Intervista a Maria Elisa Aloisi




A tu per tu con l’autore


Ciao Maria Elisa, ti ringrazio per aver ritagliato qualche minuto di tempo per rispondere a queste domande per l’intervista a ThrillerNord.

Grazie a tutti voi di Thrillernord, per lo spazio e il tempo che mi dedicate da quando è iniziata questa mia avventura nel mondo della narrativa crime.

Quale fase della scrittura della serie di Ilia Moncada è stata più impegnativa, la costruzione del personaggio, lo sviluppo della trama, trovare l’ambientazione giusta o amalgamare il tutto?

La costruzione del personaggio e dell’ambientazione non sono stati particolarmente insidiosi. Naturalmente mi è venuta in aiuto la mia professione principale, quella di avvocato penalista, e l’amore per Catania, la città che mi ha adottato da oltre vent’anni. Quanto alla trama, forse è l’aspetto che ogni volta mi dà qualche rogna in più. Dipende molto dalla struttura del giallo giudiziario, che è più complessa rispetto a quella del giallo classico. Mi spiego meglio: nel giallo di stampo classico, solitamente, abbiamo un omicidio al quale segue un’indagine, che alla fine porta all’individuazione del colpevole.

Ma poi quel colpevole sarà condannato all’esito del processo?

Leggendo un giallo classico, non lo scopriamo quasi mai.

A pensarci bene, dunque, il giallo giudiziario inizia laddove il giallo classico finisce.

Da questo ne deriva che la trama del giallo giudiziario è composita, doppia. L’autore, in realtà, deve architettarne due: l’indagine vera e propria che ha condotto all’individuazione del colpevole e una seconda trama, quella giudiziaria, che deve cercare di decostruire l’indagine poliziesca. Il tutto tenendo conto anche di qualche paletto imposto dalle norme che governano il processo penale.

 Qual è stata la scintilla che ha ti ha portato a scrivere un giallo così potente come “Il canto della falena”, vincitore del prestigioso Premio Tedeschi nel 2021, successo poi replicato con il seguente “Sto mentendo”?

Ancora una volta la risposta è identica: la mia professione. Da diversi anni mi occupo in particolare di violenza di genere, un tema che mi sta molto a cuore. La miccia che però ha acceso l’immaginazione è stata un articolo scientifico sul metodo di accoppiamento del maschio della falena spodoptera, considerato un insetto stupratore.

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.” scrive J. D. Salinger ne “Il giovane Holden”. Se tu potessi chiamare un giallista o una giallista che ha segnato la tua vita di lettrice, chi chiameresti e cosa chiederesti?

Senza dubbio la mia vita di lettrice bambina è stata segnata da Agatha Christie, che, nonostante i tanti detrattori, resta la scrittrice di gialli più venduta al mondo. Solo dopo Hercules Poirot è arrivato Perry Mason e, probabilmente, è grazie a lui che sono diventata una penalista, il potere travolgente della letteratura. Però, colpo di scena, chiamerei Simenon e gli chiederei: “Ascolta, Georges, mi spieghi come cavolo facevi a scrivere un romanzo in soli 15 giorni? Qual è il trucco?”.

“Sto mentendo” orbita sul concetto di verità e di menzogna. Quanto è possibile stabilire la verità in un processo in tribunale? Si cerca davvero la verità oppure è un adattamento alle diverse possibilità che un caso criminale offre?

Certo che si cerca la verità!

Ma sapete qual è il problema? Che ognuno cerca la propria.

Ogni parte processuale offre al giudice una sua verità: l’accusa quella che porta alla condanna dell’imputato, la difesa quella che, al contrario, porta alla sua assoluzione.

Il fatto è che ogni crimine è un evento passato che non si ripeterà mai più e quindi il processo diventa una specie di operazione di ricostruzione archeologica, in cui si scava. Si scava per cercare le prove, le tracce, le testimonianze. Sono queste ultime che spesso rendono tutta l’operazione più problematica. E non necessariamente perché il testimone decida di mentire scientemente.

 Come in “Il canto della falena”, anche in “Sto mentendo” affronti temi scottanti e di grande attualità. Pensi che il giallo abbia anche il compito di “non far dimenticare l’orrore che regna” e non solo offrire qualche ora di svago. E’ un bisturi che affonda nelle piaghe della società o il moderno oppio dei popoli?

Io direi entrambe le cose ed è forse proprio questo che lo rende uno dei generi narrativi intramontabili e più letti al mondo. Ha un potere consolatorio, anche se sul punto alcuni autori non sono d’accordo. A questo proposito, è innegabile ciò che sostiene Maurizio De Giovanni: nel giallo c’è sempre un morto e per quanto alla fine si possa individuare l’autore del reato, le cose per qualcuno non torneranno mai a posto, per i parenti della vittima, ad esempio. Nulla, nemmeno, la cattura del colpevole potrà mai ristabilire l’ordine del loro mondo.

Ed è vero.

Però è anche vero che ogni giallo di carta è pur sempre fiction. E non era proprio Agatha Christie che spesso decideva di far morire persone orribili delle quali, in fondo non importava nulla a nessuno?

E perché?

Proprio perché il lettore potesse concentrarsi sull’indagine, senza particolare sofferenza dovuta all’empatia con la vittima.

Ma il giallo non è solo questo, come giustamente dici tu. Non è solo diletto.

È indagine di ambiente, cultura, antropologica perché scandaglia la società in cui viviamo, portandone alla luce gli aspetti più noir.

E dunque è questo l’aspetto che lo rende un genere narrativo così amato?

Oppure dipende anche dal fascino che, da sempre, il male esercita sul genere umano? Un po’ come quando da bambini avviciniamo il dito alla fiammella, pur sapendo che ci scotteremo.

Ecco, mi chiedo questo: il successo è dovuto alla seduzione del male oppure è il bisogno di volerlo esorcizzare?

“La legge è ciò che abbiamo perché non possiamo avere la giustizia.” scrive William McIlvanney in un noir grandioso dal titolo “Come cerchi nell’acqua”. In tribunale si tenta di far rispettare la legge o si cerca di affermare la giustizia?

L’ideale sarebbe entrambe le cose.

Però a questo proposito vi racconto una cosa. Ero al primo anno della facoltà di legge e il professore di diritto privato stava spiegando uno dei tanti argomenti in programma.

Ad un certo punto esclamo ad alta voce: «Però così non è giusto!»

Il prof mi guarda a lungo in silenzio e poi mi dice: «Ci si abitui, Aloisi. Qui lei non impara cosa è giusto. Qui impara cosa è lecito.»

I legal thriller, o come venivano chiamati prima legal drama, che conosciamo meglio sono quelli che hanno come protagonista Perry Mason, grazie anche ai celebri telefilm con Raymond Burr. In questi scontri giudiziari con l’accusa l’avvocato per far trionfare la verità non rifiuta nessun trucco e sotterfugio. E’ morale voler trovare la verità utilizzando la menzogna o al limite omissioni e “bugie bianche”?

Se menzogna equivale a truccare le prove, no. Tra l’altro è un reato, tra i più odiosi per chi è avvocato.

Se invece l’escamotage consiste nel trovare una falla nel “sistema legge”, allora a mio parere è ammissibile. La risposta è identica a quella che ho dato nella domanda precedente: un giurista deve fare i conti solo con ciò che è lecito.

E ciò che è lecito non sempre coincide con ciò che è giusto secondo il sentire comune.

In fondo, questo è uno dei dilemmi morali più antichi del mondo.

Vi ricordate il dialogo tra Antigone e Creonte? È giusto obbedire alla legge degli uomini o a quella degli Dei?

“Sto mentendo” alterna scene drammatiche a spunti anche divertenti ispirati da aneddoti tratti da episodi vissuti in tribunale. Qual è quello più divertente e quello più strano che ti sia mai capitato?

Quello più stravagante, probabilmente è uno degli episodi che racconto ne “Il canto della falena”: quello della signora che per punire il marito fedifrago gli mette le mutande a mollo nella candeggina senza risciacquarle.

Non vi dico com’era ridotto il povero uomo, appena è tornato a casa dopo una giornata di lavoro…

Quando leggi un giallo, lo fai con mentalità analitica da professionista o con l’animo più rilassato da lettrice appassionata?

Parto sempre con occhio critico però, quando il romanzo funziona davvero, entro pagina trenta sono già una comunissima lettrice di gialli e thriller.

 Quali sono i gialli ambientati in tribunale che ti piacciono di più e chi è il giallista più bravo, a parte te, il più preciso nel rendere credibile questo genere, particolarmente tecnico, nell’esteso territorio letterario del giallo?

Per quanto mi riguarda, il maestro indiscusso è Michael Connelly.

Quale libro giallo avresti voluto scrivere tu, pagando anche una cifra folle per farlo?

Presunto innocente, ma resto umile.

Ti ringrazio sentitamente per l’intervista, facendoti i complimenti per il nuovo ottimo giallo che hai pubblicato.

Grazie di cuore a te e alla redazione.

A cura di Salvatore Argiolas

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