Recensione di Claudia Cocuzza
Autore: Sarah Savioli
Editore: Feltrinelli
Genere: giallo
Pagine: 305
Pubblicazione: 2021
Sinossi. Anna, Cantoni e Tonino vengono ingaggiati dai figli di un anziano suicida, Luigi Barani, per investigare su una possibile truffa testamentaria. Barani, industriale vedovo molto benvoluto, ha disposto infatti un lascito in denaro a favore della collaboratrice domestica e i due figli sono convinti che la donna abbia manipolato il padre a suo favore. Grazie al suo talento molto speciale, Anna trova ben presto il modo di interrogare il cane di Barani – un carlino con l’idea fissa del sesso –, scoprendo che la domestica è innocente, ma soprattutto che qualcosa di ben più grave si annida in quella morte. La sera del presunto suicidio il vecchio industriale non era solo in casa: una persona lo ha raggiunto e i due hanno avuto una breve conversazione – poche parole, dopo le quali Barani si è impiccato come eseguendo un ordine. La polizia, però, decide di non riaprire il caso: Cantoni non può certo dire che il suo testimone chiave è un cane, in fondo il suicidio di un anziano solo non stupisce nessuno… L’Agenzia si ritrova a proseguire in solitaria le indagini su incarico della collaboratrice domestica, che non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, mentre il carlino, fiutando che i figli del suo ex padrone hanno intenzione di castrarlo, fugge prima di svelare ad Anna altre informazioni decisive per la risoluzione del caso. Oltre all’indagine e all’indaffarato trantran casalingo con il marito Alessandro, il piccolo Luca e il gatto Banzai, Anna deve fare i conti con il padre, che si ammala, ha bisogno di lei e con il quale c’è tutta una vita da trattare da capo, vecchie ferite da ricucire e nuove forme di comunicazione da costruire. Per fortuna però, sia nella vita privata sia sul lavoro, può avvalersi dello sguardo non convenzionale degli animali di sempre e di quelli incontrati lungo la risoluzione di questo difficile caso: il cane carlino erotomane, una gatta junghiana frustrata dalla convivenza con una psicologa freudiana, una lucertola che si interroga sull’evoluzione del genere umano, un gruppo di pipistrelli che passa da un rave all’altro…
Recensione
«Iamm’, Annare’, ancora co’ ‘sta storia?»
«Che vuoi dire, Otto?»
«Ma come che voglio di’?!»
«Donna, credo che il canide mastodontico sia preoccupato per il fatto che adesso ci tocchi spiegare anche ai lettori di ThrillerNord che tu sei così andata da parlare con piante e animali, come se già il tuo sproloquio con gli umani tuoi simili ‒ “simili” si fa per dire ‒ non fosse già abbastanza imbarazzante.»
«Grazie per la spiegazione puntuale, Banzai. Tranquilli, ragazzi, i lettori di ThrillerNord lo sanno già.»
«Annamo bene, andati pure loro. Ma dove siamo capitati?!»
«Erbaccia, almeno tu taci. Altrimenti ti mollo in un pascolo e diventi antipasto per mucche.»
Sono talmente dentro al “Melissari mood” che questa recensione potrebbe tranquillamente scriverla Anna insieme alla sua improbabile banda di amici vegetal-animali; invece mi ricompongo e cerco di scriverne io una che sia all’altezza della situazione.
“Il testimone chiave” è il secondo romanzo della serie investigativa che vede Anna Melissari come protagonista.
Anna è una donna normale, come possono essere “normali” tutte le donne che hanno in carico casa-lavoro-figli-marito-animaledomestico e a disposizione una giornata di sole ventiquattr’ore. È normalmente sclerata, diciamo. Ma a parte questa condizione, con cui la maggior parte di noi si è rassegnata a convivere, Anna ha pure un fantastico ematoma cerebrale. No, niente di grave, ossia non è in pericolo di vita, solo che questo “ospite” che si ritrova in testa le ha lasciato un regalo: la capacità di parlare con piante e animali.
Questo spalanca per Anna le porte di un mondo totalmente nuovo: oltre a guardare e percepire ciò che la circonda in maniera diversa rispetto al resto dell’umanità, le permette di trovare lavoro presso un’agenzia investigativa privata, che sfrutta questa sua dote per una risoluzione “non convenzionale” dei casi su cui è chiamata a indagare.
Potete ben immaginare che la narrazione, che sfrutta una focalizzazione interna su Anna, sia a dir poco esilarante. I dialoghi tra la nostra protagonista e i suoi interlocutori sono surreali ma allo stesso tempo condotti come se fosse la cosa più normale del mondo. Inoltre, ciascuno di questi personaggi, piante e animali, è caratterizzato in maniera precisa: in questo episodio, oltre Otto, Banzai, il ficus e altri che già conoscevamo, troviamo una gatta junghiana che convive con evidente difficoltà con una psicoterapeuta freudiana, un carlino sessuomane ‒ il testimone chiave ‒, un meticcio poeta, una lucertola dal linguaggio forbito e altri che a descriverli tutti ci vorrebbe uno speciale di più puntate.
Vi ricordo che stiamo comunque parlando di un romanzo giallo, che del giallo ha tutte le caratteristiche in termini di intreccio di trama, false piste, suspance. Voglio dire, è divertente da farti ridere con le lacrime, ma ti scervelli fino a pagina 290 circa per capire chi è il colpevole.
Al crimine su cui indagare e alla stramba abilità di Anna si aggiungono poi tutta una serie di vicissitudini legate alla sua vita privata che, se possibile, sono ancora più complicate da gestire dei primi due: un matrimonio che sembra aver subito una serie di ammaccature, un bimbo in età prescolare che richiede ‒ come è giusto che sia ‒ millemila attenzioni, un rapporto padre-figlia irrisolto e ˗ forse ˗ fuori tempo massimo da recuperare, le preoccupazioni per una sorella alla continua ricerca del “vero amore” ma che finisce per cacciarsi sempre in un mare di guai sentimentali.
E non manca di farci riflettere, questo romanzo così divertente:
” Come può essere tutto così identico e sempre così diverso? Ogni cosa passa muovendosi a tante velocità differenti dalla mia. Luca cresce e io mi sfilaccio per stargli dietro. Mio padre invecchia, si ammala e forse morirà e io mio strappo come figlia nel tentativo di essere anche con lui. E il resto è un presente fluido, di affetti verso i quali mi tendo, mi lacero così ferma come mi sento, con il resto che gira vorticosamente intorno.”
Perché veicolare emozioni così profonde, toccare il cuore del lettore strappandogli una risata, non è semplice, proprio per niente; anzi, forse è più difficile trattare certi temi con ironia che farlo annegando chi ti legge in un mare di lacrime.
Ci vogliono molta intelligenza e moltissima sensibilità.
Per questo ti dico “grazie”, Sarah.
A cura di Claudia Cocuzza
www.facebook.com/duelettricisottountetto/
Sarah Savioli
Sarah Savioli nasce nel 1974 in Sardegna. Laureatasi a Parma in Scienze naturali, consegue un master in Scienze forensi e uno in Chimica analitica e svolge per più di dieci anni attività di perito tecnico- scientifico forense, prima in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell’Università di Parma e con il Ris dei Carabinieri, poi in libera professione. Il suo romanzo d’esordio, Gli insospettabili (Feltrinelli 2020), dà il via alla serie investigativa di Anna Melissari, della quale è in corso lo sviluppo per una serie tv.
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