Intervista a Giuseppe Steno




A tu per tu con l’autore


Inizio facendoti i complimenti per questo tuo primo romanzo e mi permetto di darti del “Tu”, dal momento che ho l’abitudine di leggere anche i ringraziamenti. Ma questo lo può capire solo chi ha già letto TUTTO il libro.

Hai dato vita ad una figura molto interessante, determinata e forte all’apparenza, ma solo fino a quando non permette alla sua parte nascosta, ossia la bambina che è stata, di prendere il sopravvento sulla donna che è ora. Vuoi presentarci tu Rosa e nei limiti del possibile illustrarci la sua storia? Come vi siete incontrati?

Rosa è una donna che ha vissuto il senso dell’abbandono durante la sua adolescenza, nel momento in cui era più fragile. Le sofferenze, più che cambiare, trasformano chiunque. Lei è riuscita a rimanere sulla sua zattera fino a quando non ha avvistato la sua terra ferma. Si è trasformata non per rimanere incolume ma per sopravvivere. Io Rosa l’ho incontrata diverse volte, infatti potrei dire che lei è il compendio composto da tasselli estratti dalle donne interessanti che ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere. Ma forse in Rosa c’è anche qualche parte di me.

Puoi farci una panoramica dei personaggi che assumeranno un peso all’interno del romanzo, omettendo ovviamente ciò che potrebbe nuocere poi alla lettura?

No comment!

Le tematiche toccate nel tuo libro sono parecchie. Si va dalle difficoltà di dialogo in famiglia, agli eccessi, ai legami tossici e ai segreti, quelli che alla lunga, invece di proteggere finiscono per inquinare i legami fino a distruggerli. Puoi raccontarci com’è nata questa storia?

Rispetto alla tua domanda la mia risposta forse è un po’ banale. La storia nasce in un giorno d’estate nel 2022. Quel giorno il cielo era plumbeo minacciava pioggia, avevo deciso comunque di fare un bagno a mare, proprio di fronte a casa mia a Galati Marina. Il mare era calmo come l’olio e mentre facevo il morto a galla rilassato, mi sono accorto di aver perso la fede. L’anello si era sfilato dal mio anulare. Esco per andare a vedere se fosse caduto in spiaggia, avevo appena messo i piedi sul bagnasciuga e un fulmine si scarica con tutto il suo bagliore al largo proprio di fronte a me, provocando un tuono tremendo e lì, ho capito che ero nata in quel momento. 

Uno dei tuoi personaggi, che per inciso mi è piaciuto molto, ad un certo punto afferma: “Essere genitori può rivelarsi un compito facile quando va tutto liscio come l’olio, quando hai una famiglia che vive in amore e armonia. È quando non esistono queste condizioni che tutto si complica…”. Non mi sono mai trovata così concorde come con questa riflessione. Puoi provare a contestualizzarla all’interno della storia e però, dirci anche il tuo pensiero?

Il mio pensiero è identico a quello di Martino. Ci sono singoli momenti nella vita di ognuno di noi che possono rappresentare una deviazione irreversibile, quando non si può più tornare indietro. Questo mi è sembrato essere rappresentato molto bene nel film “Sliding Doors”. Cosa ne sarebbe stato di Martino, o di Rosa, o di Enzo se quel giorno fosse andata diversamente?

Nasciamo con l’illusione di essere eterni. A poco a poco, crescendo, ci abituiamo al passare dei giorni. I mesi e poi gli anni ci sembrano sempre più brevi.”. La vedi come uno dei tuoi personaggi, o affronti ogni giorno come fosse l’ultimo?

Per me è inconcepibile vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma ho sempre presente che potrebbe esserlo.

Non sarebbe un Frilli se non avesse un luogo, per cui, puoi raccontarci come mai hai ambientato il tuo romanzo a Messina? Cosa rappresenta per te e se un giorno dovessi capitare da quelle parti, qual è la prima cosa che dovrei assolutamente vedere o gustare? O anche tutte e due?

Messina è la mia città. A uno sguardo distratto e superficiale potrebbe apparire imperfetta ma invece è affascinante e io l’adoro. Secondo me la cosa più importante da apprezzare è l’umanità e la generosità del Messinese. Se invece vogliamo soffermarci sulle bellezze del suo territorio, compresa tutta la sua provincia, e beh dovrei scrivere un altro libro. Riguardo alla cucina, invece ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia, qui è tutto buonissimo!

Nel futuro di Giuseppe Steno, ci sono altri manoscritti che scalpitano per prendere vita fuori dal cassetto?

Sì.

Giunti al termine, passiamo alla domanda di rito per chi arriva a Thrillernord, ossia, sei un lettore vorace? Quali sono i tuoi generi e nomi di riferimento? Dedichi uno spazio anche ai nordici?

Mi ritengo un lettore stagionale, leggo solo tre/quattro mesi l’anno durante la stagione calda. Non ho generi o nomi di riferimento, piuttosto mi affido ai consigli che ricevo in libreria. Ma se dopo le prime trenta pagine la storia non mi prende, esercito il mio libero arbitrio, chiudo il libro e ne inizio un altro.

Grazie per la tua disponibilità a nome mio e di tutta la redazione di Thrillernord!

A cura di Loredana Cescutti

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