A tu per tu con l’autore
Gentile Massimo Tedeschi, vorrei farle i miei complimenti per le numerose sfaccettature del suo libro che ho molto apprezzato. Prima di tutto, l’ambientazione:
Nel libro si respira il suo amore per i meravigliosi paesaggi del lago di Garda: le limonaie, con la produzione dei cedri che dà il titolo al romanzo e fornisce uno spunto importante per la trama, con una connessione con una particolare festività ebraica: ci vuol raccontare come le è venuta quest’idea?
Grazie per i complimenti Edoardo. Il personaggio del commissario Sartori è nato cinque anni fa, e le sue indagini (“Il giardino dei cedri” è il quinto caso che affronta) uniscono due elementi che trovo carichi di suggestioni: il lago di Garda e il periodo degli anni Trenta-Quaranta vissuto da questo territorio, insomma la stagione che abbraccia la presenza di D’Annunzio, la fama mondiale del Reparto alta velocità di idrovolanti da corsa che aveva sede a Desenzano, la guerra, la Rsi e infine la ricostruzione. Anni magmatici, interessanti da raccontare e far rivivere sulla pagina. Ognuno dei miei romanzi si colloca in un’area precisa del lago: in questo caso la scelta è caduta su Gargnano e Bogliaco, nell’Alto Garda. L’idea del “Giardino dei cedri” ha preso corpo grazie a informazioni, storie, notizie apprese durante oltre trent’anni di “militanza” giornalistica (prima a Bresciaoggi e poi al Corriere della Sera), a tante letture. Dalla combinazione fra tutti questi elementi l’idea-progetto del libro si è formata in me gradualmente.
Esistono ancora oggi quei particolari cedri adatti per quella festa, e come le è capitato di incontrarli?
Dei cedri non innestati usati dagli ebrei per la cerimonia di Sukkot avevo letto su libri di storia locale. Ho scoperto che a Gargnano permangono rarissimi esemplari di questi cedri grazie a una manifestazione che ogni anno si organizza in zona, “Giardini d’agrumi”, in cui i proprietari delle limonaie superstiti aprono questi gioielli architettonici e agricoli e svelano tante curiosità storiche relative alle limonaie. In quella occasione ho potuto toccare con mano qualcuno dei rari “cedri per il sukkot”. Mi risulta invece che le comunità ebraiche attualmente si forniscano dei frutti necessari alla cerimonia nelle piantagioni esistenti in Calabria.
Il commissario Sartori apre il romanzo con una lunga nuotata: mi sono chiesto se, magari inconsciamente, abbia pensato nell’immaginarsi questa scena a quell’altro commissario che normalmente nuota nel canale di Sicilia.
Le nuotate di Montalbano hanno per me un richiamo magnetico, soprattutto nella loro versione filmico-televisiva. Devo dire però che, pur non avendo la resistenza del commissario Sartori, anche a me piace moltissimo nuotare nel lago. Consciamente, credo di essere partito soprattutto da lì.
Un elemento essenziale del libro è il riferimento metaletterario a L’amante di Lady Chatterley: a parte l’esperienza storicamente documentata del soggiorno di David Herbert Lawrence a Gargnano, nei luoghi raccontati nel libro, ci vuol raccontare come le è venuto in mente questo parallelo con la trama del romanzo?
La presenza di Lawrence a Gargnano è una delle circostanze letterarie più affascinanti relative al lago di Garda che mi ha sempre colpito: per l’eco che quella presenza ha lasciato, per lo scandalo che suscitò (lo scrittore inglese arrivò con l’amante tedesca che aveva appena abbandonato la famiglia), per le pagine che lo scrittore ci ha lasciato circa questa permanenza che va fra l’inverno del 1912 e la primavera del 1913, quando il lago era diviso fra territorio austroungarico (Riva e Arco) e territorio italiano. Il mio problema era che quell’epoca era troppo remota perché potesse avvenire l’incontro con il “mio” Sartori. Ma alla letteratura quasi nulla è impossibile, e così un intreccio avviene, ed è fondamentale ai fini del racconto.
E infine, un punto essenziale del personaggio di Sartori è il suo esercitare una resistenza passiva contro le follie del regime fascista, che mette a rischio la sua stessa carriera: ha in mente uno sviluppo ulteriore di questa tendenza, essendo ormai giunto alle soglie del conflitto mondiale e dell’imminente nascita della tragica Repubblica di Salò?
Sartori – lo si scopre qua e là in tutti i cinque romanzi – appartiene alla schiera, non ristretta, dei funzionari pubblici che subirono il fascismo senza condividerne tracotanza, persecuzioni politiche e – naturalmente – persecuzioni razziali. Lui è un poliziotto galantuomo, un “doverista” che rifugge le manifestazioni di regime, schiva con mille pretesti le azioni di polizia politica. Ha ragione lei: la guerra è alle porte, alla fine di questo romanzo, e tempo tre anni e mezzo sul Garda si insedierà la Repubblica Sociale. Sartori ci sarà. Naturalmente senza essere diventato repubblichino, e tuttavia con qualche compito non secondario sullo scacchiere impazzito della storia.
A cura di Edoardo Guerrini
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