A tu per tu con l’autore
Ringrazio di cuore Maria Elisa Aloisi e Santino Mirabella, anche a nome di ThrillerNord, per aver accettato di rispondere a qualche domanda sul loro libro appena uscito “Guida pratica per scrittori sulle procedure di polizia giudiziaria.”
Nella guida ci sono tanti esempi di sgrammaticature procedurali ma qual è l’errore (o orrore) più clamoroso e quello che fa inorridire maggiormente?
Santino Mirabella: È difficile scegliere il più clamoroso, perché ogni errore, se è ‘clamoroso’, già ha il suo podio. Forse potrei fare riferimento alle aberrazioni durante l’udienza. Si vaga tra il Perry Mason americano e il Porta a porta di Bruno Vespa. Un chiacchiericcio senza regole. Vi è un Giudice perennemente distratto che si desta solo per dire o fare cose assurde (come far arrestare uno del pubblico per il solo fatto che il testimone sta parlando male di lui), oppure rinvia dando un colpo di martello (mai visto nelle aule italiane) senza dire né l’orario, né il luogo, né il programma della prossima udienza etc. Vi sono persone di cui non si conosce il ruolo ma che si siedono più o meno vicino al Giudice, mentre un avvocato passeggia gesticolando rivolgendosi a una fantomatica giuria, prestata direttamente dai telefilm americani.
Qual è invece l’errore veniale più frequente riscontrato nei gialli italiani?
Santino Mirabella: Forse la velocità delle indagini e dei rinvii processuali. Nelle fiction televisive si riassume in pochi giorni quello che nella vita reale accade in mesi o anni. Ma si può perdonare in quanto vi sono evidenti necessità di tempi televisivi.
Nel libro si cita un caso in cui due complici si accusano a vicenda e ciò mi ha ricordato il celebre caso Bebawi in cui negli anni Sessanta due coniugi si accusarono a vicenda di un omicidio venendo assolti in primo grado per insufficienza di prove, per poi essere condannati quando ormai erano sfuggiti alla giustizia. Nell’ordinamento attuale le cose sarebbero andate diversamente?
Santino Mirabella: Di fatto sì, perché occorre che la prova sia raggiunta al di là di ogni ragionevole dubbio, quindi elementi su una persona e elementi su un’altra sono al ‘di sotto’ di ogni ragionevole dubbio. Potrebbe essere una furbata degli imputati per evitare una condanna per un reato che magari hanno commesso insieme, occorrerà quindi una rigorosissima istruttoria.
Mi ha sempre sorpreso la differenza dell’esito delle perizie mediche tra narrativa e filmografia dove sono sempre esatte e indiscutibili e la realtà processuale in cui è difficile che non vengano messi in discussione. Cosa prevede la legge in merito?
Santino Mirabella: La scienza non ha quel crisma di infallibilità di cui si parla spesso a sproposito. Un nocciolo duro permane, ma le interpretazioni dei fatti, specie con il senno del poi, non sono necessariamente univoche. Per questo vi sono le consulenze delle parti (Difensore e P.M.) spesso in antitesi tra loro e ad esse si può contrapporre la perizia del Giudice. Tra due testi contrapposte, o perfino tre (come nell’ultimo caso), toccherà al Giudice decidere, in quanto è Magister magistrorum.
L’esame del DNA ha modificato in maniera decisiva le indagini sugli omicidi ma cosa prevede la procedura vigente?
Maria Elisa Aloisi: Ciao Salvatore e un saluto a tutti i lettori di Thrillernord. Credo vada fatta una premessa per evitare fraintendimenti: è sempre necessario distinguere la fase delle indagini preliminari dal processo vero e proprio. Nelle due rispettive fasi, soggetti agenti e procedure sono ben diversi. Mi spiego meglio: nel caso di estrazione del DNA durante la fase delle indagini, la competenza spetterà ad esempio ai RIS, alla Polizia scientifica, in generale a esperti nelle scienze forensi, quindi non attiene alla procedura penal codicistica in senso stretto. Tali operazioni attengono alla sfera scientifica ed esulano dalle competenze tecniche di una giurista. Io stessa, quando nei miei romanzi affronto aspetti di questo tipo, chiedo pareri a esperti del settore. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare il Colonnello Giorgio Stefano Manzi, sempre molto disponibile a dispensarmi consigli e suggerimenti.
Ma torniamo alla procedura: la situazione muta nella fase del processo e la logica è evidente: avvocati, pubblici ministeri e giudici dovranno valutare l’operato degli esperti, la catena di conservazione, l’apertura e chiusura dei sigilli e soprattutto “fidarsi” o meno delle conclusioni alle quali sono giunti.
Ma come possono farlo dal momento che non sono degli esperti? Cosa ne sanno avvocati e magistrati di biologia, di medicina legale, di morfologia delle macchie di sangue, di grafologia etc?
Semplificando, magistrati e avvocati dovranno valutare l’affidabilità della prova scientifica attraverso consulenti tecnici e periti, da loro nominati, che verranno sentiti in aula nella fase del dibattimento. Su questa materia la giurisprudenza italiana (in particolare la sentenza Cozzini, Cass. Pen., sez. IV, 13 settembre 2010, n. 43786) fa riferimento a due importanti sentenze statunitensi: la sentenza Frye del 1923 (Frye vs. United States, 1923) e la sentenza Daubert del 1993 (Daubert vs. Merrel Dow Pharmaceuticals, 1993) che sostanzialmente indicano le linee guida da seguire (attendibilità: se cioè, ad esempio, la stessa ricerca fatta da un altro ricercatore con gli stessi metodi, con gli stessi soggetti avrebbe ottenuto i medesimi risultati; generalizzazione, ossia se i risultati sono applicabili a casi analoghi; credibilità: se la procedura e i risultati della ricerca sono affidabili; accettabilità, se sono condivisi dalla comunità scientifica etc, etc.).
L’avvocato difensore può promuovere indagini per scagionare il proprio cliente ma può presentare prove che incolpino un presunto colpevole, o si deve limitare alle prove a discolpa?
Maria Elisa Aloisi: L’avvocato su questa materia ha ampia manovra. Per esercitare il diritto di difesa, potrà infatti non solo presentare prove a discolpa, ma anche presentare prove a carico del vero autore del reato.
Nei gialli e nelle serie TV si notano sempre più frequentemente esponenti delle forze dell’ordine che, in proprio o attraverso dei contatti esperti, agiscono da hacker prelevando dati sensibili. Queste prove possono avere validità giuridica?
Santino Mirabella: Ovviamente no. Fa parte della civiltà giudiziaria che possono essere utilizzate ai fini della decisione solo le prove acquisite con il pieno rispetto della legge, altrimenti ognuno potrebbe muoversi liberamente con le leggi della giungla e poi portare le prove in udienza come nulla fosse. Il rispetto delle regole e dei diritti passa solo attraverso la legge. Non a caso il Giudice è ‘soggetto solo alla legge’, e non certo agli escamotage delle parti.
Erle Stanley Gardner, il creatore di Perry Mason, in un suo giallo con Donald Lam mise in rilievo una smagliatura giuridica che avrebbe permesso ad un assassino di farla franca in modo del tutto legale. Ci sono altri casi del genere dove i giallisti hanno individuato falle nel codice penale?
Maria Elisa Aloisi: Quantomeno nel giallo italiano, non mi sembra di ricordare casi simili. L’unica eccezione che mi viene in mente, ma non si tratta di una smagliatura del sistema, è l’applicazione del principio del ne bis in idem, ossia il principio secondo cui “nessuno può essere processato due volte per lo stesso fatto”. Si verifica nel caso in cui qualcuno, che ha subito un processo, viene assolto. Questi non potrà più subire un secondo processo relativo al medesimo fatto di reato, anche nel caso in cui, dopo la sentenza di assoluzione, si scoprano prove inconfutabili della sua colpevolezza. Mi rendo conto che tale principio potrebbe essere inteso come una “stortura” del sistema. Una stortura che a volte viene percepita dal lettore come un cavillo giuridico di cui ci si avvale pur essendo colpevoli. In realtà è la corretta applicazione di importanti principi di civiltà che costituiscono la base della certezza del diritto.
Quali sono i migliori legal thriller, dal punto di vista della credibilità procedurale?
Maria Elisa Aloisi: Se il requisito è la credibilità, anche in questo caso è necessaria una premessa. Il legal thriller presenta una doppia criticità: 1) una struttura più complessa rispetto al giallo. 2) un elevato grado di conoscenza tecnica. Riguardo al primo punto, il legal thriller in genere comincia laddove un giallo classico finisce. Voglio dire, nel giallo c’è un delitto e si conclude con la cattura del colpevole. Ma poi chi ci dice che al processo tale presunto colpevole sarà punito? Leggendo un legal thriller possiamo appunto scoprire se questi sarà assolto oppure condannato. Tornando alla struttura, questo implica che in realtà un giallo giudiziario preveda una doppia trama: una che ricostruisce la tesi dell’accusa (e che ricalca quella del giallo classico) una seconda trama che invece cerca di decostruire la prima, provando l’innocenza dell’imputato con prove a discolpa e/o l’individuazione del vero colpevole. Riguardo il secondo aspetto, ossia l’elevato tecnicismo, fa sì che gli autori di questo genere narrativo siano nella maggior parte dei casi dei giuristi o esperti del settore. Penso allo stesso Gardner, Grisham, Richard North Patterson, Scott Turow tutti avvocati; Robert Traver di Anatomia di un omicidio, magistrato; Michael Connelly giornalista di cronaca nera. Anche in Italia le cose non cambiano Gianrico Carofiglio è stato Pubblico Ministero, Pietro D’Ettorre, coautore di Alessandro Perissinotto, è un avvocato penalista. È improbabile che uno scrittore, che non sia anche un giurista, si improvvisi nella scrittura di un romanzo di questo tipo e, per tale ragione, è improbabile leggere legal poco credibili sotto il profilo tecnico.
Nel libro viene citato Mickey Haller, l’”avvocato di difesa” creato da Michael Connelly. A parer mio è un valido avvocato ma dall’etica discutibile. E’ una lettura corretta del suo comportamento?
Maria Elisa Aloisi: Adesso parlo da avvocato, citando Jessica Rabbit: “Non siamo cattivi è che ci disegnano così”. Scherzi a parte, dall’Azzeccagarbugli manzoniano a Perry Mason, da Better call Saul a Micky Haller, l’avvocato viene spesso dipinto come un maestro del raggiro. Credo sia diventato un po’ un cliché, un cliché che funziona, ma pur sempre un cliché. Ciò detto, hai ragione, Micky Haller agisce spesso un po’ al limite, specie in un sistema forense che non fa sconti a chi viola il codice deontologico. Nonostante questo suo essere un po’ borderline, però a me Micky Haller risulta simpatico. Credo che la ragione non sia dettata da partigianeria per la categoria, ma dal fatto che Micky ha un suo sistema di valori solido e che, per rispettarli, preferisce a volte violare la legge degli uomini piuttosto che quella degli Dei, per dirla come Antigone di Euripide.
Maria Elisa, ci sarà un nuovo caso per Ilia Moncada, protagonista del giallo vincitore del prestigioso Premio Tedeschi nel 2021, “Il canto della falena”?
Maria Elisa Aloisi: Ci sarà, Ilia Moncada sta tornando. Vi diamo appuntamento al 2024.
A cura di Salvatore Argiolas
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