità collettiva. Ripercorrendo gli inizi del secolo scorso alla ricerca di storie marginali, solo in parte note, conosciamo le sorelle Zanetta, maestre arrivate nella Milano dei fermenti per l’Expo del 1906, che aderiscono ai sogni socialisti per poi vedersi, la più giovane, arrestata per disfattismo negli anni subito successivi a Caporetto. Nella Merano del 1920, dove si respira una salubre aria di cura per i cagionevoli di salute, troviamo il dottor K., che crede di essere al centro di un intrigo spionistico nato dalla corrispondenza con la sua traduttrice, Milena Jesenská. In quest’Italia di inizio secolo, dove le voci straniere si intrecciano con l’orgoglio nazionale, incontriamo poi la figlia del grande poeta americano Ezra Pound, che vaga per Venezia spiata da un ragazzino che con lei ha condiviso l’infanzia nelle malghe del Tirolo. E il giovane Albert O. Hirschmann, che ha raggiunto la sorella e il cognato a Trieste, una città animata dallo spirito edonista e mercantile della sua borghesia fieramente italiana, quella stessa borghesia che di lì a poco avrebbe visto abbattersi sul proprio mondo le leggi razziali, come il più impensabile e terribile degli imprevisti. Ma i tempi di imprevisti, avrebbe teorizzato più avanti Hirschmann, sono anche tempi di possibilità che invitano a essere pensate, e percorse, a prescindere da come la Storia sia andata. Serve anche a questo la letteratura, ci dicono queste pagine, a rivivere dall’interno di ogni personaggio quel passato che non si è ancora chiuso, per provare a raccoglierne l’eredità irrisolta.

 Recensione di Gabriele Loddo


Quattro personaggi si muovono sulle ceneri lasciate dall’Ottocento in un’Italia reduce dai moti contro il rincaro del pane, dai movimenti delle classi operaie e da quelli delle masse contadine stremate da una profonda crisi agraria. Tante porte sono state lasciate aperte e spetta al nuovo secolo trovare la forza e la caparbietà per chiuderle con decisione.

Il romanzo descrive la vita reale di uomini e donne che hanno combattuto per raggiungere soluzioni plausibili che, se non di appianare, fossero almeno in grado di accompagnare verso un compromesso tale da migliorare la questione sociale (aumenti salariali, diritto alla vita politica, all’assistenza sanitaria, al diritto allo sciopero, al riconoscimento dei sindacati, tra le tante necessità), il divario di classe, l’emancipazione del mondo femminile e il controllo del sempre più dilagante fenomeno razziale.

Con un linguaggio asciutto e diretto, Helena Janeczek ci porta negli anni di inizio secolo, mostra attraverso gli occhi e le azioni dei suoi personaggi le ansie, l’ardore e la volontà di traghettare un periodo ricco di contraddizioni verso un futuro migliore. Registra le sofferenze e il sacrificio delle vite umane di un contesto storico complesso, un crocevia articolato, secondo una logica di corsi e ricorsi che la storia ripropone in una lezione che l’umanità non ha la voglia o la capacità di imparare.

Non voglio approfondire la trama, la scelta dell’autrice è una voce autentica, identitaria, che correrei il rischio di alterare o di distorcere attraverso un’interpretazione frutto della personale formazione:

“Il tempo degli imprevisti” è un testo che va letto e non raccontato, non va ascoltato attraverso la voce o le parole di terzi. È ricco in contenuti e sfumature che contengono tutto il talento, la ricerca e la preparazione della scrittrice.

L’unica cosa che mi sento di riportare è l’amaro in bocca che mi è rimasto dopo la  lettura. Il testo, ricco in citazioni e riferimenti, nonostante i tanti successi e i progressi ottenuti dai nostri conterranei che a posteriori si possono identificare, mi ha lasciato comunque una certezza: molte porte lasciate aperte nel passato non siamo riusciti a chiuderle del tutto.

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Helena Janeczek


è nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. È autrice di “Lezioni di tenebra”, Premio Bagutta opera prima, “Le rondini di Montecassino”, finalista al Premio Comisso e vincitore del Premio Napoli, del Premio Sandro Onofri e del Premio Pisa e La ragazza con la Leica, Premio Strega 2018, Premio Bagutta, Selezione Premio Campiello. Tutti i suoi libri sono editi da Guanda.