A tu per tu con l’autore
Ciao Antonello, la prima cosa che salta nell’occhio di un libro è la copertina e tu con questo nuovo ti sei presentato in maniera molto fumettosa, quasi a sottolineare già quali saranno le atmosfere del libro. Quanto nel processo creativo sei stato coinvolto nella realizzazione della copertina e cosa rappresenta per te in funzione al libro?
Ciao Roberto! In effetti la copertina introduce ad atmosfere e temi del romanzo. È la prima fase del patto che si stringe con il lettore, rappresenta visivamente una promessa da mantenere. Per questo motivo non deve essere ingannevole né stereotipata. Devo dire che quasi sempre vengo coinvolto nel suggerire al grafico temi o ambientazioni, quantomeno per limare o sottolineare aspetti che valuto importanti, e anche in questo caso è stato così. Ogni suo dettaglio rispecchia qualcosa che si manifesta o avviene nella narrazione.
“Impulso Letale”, quasi a richiamare un b-movie di ottantiana memoria, una di quelle storie fatte da eroi che sono inconsapevoli di esserlo e che si trovano coinvolti in un’avventura più grande di loro. Una scelta ponderata, o semplicemente un background di gusti che si sono poi espressi su carta? E soprattutto, quali sono state le tue ispirazioni?
Il testo rispecchia nella sua struttura fondamentale le fasi del Viaggio dell’Eroe di vogleriana memoria, e i numerosi personaggi ne impersonano gli archetipi. Rileggerlo seguendone gli schemi, o distaccandosene con consapevolezza, aiuta a mantenere l’equilibrio di tempi e situazioni nel fluire della vicenda e in questo senso certamente ho attuato una scelta precisa, facendo in modo (almeno spero!) che risulti del tutto trasparente al lettore. Indubbiamente è presente il riflesso classicista dell’Umberto Eco più scorrevole, così come imperniare il cuore della vicenda su una tecnologia rivoluzionaria ma plausibile è sicuro lascito di Michael Crichton.
La Sardegna, metà bellissima, che vuole essere scenario di sfida, di azione e non solo un territorio dalla bellezza incontaminata. E’ qui rappresentata come una pericolosa donna dalle curve mozzafiato, sempre in bilico tra bene e male. Se nel precedente romanzo “Le Vie dell’Ambra” troviamo una Terra avventurosa, ricca di storia e tesori, qui sembra più un ring, un mezzo per lo scopo finale. La consideri un vero e proprio protagonista tanto quanto i personaggi che si muovono nelle tue storie?
È così oltre la mia volontà di descriverla, riemerge mio malgrado. In questo caso non certo come cartolina patinata (non ho resistito alla tentazione di ironizzare su alcune diffuse banalità che ne funestano l’immagine) né come scenario di miti ancestrali originanti un’epica pietrificata, perduta nei millenni. Rappresenta uno sfondo vivo e mutevole con la sua quotidianità e l’eredità di scelte un tempo ritenute quasi universalmente positive, con cui bisogna oggi fare i conti.
L’evoluzione del genere hard boiled ha creato moltissimi sottogeneri, non tralasciando quello che è il Mystery. La differenza tra l’hard boiled ed altri sottogeneri Mystery nel corso degli anni si è fatta sempre più sottile, creando libri capaci di muoversi in territori differenti dagli stilemi classici del genere. Impulso Letale sembra proprio essere figlio di questo genere, tanto che il tenente Salvo Nazzari sembra un po’ un mix tra Sam Spade di Hammett e il Lew Archer di Macdonald.
Se volessimo etichettarlo, lo potremmo definire un thriller di spionaggio militare con venature noir. Decisamente un’ibridazione di generi! Nazzari rispecchia, come substrato comportamentale, i riferimenti che hai citato, così come risente del contesto valoriale del Maresciallo dei carabinieri dei racconti di Mario Soldati, e dell’umanità controversa dell’Harry Bosch di Connelly.
Nella lettura ho però notato due rotte di tendenza inverse. Nell’incipit ci si muove in maniera vorticosa, in cui l’azione e la reazione la fanno da padrone. Si procede poi con una base scientifica eccellente, per poi prendere scemare nella seconda parte dove tutto più approssimato, lasciando il lettore un po’ deluso dalle risposte date. Come mai questa inversione di stile?
La prima metà del romanzo trascina in crescendo nel mistero di due sequenze sincrone, ma apparentemente sconnesse, dal notevole potenziale destabilizzante anche perché incomprensibili. Il racconto evolve poi verso la spiegazione della vicenda, in cui emergono l’assoluta banalità del male e delle sue motivazioni, e l’umanità contrastata e ambigua sia di chi lo compie che di chi lo combatte. Più che un’inversione direi che si tratta di un mutamento di climax, che accompagna la comprensione del lettore portandolo a entrare nel soggettivo dei protagonisti e dei personaggi chiave, nelle cui scelte si dissolve l’alone luciferino o adamantino delle loro azioni. Niente è ciò che sembra, appunto, come dichiarato nel patto col lettore.
Forestale e Vigilanza ambientale della Sardegna sono negli ultimi anni sempre più sulle pagine di cronaca, per via di insabbiamenti di rifiuti tossici ed esperimenti sui terreni facendo venire a galla problemi che nascono da scelte politiche-economiche del territorio. Nel libro ho notato una certa critica a riguardo, così come la voglia di sensibilizzare il lettore senza trarlo in inganno. Quanto è importante tutto ciò per te?
La Sardegna vive una difficile fase di mutamento profondo del tessuto industriale posticcio degli anni sessanta e settanta. È necessario, se non indispensabile avere il coraggio di scelte radicalmente orientate al futuro, a processi non di deindustrializzazione ma di ri-costruzione produttiva fondata sull’intelligenza nell’uso delle risorse e sui pochi ma formidabili punti di forza dell’isola, sostenendola in questa fase di transizione senza assistenzialismi ma costruendo le competenze della prossima generazione, intendo quella che non è ancora nata. Più che importante è fondamentale per chi ha scelto di viverci, su quest’isola. Ma torniamo alla narrativa, altrimenti mi sembra di parlare di lavoro!
Ora una domanda più leggera. Puoi dirci quali sono le tue fonti di ispirazione per le tue storie? Magari, degli scrittori, dei film, ecc…
Qualcosa è già emerso nel discorrere di altri temi, nell’elencazione dei fondamentali aggiungo l’imprescindibile Omero dell’Odissea e l’Alighieri, Verne e Salgari, Poe e Conrad, Dick e Bradbury, Ai confini della realtà e Blade runner, non ultimo il Tex della saga di Yama e Mefisto. E tante altre visioni e visionari, che mi hanno consentito di vivere più vite di quante riuscirò mai a infondere nei miei romanzi.
Antonello Pellegrino
Roberto Forconi
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