Indipendenza




Recensione di Loredana Cescutti


Autore: Javier Cercas

Editore: Guanda

Genere: Thriller

Pagine: 416 p. R

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Javier Cercas racconta il nostro presente attraverso un giallo teso, popolato da personaggi emblematici, delineando un ritratto spietato delle élite politico-economiche che governano il mondo. E soprattutto porta a una conclusione la vicenda personale di un uomo giusto, che senza volerlo si è conquistato la fama di eroe, e che cerca di ristabilire una giustizia forse impossibile, muovendosi lungo il crinale sottile tra legge e vendetta

«Javier Cercas ha esordito con un poliziesco ed è già un classico»Antonio Manzini

Come smascherare coloro che esercitano il potere nell’ombra? Come vendicarsi di chi ti ha inferto le ferite più sanguinose e umilianti? Ritroviamo in questo nuovo romanzo Melchor Marín, il poliziotto appassionato di libri protagonista di Terra Alta. Ad alcuni anni di distanza dalla morte dell’amatissima moglie Olga, torna insieme alla figlia Cosette nella sua Barcellona, dove dovrà affrontare l’indagine più spinosa e difficile: qualcuno, infatti, tiene sotto ricatto la sindaca della città, utilizzando un video hard che risale a molto tempo prima. Ancora segnato dal profondo dolore per non aver trovato gli assassini di sua madre, ma sempre guidato dalla sua rigorosa integrità morale, Melchor dovrà capire se il ricatto faccia parte di un progetto più articolato di destabilizzazione politica. E questo lo costringerà a entrare nelle stanze del potere, dove regnano il cinismo, l’ambizione sfrenata e la corruzione.

Finché dura il rimorso, dura anche la colpa…”

Recensione

Lo scorso anno per me ha decretato l’inizio di una lunga e intensa storia d’amore con i gialli e i thriller spagnoli. Mi sono ritrovata a bramarne in continuazione per stile, calore e intensità.

Con “Terra Alta”, primo libro di Javier Cercas che vede per protagonista Melchor Marin, ovviamente, non ho potuto fare eccezione. Dovevo leggerlo.

A differenza dei gialli e dei thriller che ho letto prima o dopo di lui, però, questo da subito si è presentato sia come noir che come romanzo di formazione di una profondità devastante eindescrivibile a parole. La resilienza di Melchor è emersa a mano a mano che nel libro lui raccontava di sé e poi, non saprei dire se più a Cercas o allo stesso poliziotto, io debba riconoscere il merito di avermi fatto venire voglia, allora, di leggere I miserabili” di Victor Hugo.

Io che ero quella che non voleva leggere i classici.

“I miserabili”, sostanzialmente il libro che gli ha cambiato la vita, che lui ha studiato e seguito come una bibbia, dentro il quale si era rispecchiato vedendosi per ciò che era e attraverso cui ha capito quale sarebbe stata la strada da percorrere per poter ricominciare da zero.

Una metamorfosi che lo ha fatto trasformare nell’uomo di oggi e che lo ha aiutato a mantenere un “suo” equilibrio interiore e morale.

Come con il precedente, anche in “Indipendenza” ho ritrovato un lettore appassionato e unpoliziotto determinato nelle sue azioni, anche se forse più stanco di questa vita o meglio, sempre più interessato ad un’esistenza attorniata dai libri, piuttosto che dover continuare ad andare alla ricerca di delinquenti spesso intoccabili.

L’indagine che lo vedrà coinvolto lo riporterà ancora una volta a Barcellona, città, per lui, densa di ricordi scomodi e spiacevoli, dalla quale era praticamente fuggito quando poi aveva deciso di stabilirsi nel Terra Alta, un cambiamento evidente e un modo di vivere molto più tranquillo e anonimo.

Era scappato dalla Terra Alta per fuggire a un delitto risolto, e a Barcellona l’avevano acciuffato in due, uno risolto e l’altro irrisolto.”

Cercas ancora una volta ha costruito sapientemente la storia attorno al suo personaggio, guidandoci di pari passo fra l’indagine e la sua vita, le tracce e il suo passato, la realtà e il suo presente in un’analisi profonda su un uomo che non ha ancora finito di cambiare il mondo, di modificarsi e di cercare quel qualcosa che si intrufola nelle sue notti solitarie, quello che non gli permette per l’ennesima volta di chiudere i conti in sospeso.

Unico punto fermo dell’esitenza di Melchor rimane Cosette, il suo angelo.

La storia procede con calma fra una cena, un aperitivo, un interrogatorio, il tutto con la placida flemma del solleone che brucia la terra e l’asfalto e, ti fa passare la voglia di uscire. Ma questa è l’apparenza, ciò che sobbolle e che poi, arriverà come l’eruzione di un vulcano invece, vi toglierà il respiro, senza darvene però il tempo.

Il lettore viene invogliato, esattamente come nel libro precedente, ad avventurarsi per le vie di Barcellona alla ricerca di indizi oltre che di un po’ di refrigerio, nel tentativo di mettere i puntini sulle “i” in questa sordida storia, che racconta di sfruttamento, di offesa fisica, di perversioni senza fine al puro scopo di divertirsi e di menzogne talmente grandi, che finiscono per distogliere l’attenzione da colui che potrebbe essere l’artefice di questo ricatto.

Ma a chi credere quando tutti, vittime comprese mentono od omettono perché non hanno la coscienza pulita?

… non si è responsabili soltanto di quello che si fa, ma anche di quello che si evita di fare…”

 In un susseguirsi di vicende, fra fuggevoli ricordi, emozioni e paure, arrivi alle pagine finali in un battibaleno rendendoti conto di non esserti accorto che l’hai già finito e pur essendo lì, bramoso di sapere cosa capiterà ancora a Melchor, Javier Cercas ti la possibilità di concludere con un attimo di pace e ristoro anche se già sei conscio, che se Melchor tornerà qualcosa di nuovo, bollirà in pentola.

Uno stile diretto e brutale, che però non si dilunga prima di colpire bensì agisce ad effetto, senza darti il tempo di rendertene conto e finisce, come nel precedente romanzo, per provocarti un lungo brivido sulla schiena ma al termine della lettura, ti permette di avvertire anche grande soddisfazione per averlo letto.

Spero vivamente, che una volta per tutte, Melchor riesca a trovare la sua vera strada.

Dimenticavo, “I miserabili” poi li ho letti sul serio e devo dire, anche con grandissima soddisfazione, che ho affrontato il “tomone” con molta partecipazione per cui ringrazio autore e personaggio, poiché hanno compiuto un miracolo.

Quello che ho imparato è che i romanzi non servono a niente. Non raccontano nemmeno le cose come sono, ma come avrebbero potuto essere, o come ci piacerebbe che fossero. Per questo ci salvano la vita.”

Buona lettura!

  

 

Javier Cercas


è nato nel 1962 a Ibahernando, Cáceres. La sua opera, tradotta in più di trenta lingue, è pubblicata in Italia da Guanda: Soldati di Salamina (Premio Grinzane Cavour 2003), Il movente, La velocità della luce, La donna del ritratto, Anatomia di un istante, Il nuovo inquilino, La verità di Agamennone, Le leggi della frontiera, L’avventura di scrivere romanzi (con Bruno Arpaia), L’impostore, Il punto cieco e Il sovrano delle ombre. Anatomia di un istante ha vinto nel 2010 il Premio Nacional de Narrativa e nel 2011 il Premio Salone Internazionale del Libro di Torino e il Premio Letterario Internazionale Mondello. L’impostore è stato finalista al Man Booker International Prize 2018. Lo scorso anno, in Italia è uscito “Terra Alta” (2020 – Guanda) con il quale ha vinto il Premio Planeta nel 2019.

 

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