Intervista a Daniele Cambiaso




A tu per tu con l’autore


 Quale è stata la molla che ha fatto scattare in te la voglia di raccontare la storia di Nora, vicenda che peraltro muove i passi da un fatto realmente accaduto?

Il caso al quale si allude nel romanzo, come giustamente evidenzi tu, è il “caso Grisolia – Mazzarello”, avvenuto nella Genova del 1944, in piena seconda guerra mondiale. Fu ritrovato il corpo di un orefice massacrato con un numero impressionante di coltellate mentre la moglie, Corinna Grisolia venne rinvenuta sommariamente legata e imbavagliata nella camera da letto. I rilievi, peraltro condotti con le tecniche del tempo che non erano avanzatissime, e alcune contraddizioni della donna che parlava di una rapina finita male fecero sì che i sospetti si indirizzassero immediatamente verso di lei. Un ruolo determinante fu giocato dal passato poco limpido della Grisolia, che era stata una prostituta di lusso ed era stata protagonista di una vicenda drammatica di trascuratezze familiari che aveva condotto alla morte in tenera età l’unico figlio della coppia. A ciò si aggiunga la condotta inspiegabilmente reticente della donna durante il processo, ed ecco confezionata una sentenza praticamente già scritta. Eppure, non tutto fu spiegato compiutamente. Ci fu un complice? Chi era? Perché Corinna non ne parlò mai? Lei non smise mai di proclamarsi innocente. Su queste “zone d’ombra” del caso, sviluppando personaggi di fantasia, Rino Casazza e io abbiamo confezionato un giallo, che però prova a svelare il grande mistero di questa donna enigmatica, che fu protagonista della cronaca nera dell’epoca.

Una delle prime cose che salta agli occhi è la dovizia di particolari e la perfetta caratterizzazione ambientale e d’epoca del contesto storico (la Genova del 45) in cui si svolge il romanzo. Su cosa ti sei basato nelle tue ricostruzioni e quanto impegno documentale ha richiesto?

Ricerche d’archivio, ricerca di materiale sui giornali dell’epoca, consultazione di cartine dell’epoca, ricerca di illustrazioni, vecchie cartoline…> sono gli strumenti usuali di chi provi a scrivere un romanzo storico. Ogni dettaglio deve ricalcare il più possibile il vero storico, che sia il prezzo di un caffè o il nome differente di una strada. E molta importanza hanno anche le testimonianze di chi quel periodo l’ha vissuto veramente, perché la cosa più difficile da riprodurre è la mentalità, lo spirito del tempo. In effetti, credo che questa sia la fase più impegnativa e cruciale per questo tipo di romanzi.

Nora è un personaggio molto forte, contrastato e controverso. Quanto di donne da te conosciute hai riversato in lei?

Per un uomo, le donne rappresentano spesso un mistero insondabile e affascinante. Per noi, due uomini, raccontare un personaggio femminile come Nora ha rappresentato indubbiamente una sfida letteraria di grande spessore. Qualcosa del proprio vissuto finisce sempre per confluire in ciò che si scrive, ma non credo che a livello conscio si sia pensato a qualcuna delle donne che abbiamo conosciuto. Quanto meno, io non l’ho fatto…> Ma districarsi negli aspetti emotivi di una storia non è mai cosa semplice.

A livello di “usi e costumi”, mentalità e ruolo sociale della donna, pensi che la vicenda di Nora abbia plausibilità solo nell’epoca in cui si svolge o ne avrebbe anche in altri periodi? Mi spiego, quanto è la Storia a rendere possibili certe dinamiche e quanto la natura umana?

Ti parlavo prima del peso del contesto storico e credo che, in effetti, questa vicenda sia stata molto influenzata dai tempi, un po’ come lo sono, in realtà, quasi tutte le vicende che viviamo ogni giorno. Gli infiniti casi di femminicidio ai quali, purtroppo, assistiamo oggi non hanno una radice storica, culturale che affonda nel tessuto sociale di cui facciamo parte? Henning Mankell sosteneva che si potrebbe comprendere una società a partire dai crimini che la caratterizzano e condivido profondamente questo punto di vista. Per estensione, possiamo quindi, forse, capire chi eravamo e come siamo cambiati partendo da un crimine del passato. Alcuni studiosi hanno definito verso la fine degli anni ’90 il giallo come il nuovo romanzo sociale. Forse era chiedergli troppo, ma credo che questa “valenza sociale” un pochino il genere la possegga. Probabilmente, per questo continuiamo a scriverlo e a leggerlo con passione e interesse.

Ricordi quando è stata la prima volta che hai pensato di voler, ma soprattutto, di poter scrivere un libro?

Non l’ho mai pensato, in verità. Ero e sono un lettore appassionatissimo e continuo a sentirmi preso in prestito alla lettura, appunto. È capitato che un amico, Angelo Marenzana, mi abbia invitato a provare a scrivere un racconto. Il testo mi è letteralmente esploso tra le mani ed è diventato “Ombre sul Rex”, il mio primo romanzo, pubblicato dall’editore Frilli nel La fortuna di trovare amici ed editori che abbiano voluto credere nelle mie storie ha fatto sì che questa avventura sia proseguita fino a oggi. Gran parte della tua produzione è stata scritta a 4 mani.

Quali sono le difficoltà e quali i vantaggi che hai incontrato?

Beh, in due ci si confronta su tutto, dalla trama alle caratteristiche dei personaggi, si mettono in comune conoscenze, peculiarità, idee…> gli spunti vengono arricchiti, sviluppati, e anche la scrittura stessa risulta in qualche modo potenziata o, comunque, sorvegliata più efficacemente. Anche nella fase di promozione del libro, le forze sono raddoppiate. Non è male…> Le difficoltà, per quanto mi riguarda, risiedono principalmente nell’armonizzare lo stile di scrittura, nel non far comparire le diverse “mani”. Il lettore deve avere la sensazione che il libro sia stato scritto da un unico autore. Non sempre è facile.

Quali sono gli autori che ti hanno influenzato maggiormente? Cosa pensi, in particolare, del thriller nordico? Ci sono autori che apprezzi in modo particolare?

Per me è davvero difficile delineare un quadro completo degli autori che mi hanno influenzato. Quasi ogni libro che ho letto, e ne ho letti davvero tanti, mi ha lasciato un segno, ha gettato un seme. Al di fuori del genere, amo ogni tanto tornare a rivisitare in particolare le novelle del Boccaccio, i romanzi di Verga, le opere di Pavese e Fenoglio, giusto per citarne alcuni. Tra gli autori italiani di genere, per me restano fondamentali il “Notti e nebbie” di Carlo Castellaneta e il ciclo del commissario De Luca creato da Carlo Lucarelli, ma amo moltissimo anche il compianto Renato Olivieri, Leonardo Gori, Loriano Macchiavelli, Valerio Varesi, Ben Pastor (anche se viene tradotta, la considero italiana), Maurizio De Giovanni, Marco Vichi, anche qui scegliendo a fatica. Adoro poi Ellroy, Philip Kerr, Joseph Kanon, Martin Cruz Smith, il polar francese di Izzo, Daeninckx,Magnan, Le Corre. Il thriller nordico? Ha un fascino particolare e ci sono alcuni autori che leggo con particolare interesse. Citavo prima Mankell e indubbiamente la serie di Wallander mi ha sempre coinvolto, così come apprezzo moltissimo Jo Nesbo e Knut Faldbakken, però il mio autore nordico preferito in assoluto è Arnaldur Indridason. La sua Islanda è una terra totalmente da scoprire anche sotto il versante noir e mi hanno incuriosito in particolare le storie che raccontano le conseguenze drammatiche di quella che gli Islandesi chiamano “la Situazione”, ossia i rapporti spesso adulterini delle donne islandesi con i soldati inglesi e americani che occuparono l’isola durante il secondo conflitto mondiale. Drammi individuali e Storia si mescolano con esiti incredibili, nei suoi romanzi. Con “Il commesso viaggiatore”, tra l’altro, Indridason ha aperto un ciclo da cui mi aspetto molto. Non dimenticherei poi i krimis tedeschi che stiamo scoprendo in Italia grazie all’ottimo lavoro della Emons: Harald Gilbers, per dire, con “Berlino 1944” mi ha stregato e sto aspettando con ansia il seguito!

Sabrina De Bastiani

Acquista su Amazon.it: