A tu per tu con l’autore
Gentile Paolo Roversi, grazie per la disponibilità. Le mie domande cercano di toccare i punti che più mi hanno colpito nel suo “L’ombra della solitudine”.
Uno degli aspetti che mi ha più mosso il cuore durante la lettura è la forza dei sentimenti rappresentati: il dolore per la perdita di un amico o di un amore, ad esempio. Enrico che viene a sapere della morte della sua ragazza, Amanda. È d’accordo nel rilevare che per riuscire a descrivere un sentimento simile con tanta forza bisogna averlo provato, sulla propria pelle?
Gli scrittori, da sempre, cercano di trasmettere emozioni. Gioia, felicità, inquietudine, paura se servono per la trama. Quello che è davvero importante è immedesimarsi per rendere credibile quello che raccontiamo, del resto, non abbiamo mai ucciso nessuno, ma descriviamo un sacco di omicidi…
Un sentimento quasi altrettanto forte è quello dell’amore per determinati animali: i cani per Enrico, i pipistrelli per Liz. Lei quale delle due specie preferisce? Che tipo di forza le dà l’amore per il suo cagnolino, di cui ho visto la foto in una recente presentazione in libreria?
Adoro i cani. E l’ho scritto anche nel romanzo: sono angeli con la coda. Tutte le volte che posso porto con me la mia cagnolina anche alle presentazioni!
Liz, un personaggio molto particolare, sedicenne ma molto più matura della sua età, e perfino più abile di Enrico al computer; sarà la nuova aiutante di Enrico anche nei prossimi romanzi?
Sì. Molti mi hanno scritto di averla adorata e questo mi rassicura: introdurre un nuovo personaggio non è semplice ma con lei credo di aver fatto la scelta giusta.
I gusti culinari: Sebastiani decisamente non è vegetariano, visto che porta la Rivolta in un ristorante argentino specializzato in carne alla griglia; come mai lei invece lo trascina a un vegano puro? E come mai non troviamo il classico risotto allo zafferano: troppo ovvio per lei?
Il risotto giallo l’ho raccontato in altri romanzi della serie. Di cibo e di arte culinaria sono disseminati tutti i miei libri e, io stesso, sono un buon gustaio!
A cura di Edoardo Guerrini
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