Il vento di giugno




Leonardo Gori


Editore: Tea

Genere: Noir

Pagine: 256

Anno edizione: 2025


Sinossi. Roma, 1946. La guerra è finita e l’Italia, sconfitta, è un Paese in ginocchio, che cerca una rinascita dopo anni di povertà, dolore e sangue. Arcieri è stato promosso maggiore, ma, come il resto della popolazione, ha perso la sua stabilità e non riesce a vedere un futuro radioso davanti a sé. Tutto si sta sgretolando: l’amore della sua vita, Elena, vuole emigrare, e nell’Ufficio I, che ha preso il posto del SIM, il Servizio segreto per cui lavora, è stato relegato a un ruolo marginale. Non è quindi così stupito quando il Comandante, suo ex capo estromesso tempo prima dal Servizio, lo recluta in via confidenziale per cercare di salvare ciò che resta dell’intelligence italiana, anch’essa uscita malconcia dalla guerra. Quella che all’inizio sembrava un’indagine informale si trasforma ben presto in un gioco pericoloso, pieno di insidie, dove sono coinvolti i due fronti alleati vittoriosi: da un lato americani e inglesi, dall’altro i russi, a contendersi in segreto le sorti dell’Italia. Arcieri dovrà giocarsi tutto, compresa la sua stessa sopravvivenza, per venirne a capo, alla vigilia del referendum popolare che cambierà le sorti del Paese, restituendogli la speranza in un futuro di democrazia. Leonardo Gori ricostruisce con toni vividi e toccanti la desolante atmosfera di quei giorni drammatici, quando l’umanità stessa e la pietà sembravano perse, e vi cuce sopra l’avvincente trama di una spy story mozzafiato, con una straordinaria e originale femme fatale in un ruolo chiave.

 Recensione

di

Daniele Cambiaso


L’Italia del 1946 è una Nazione completamente da ricostruire dopo essere uscita stremata da un conflitto che l’ha vista sconfitta sui campi di battaglia, martoriata dai bombardamenti, percorsa da eserciti invasori e liberatori, dilaniata da una tragica guerra civile. Sta per vivere un momento fondamentale, il referendum del 2 giugno, che deciderà l’assetto istituzionale dopo la chiusura del ventennio fascista e per la prima volta saranno anche le donne a partecipare alla consultazione elettorale. Monarchia o Repubblica? 

“Intorno a Porta Pia era tornata la calma, solo delle carte e una bandiera rossa, stracciata e trascinata dal vento, denunciavano lo scontro di poche ore prima. Il servizio tranviario era ripreso regolarmente, e invece di andare subito a casa, Arcieri preferì passare dal suo ufficio provvisorio al Verano. Dalle strade, poco mantenute, si sollevava la polvere, ma l’aria era dolce, e un po’ del torpore romano sembrava lentamente riemergere dal passato e riconquistare la vita della città.”

Bruno Arcieri si muove in questo scenario incerto, tra le macerie, morali e materiali, di un conflitto che ha lasciato ombre lunghe e scie insanguinate, mentre la tensione dell’incipiente Guerra Fredda inizia a manifestarsi. È un uomo maturato in fretta, stanco e disilluso, aggrappato a ideali che ha visto vacillare, ma al tempo stesso curioso di capire quale nuovo mondo si stia profilando all’orizzonte.

“O forse quella era l’immagine della sua propria anima, pensò. Forse donne, uomini e ragazzi di Via Maggio, di San Frediano, erano al contrario la vera forza della città, rappresentavano quell’energia di rinascita che in lui non c’era più, oppure era sepolta tanto in profondità da non saper trovare il modo per recuperarla.”

Non è solo l’Italia a trovarsi a un bivio decisivo. Anche per Bruno, promosso al grado di maggiore, sembrano, infatti, profilarsi scelte dolorose e cruciali: Elena, la sua Elena, cerca di convincerlo a emigrare in Israele e di fronte alle sue resistenze il loro rapporto si incrina. Anche il lavoro all’Ufficio I, la nuova denominazione dei servizi segreti del dopoguerra, appare poco più di una frustrante sinecura.

Risulta, dunque, quasi provvidenziale il ritorno in scena del Comandante, il suo antico superiore, che lo chiama a risolvere il mistero di alcune morti particolari, che stanno falcidiando le file dei suoi ex-collaboratori. C’è una talpa? Qualcuno tradisce? A quale scopo?

Come spesso accade nei romanzi del ciclo di Arcieri, l’indagine si mantiene in perfetto equilibrio tra la spy story, sempre più prossima ai migliori romanzi di Le Carré, e una dimensione narrativa dai connotati decisamente più intimisti, psicologici. Il lettore viene portato a incontrare una galleria di tipi umani interessante, a tratti quasi onirica, presentata con un efficace taglio cinematografico.

La penna di Gori fotografa i gesti e scandaglia con grande attenzione i sentimenti, le molle profonde dell’agire umano, utilizzando anche sapienti piani sequenza ambientali a esplorare un mondo sospeso tra passato e presente, irretito e modellato dalle svolte repentine della Storia. Interno ed esterno, insomma, in un continuo inseguirsi, intrecciarsi e sovrapporsi.

Firenze, Roma, le ville di un’aristocrazia decaduta dilaniata da scontri generazionali, gli amori impossibili, le passioni brucianti, gli intrighi e le menzogne da svelare: sono tanti gli elementi che arricchiscono la narrazione e la rendono viva, pulsante, coinvolgente.

Come un buon pezzo jazz, di cui Arcieri è un raffinato intenditore: ritmo sincopato e improvvisazioni d’autore decisamente in queste pagine non mancano.

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Leonardo Gori


Leonardo Gori è uno scrittore italiano, autore del ciclo di romanzi di Bruno Arcieri, capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta. Il primo romanzo, Nero di maggio, si svolge nella Firenze nel 1938; seguono Il passaggio, La finale, L’angelo del fango (Premio Scerbanenco 2005), Musica nera, Lo specchio nero e Il fiore d’oro, gli ultimi due scritti con Franco Cardini. La serie di romanzi è in corso di riedizione in TEA. Ha scritto anche thriller storici ed è stato co-autore di saggi sul fumetto e forme espressive correlate (illustrazione, cinema, disegno animato).