Franco Foschi
Editore: Todaro Editore
Genere: Giallo
Pagine: 346
Anno edizione: 2024

Sinossi. E se a Bologna nel 1980 ci fosse stato un movimento rivoluzionario di sinistra formato da immigrati? Inverosimile? Possibile? Franco Foschi parte da questa ipotesi per costruire un giallo ricco di colpi di scena. Il protagonista è Modesto Serra detto Momo, ex poliziotto ora investigatore privato, personaggio non proprio ineccepibile, spesso violento, un po’ egocentrico, con un senso morale tutto suo. Il suo ex superiore gli chiede aiuto per scoprire le ragioni di una possibile faida tra bande che avrebbe origine dalla Bolognina, quartiere dove Momo è cresciuto. Contemporaneamente viene incaricato di trovare la figlia tossica di un noto criminale senegalese, Sem Fall detto l’Albero. Sullo sfondo, la Bologna del 1980, ancora sotto shock per gli eventi sconvolgenti avvenuti nelle strade cittadine nel ’77.
Recensione di
Alessio Balzaretti
Giallo italiano, da catalogare tra i classici di casa nostra, magari subito di fianco ai gioielli di autori come Scerbanenco e Costantini, con la particolarità, comune a questi, di essere ambientato all’inizio degli anni ottanta.
Per chi naviga verso il mezzo secolo come me sembra ieri, ma Franco Foschi ci racconta un pezzo di storia del nostro paese di quarantacinque anni fa.
Siamo alla fine degli Anni di piombo, periodo di attentati, di violenza, di guerre di piazza e di sequestri.
Momo Serra è un investigatore privato, ex poliziotto, ma soprattutto un nero mezzo bianco o, come dice chi lo conosce, il nero più bianco che ci possa essere a Bologna.
Lui viene dalla strada e proprio grazie alle cicatrici che solitamente si porta dietro chi cresce in certi ambienti, Momo viene prima introdotto in un reparto speciale della Polizia e successivamente prosegue la sua carriera autonomamente, senza badare troppo alle regole e incurante dei rischi che corre la gente come lui, che tiene un piede da una parte e uno dall’altra.
Proprio per questa sua capacità di vivere a cavallo tra due mondi, il suo vecchio Capo Sezione gli chiede di indagare sui disordini e sul malcontento che cresce nella Bolognina, un quartiere dove le regole le dettano gli altri e non lo Stato.
Si teme un’escalation di violenza armata, soprattutto da parte della comunità nera, che vorrebbe lottare per i suoi diritti ma che, al tempo stesso, viene manipolata dalla malavita.
Quando Momo crede di essere finito anzitempo nel mirino di Sam Fall, detto l’Albero, re dello spaccio, in realtà scopre che l’intento di uno dei capi della criminalità africana è quello di assumerlo per ritrovare sua figlia, rapita da qualcuno che lo vuole ricattare.
Questo doppio incarico avrà punti di congiunzione decisivi e Momo, attraverso metodi non convenzionali e spesso violenti, saprà coalizzare fazioni incompatibili di neri della Bolognina contro i veri nemici del sistema, quella Mafia che voleva tutto e ad ogni costo.
Foschi scrive di getto, a ritmo incalzante e con pochissime pause. E anche quei momenti di respiro che si concede Momo Serra, diventano tutto tranne che rilassanti, passando dal letto di un’amante da usare e dimenticare, a quello della clinica dove il padre soffre di demenza senile, fino a quello proprio, dove le ferite sanguinano e le ossa sono rotte dai pestaggi.
Il suo romanzo è un gioco di fantasia, l’invenzione di qualcosa che non è mai esistito ma che avrebbe avuto un suo senso se incastonato in quel periodo storico.
Il tempo non ha pietà è una lama affilata, bella da maneggiare ma pericolosa, dove il concetto di giustizia non ha fondamenta solide, tutt’altro.
Il giusto e lo sbagliato, il buono e il cattivo, sono degli status che si mescolano tra loro lontano dalla logica dei valori del giorno d’oggi.
L’autore ci guida sui sentieri della vendetta, della ritorsione, della minaccia e del ricatto, facendoci vedere da molto lontano l’idea del bel paese, delle famiglie felici e della crescita economica.
Qui si va per le strade, nei locali brutti, quelli che non chiudono e se chiudono, lo fanno perchè ci scappa il morto.
Lo stile di Franco Foschi è diretto, crudo, inutile ribadirlo, e per questo la storia si beve in un sorso col desiderio di berne presto dell’altra.
Molti si chiederanno se, in questa ipotesi di passato, la questione razziale abbia il suo giusto spazio. Personalmente non l’ho sentita come prioritaria e credo che anche l’autore abbia voluto mandare un messaggio meno divisivo di quello che viviamo realmente.
TAG: Franco Foschi, Il tempo non ha pietà, Romanzo, Giallo, Todaro Editore.
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Franco Foschi
pediatra e scrittore, dopo l’esordio con sceneggiature radiofoniche e racconti su varie riviste e antologie, ha pubblicato quattordici libri tra narrativa e saggistica. Per Todaro Editore: Piccole morti senza importanza (2003) e Libertà di paura (2008, con prefazione di Stefano Benni). Le più recenti pubblicazioni: Amore, politica & altre bugie (Passigli 2009) Passione 1820 (Sironi 2009, a quattro mani con Maurizio Ferrara). Scrive regolarmente sceneggiature per la radio. Ha condotto per cinque anni (e 120 incontri) la rubrica televisiva di interviste a scrittori Leggere negli occhi.