Intervista a Gaspare Grammatico




A tu per tu con l’autore


Ciao Gaspare, innanzitutto ti ringrazio per la tua disponibilità
Ciao Claudia.
Ma che piacere!

Nenè Indelicato, commissario di polizia, è già alla sua seconda indagine. Per te che vieni – e continui a starci – dalla tv, come è avvenuto il passaggio alla narrativa e, nella fattispecie, alla narrativa gialla?

Immergermi in un giallo, in un noir, per me è sempre stato naturale. Come respirare. Scrivere per la televisione invece, soprattutto per quel tipo di televisione – forse l’unica vera televisione che qui in Italia fa satira politica in tempo reale – per quanto possa essere stimolante e divertente è pur sempre una professione. Una professione che amo, certo, ma faticosa. Soprattutto dal momento che, perché funzioni bene, pretende che vengano prodotti testi originali dove ogni riga termini con una battuta originale. E il tutto perfettamente in linea con l’immagine e lo stile, nel mio caso, di Maurizio Crozza (che, come noi, è il primo degli autori). Lì non basta il talento. Serve tanto lavoro, sia individuale che di squadra se si vuole ottenere un prodotto di qualità. E, soprattutto, se si vuole mantenerlo negli anni. Quindi no. Non c’è un passaggio. C’è che scrivo gialli perché è il mio modo per staccare, per ricaricare le batterie. Quando lo faccio, mi metto davanti a un foglio bianco, parto e sto via in po’.  E mi diverto. 

Con Le spine del ficodindia ci troviamo immersi in un giallo classico di tipo deduttivo, ovvero il lettore ha davanti una scacchiera fatta di indizi e, insieme all’inquirente, deve capire come muoversi e interpretare le mosse dell’antagonista. Quali autori ti hanno formato?

Non ho ricordo di un solo giorno della mia vita senza almeno un libro sul mio comodino. Il più delle volte, un giallo. Da Agatha Christie a Arthur Conan Doyle, da Sciascia a Camilleri, solo per citarne alcuni. Per non parlare del fatto che, già da piccolo, non perdevo mai una sola puntata di Colombo, mai una sola indagine di Ellery Queen. 

Ognuno dei grandi maestri del giallo deduttivo mi ha ispirato, formato, così come lo ha fatto Simenon che ha invece spostato l’attenzione sul “perché l’ha fatto” piuttosto che sul “chi è stato”. Non scordiamoci che la prima indagine di Maigret, del 1931, si intitola “Pietr il Lettone” dove Pietr è il colpevole. 

Trapani è protagonista alla pari con Nenè e, nonostante Nenè sia siciliano in Sicilia, leggendo ho avvertito la nostalgia del siciliano emigrato. Qual è il tuo rapporto con l’isola?

È una madre dalla quale sono costretto a stare lontano. La nostalgia di Nenè è la mia. L’unico vantaggio è dato dal fatto che la distanza mi permette di guardare la mia terra in maniera più nitida. Lo stare troppo vicini, il più delle volte, ci restituisce una visione sfocata. 

Quando ho finito di scrivere il primo della serie, “Una questione di equilibrio”, avevo ancora molto da dire sulla mia città e sui trapanesi che – come tutti i siciliani – sono caratterizzati da un’istintiva diffidenza che spesso li fa soli, li fa isola a sé come diceva Pirandello, così come sono caratterizzati anche da un altro istinto, quello di tendere la mano, di accogliere. e di farlo senza compromessi. 

In questo secondo romanzo, Nenè indaga su due crimini. La conclusione di uno in particolare, che è quello con cui la narrazione si apre, ha il sapore amaro della giustizia legale che non corrisponde a quella morale. La Sicilia e i giallisti siciliani sono tutti un po’ noir, con quel modo di approcciarsi alla vita con fatalismo e ironia. Vale anche per te? Pensi che dipenda dal nostro essere isolani?

Probabilmente. Ma, al di là delle contaminazioni, della sicilianità e della sicilitudine però, c’è da dire che trovo sempre particolarmente interessante raccontare la storia delle persone quasi invisibili. Della gente comune che è scivolata nel crimine a causa di una serie di frustazioni o delle ingiustizie che ha subito. E in questi casi, spesso purtroppo, la giustizia legale è distante da quella morale.

Superfluo da dirsi, dato che sei autore televisivo di professione: i dialoghi sono il tuo asso nella manica e i personaggi bucano la pagina. Pensi che possa esserci in futuro una trasposizione televisiva della serie? Volendo allargarci, chi vedi nei ruoli di Nenè, di Sara e di Salvina Russo? Non oso immaginare la signora Basiricò…

I diritti cinematografici sono stati opzionati da Bibi Film, una casa di produzione che ha prodotto sempre cose gustose come la serie “Le indagini di Lolita Lo Bosco” con Luisa Ranieri o “La stranezza” con Tony Servillo, Ficarra e Picone, per citarne alcune. So che, in questo momento, stanno lavorando senza sosta per portare a termine il progetto. Spero davvero si realizzi. È un percorso lungo e complesso. Io, non posso far altro che fare il tifo per loro. 

Per il resto, non mi sono fatto alcuna idea di chi possa interpretare Nenè e tutti gli altri personaggi. Sinceramente, sono molto curioso anch’io.

L’anno prossimo avremo il terzo episodio?

Ho appena terminato la prima stesura della terza indagine di Nenè Indelicato. Me lo auguro. Ho ancora così tante storie da raccontare.

Grazie da parte mia e di ThrillerNord

Claudia Cocuzza

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