A tu per tu con l’autore
Orso è un protagonista che ti rimane addosso, è un killer spietato che in quarant’anni di attività criminale ha espiato il suo dolore e la sua colpa di aver rinunciato ai suoi affetti per proteggerli. Alle dipendenze del boss marsigliese detto il Rosso, Orso è l’uomo intorno a cui ruota la storia noir di “Come un padre”, esordio narrativo di Marco Martani. Dopo trent’anni di sceneggiatura Martani sceglie la strada della narrativa, un romanzo scritto in solitudine senza confronti, una storia forte e dura influenzata dalle sue letture di Chandler, Ellroy, Lansdale, che racconta il percorso di un uomo che a sessant’anni superato un infarto rompe il legame con la sua vita da criminale e decide di iniziare un percorso di formazione sentimentale per riappropriarsi di quella fetta di vita accanto alla compagna e alla figlia che si era negato per troppo amore nei loro confronti. Protezione che è stata anche sofferenza e rinuncia per quarant’anni in cui i sentimenti hanno sempre ceduto il passo alla violenza e al male. Orso ha il cuore malato, ferito e con un bypass e capisce che è arrivato il momento di ritrovare le sue donne. La loro ricerca innesca una trama fitta di indagini, inseguimenti, trappole, lotte con criminali del passato e col suo boss che non vuole lasciarlo andare e perderlo. Martani rende con mestrìa un killer violento un uomo da comprendere nella sua sofferenza e al quale ci si lega durante il suo percorso di rinascita e formazione ai sentimenti. Il noir di Martani sviscera mali fisici, dolori, legami, voglie e privazioni del suo protagonista ma è anche un romanzo d’azione, dalla scrittura rapida e incisiva e la storia batte forte come vuole fare ancora il cuore di Orso.
Il romanzo è un noir con molta azione, è un unicum nel panorama italiano, è un tuo omaggio alla tradizione anglosassone?
Piu’ che un omaggio è stato un prendere spunto da romanzi che ho letto sin da adolescente e che ho sempre apprezzato. Quando ho deciso di scrivere “Come un padre” ho pensato che avrei voluto scrivere un romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere. Mi sento lontano dal giallo all’italiana che ha un grande seguito di lettori ma io volevo scrivere qualcosa di diverso e ho pensato a Ellroy, Lansdale, Winslow, narratori di storie che ho sempre ammirato perchè mi prendevano per mano e mi portavano in un mondo nero e affascinante. Ecco, io sono rimasto ancorato lì, a quel mondo e a quel genere di narrazione.
Orso è un duro, è spietato eppure ci si affeziona al personaggio e si fa il tifo per lui. Qual è il suo “segreto”?
Il suo segreto è quello di essere un personaggio tormentato, ha deciso di non amare per un sacrificio enorme che ha scelto di fare quarant’anni prima e per tutti quegli anni è stato un personaggio negativo ma nello stesso tempo ha capito che forse con l’infarto è iniziato il suo percorso di formazione. Non è una bella persona ma è un uomo che soffre e porterà il lettore a soffrire con lui nel suo percorso di rieducazione sentimentale, e questa è un pò la scommessa del mio romanzo.
Il boss il Rosso ha un forte legame con Orso,in lui Orso ritrova anche la figura paterna?
Il Rosso è in un certo senso la nemesi di Orso, i personaggi sono interconnessi, sono legati tra loro come da un cordone ombelicale che va oltre l’essere datore di lavoro e braccio destro. C’è una sorta di senso del possesso, di gelosia da parte del Rosso, blandisce sempre Orso per fargli sapere che gli vuole bene e non può fare a meno di lui. Il loro è un rapporto che li lega in modo indissolubile anche se fanno parte di un meccanismo criminale.
Le donne del romanzo sono soprattutto madri, che ruolo hanno nella trama narrativa le figure femminili?
Ci sono due personaggi femminili molto forti, Elsa e la figlia del Rosso. Sono due donne anche madri che ci mostrano il lato positivo ma anche quello negativo del ruolo che un genitore deve avere nei confronti dei figli per proteggerli. Ci sono ombre e luci anche in questi personaggi. Elsa oltre a essere una madre è anche colei che riuscirà a far accendere a Orso quella speranza, quel sentimento che aveva abbandonato per quarant’anni, ed è un personaggio fondamentale. Poi il fatto che sia una madre porta Orso a essere padre, è un pò come la legge del contrappasso perchè Orso ha abbandonato la figlia e non vuole esere padre ma nel corso del romanzo lo sarà spesso, si ritroverà in situazioni in cui dovrà fare il padre e sarà anche piu’ bravo di molti padri che non hanno dovuto rinunciare al ruolo di genitore come ha scelto di fare lui.
Nel suo percorso di rinascita Orso chiede aiuto a vecchi amici e si confronta e affronta altri criminali. Cosa significa amicizia per lui?
Orso è un uomo solitario che non ha mai avuto bisogno di nessuno. Nel suo viaggio anche dentro se stesso riuscirà per la prima volta a fidarsi di qualcuno, a chiedere aiuto, a crearsi una squadra sui generis e improbabile. L’infarto che è l’inizio della sua rinascita lo porterà a non credersi piu’ immortale ma a sentirsi un uomo con un unico obiettivo e per raggiungerlo ha bisogno dell’aiuto di altre persone e trova degli amici particolari. Questo secondo me è un elemento singolare del romanzo che porta a scavare nella criminalità e a trovare anche un barlume di umanità e sincerità pure attraverso personaggi che hanno sempre vissuto nella violenza e nel nero.
Dalla sceneggiatura alla narrativa. Che cosa ti è piaciuto di piu’ della tua scrittura in solitudine?
Scrivere in solitudine è stato meraviglioso, come una boccata d’aria. Mi sono preso i miei tempi e risolvere i problemi da solo, trovare le energie per mettermi davanti al computer a scrivere mi è servito per riappropriarmi del godimento della scrittura e mi sono sentito in una posizione privilegiata. Il mio rigore da sceneggiatore però mi è servito per costruirmi una griglia, una storia che fosse “protetta”, poi molti personaggi mi hanno sorpreso e creato delle svolte non previste, svolte che per me sono state momenti di euforia nella solitudine.
Marco Martani
A cura di Cristina Marra
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