Recensione di Claudia Cocuzza
Autore: Giuliano Sangiorgi
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero big
Genere: Narrativa
Pagine: 250
Pubblicazione: 11 maggio 2021
Sinossi. “Eppure era l’unica cosa che volevo: vivere di musica, perché la musica mi aveva dato un amore, un tempo, e adesso mi stava dando un’altra chance, per fare la vita che sognavo da bambino.”
Tutto comincia con un bacio al buio in uno sgabuzzino, deciso dalla sorte nel gioco della bottiglia. Luca ha tredici anni e non ha mai baciato nessuno. Così, quando si trova da solo con Maria Giulia, bella, sfrontata e temuta da tutti, la sua vita cambia per sempre. Presto arriva l’estate e, al mare con i genitori, lui non può più incontrare la ragazza che gli piace. Passa le serate a guardare il Festivalbar finché non ha un’idea. Con la chitarra compone la sua prima canzone d’amore, la registra su un’audiocassetta e la spedisce a lei. Non riceve risposta. Ma il primo giorno di scuola si accorge che sul pavimento, lungo il percorso che conduce alla sua classe, qualcuno ha scritto le parole di quella canzone. Seguendole, arriva fino a Maria Giulia. Da allora, l’amore e la musica travolgono la sua esistenza, innescando una serie di eventi inattesi, inimmaginabili, che lo porteranno molto lontano.
Recensione
“Il tempo di un lento” è innanzitutto una storia d’amore, ma non tra un uomo e una donna, o meglio tra due ragazzini, come in questo caso; la storia d’amore più grande è quella di un padre verso suo figlio.
Andiamo con ordine.
La narrazione parte con la descrizione di una scena che ha scatenato nella mia mente un turbinio di ricordi meravigliosi, perché legati alla mia infanzia e adolescenza; d’altronde io e Giuliano siamo pressoché coetanei, quindi, tutto ciò di cui ha parlato, l’ho vissuto esattamente come lui.
Festa di compleanno tra ragazzini delle medie, gioco della bottiglia: vi ricordate?
Chi non ha sudato freddo sperando che la bottiglia non si fermasse verso la propria sedia, nel timore ˗ leggi “panico” ˗ della penitenza che ne sarebbe scaturita?
Noi ci giocavamo anche in classe, al liceo, fino all’ultimo anno: finalmente ho l’occasione di confessarlo pubblicamente.
Comunque, l’intera trama si sviluppa a partire proprio da una penitenza, che coinvolge Luca e Maria Giulia, costretti a stare rinchiusi in uno sgabuzzino, al buio, per dieci minuti. E, secondo voi, due preadolescenti con gli ormoni a palla, come pensano di impiegare quei dieci minuti?
Ecco il primo bacio, sia per Luca che per Maria Giulia.
La cosa sembrerebbe finita lì, se Luca invece non fosse rimasto folgorato da quel bacio.
Quel bacio cambierà per sempre e in modo definitivo le vite non solo dei due ragazzini ma anche delle loro famiglie.
Per amore di Maria Giulia, Luca impara a suonare la chitarra e compone la sua prima canzone ‒ e che canzone: “Amore che torni”, Negramaro, 2017 ‒, legando, ancora inconsapevolmente, il suo destino alla musica, ma è il colpo di testa che fanno nei giorni che precedono il Natale del 1984 a segnare per sempre il loro futuro: scappano di casa per essere liberi di stare insieme.
Leggendo, ho pensato che si trattasse di una bravata e che i genitori sarebbero riusciti a riacciuffarli e riportarseli a casa, e invece no. No perché il treno che prendono, il Rapido 904 che da Napoli è diretto a Milano, subisce un attentato dinamitardo ˗ vicenda, questa, realmente accaduta ˗ e quella è la loro occasione per sparire dalla faccia della Terra, rifarsi una vita da qualsiasi parte del mondo.
E qui inizia la parte della storia che mi ha più turbata, mi tocca dirlo per onestà: la vita di Gennaro e Luisa, i genitori di Luca, viene spazzata via nella deflagrazione di quel treno.
Non posso fare a meno di pensare che proprio non meritavano un dolore del genere, perché sono stati dei genitori amorevoli, la cui esistenza ha avuto come solo obiettivo quello di non far mancare nulla al loro unico figlio.
“Il vortice aveva risucchiato Gennaro, facendolo volteggiare in un turbinio di dolore, ma lo aveva lasciato vivo. Sua moglie, invece, era precipitata nel punto più nero, quello da cui non si fa ritorno.”
E mi dispiace: Gennaro riesce a perdonare Luca, ma io no.
Ho trovato coinvolgente l’ambientazione perché, come dicevo, gli anni Ottanta che ha vissuto Luca sono gli stessi che ho attraversato io: l’estate che non iniziava se non con la prima serata del Festivalbar, le musicassette e le cuffiette nelle orecchie, le feste di compleanno e tutto il resto, sono descritte in maniera assolutamente vivida e realistica, con un linguaggio diretto, lineare, che va dritto al dunque senza troppi giri di parole.
E poi c’è la musica, ovviamente: non poteva che essere protagonista di questo romanzo.
LA protagonista.
A cura di Claudia Cocuzza
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Giuliano Sangiorgi
Giuliano Sangiorgi (Nardò, 1979) è leader del gruppo rock Negramaro, una delle band più famose della scena italiana. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato nel 2012 Lo spacciatore di carne.
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