Intervista a Simona Teodori




A tu per tu con l’autore


Ciao Simona. Grazie per aver accettato l’invito di ThrillerNord.

La cospirazione dei Cenci potrebbe essere definita come la biografia romanzata di Beatrice Cenci, figura storica popolare e molto controversa. Ti va di parlarci della sua genesi?

Grazie a Thrillenord per avermi dato questa opportunità. La Cospirazione dei Cenci è un vero e proprio romanzo storico, non è una biografia romanzata di Beatrice Cenci, anche se ho raccontato la vita di Beatrice così come si è svolta, con l’aiuto di importanti fonti storiche, di biografie, delle cronache dell’epoca, delle carte del processo e dei suoi testamenti (il testamento principale e il codicillo, scoperto molti anni dopo).

Io, personalmente, ho avuto l’occasione di “conoscere” Beatrice quando ero ancora una bambina, perché la mia famiglia è originaria di Petrella Salto.

Spesso mi veniva raccontata, come fosse una “favola nera”, la storia della sventurata Beatrice, che – prigioniera del suo terribile padre – aveva assassinato il suo aguzzino proprio dentro la Rocca che svetta, in rovina, sulla cima della montagna.

Oggi non resta molto di quell’antica fortezza di proprietà di Marzio Colonna, amico di Francesco Cenci, ma i ruderi sono ancora lì e il profilo dei monti è lo stesso che ha guardato Beatrice ogni giorno della sua prigionia.

Da quando ero ragazzina si è fatta strada dentro di me la voglia di conoscere, e magari riabilitare nel modo più giusto, la figura di questa giovane donna e ritengo che il romanzo sia uno strumento validissimo per far passare un messaggio, una storia, un punto di vista.

Che tipo di lavoro di ricerca hai compiuto per costruire il romanzo? Quanto tempo ti ha occupato? 

Una ricerca molto lunga, durata ben 5 anni, poiché gli impegni di lavoro e familiari non mi hanno consentito di poterla svolgere in un lasso temporale più contenuto. In ogni caso, sono partita dallo studio dei verbali del processo, del testamento di Beatrice, delle cronache del tempo. Allo stesso modo ho effettuato uno studio serio su Caravaggio, l’uomo, l’artista e anche in questo caso i verbali dei processi che lo hanno visto imputato mi hanno aiutato moltissimo a ricostruirne non solo la personalità ma anche il modo di esprimersi e gli atteggiamenti.

Fino a che punto, secondo te, l’autore di un romanzo storico può derogare alla Storia? Ovvero, fino a che punto può spingersi la fiction nella rappresentazione di eventi storici o comunque calati in un determinato contesto storico?

Credo che sia necessario dosare bene l’immaginazione affinché il romanzo non deragli in una storia improbabile e surreale. Le fonti storiche sono le fondamenta irrinunciabili per un romanzo storico che sia credibile e verosimile. Avendo scritto una tesi in storia del diritto italiano mi ero già cimentata nella ricerca archivistica sia presso l’Archivio di Stato di Roma, sia presso l’Archivio Storico Capitolino sia presso l’Archivio Apostolico Vaticano ed è da questo tipo di ricerca che sono partita.

La descrizione delle violenze subite da Beatrice è molto cruda. Hai trovato riscontro a tutte nella documentazione studiata?

Sì, naturalmente: nei verbali del processo si trovano molto chiaramente, anche se non abbiamo una confessione da parte di Beatrice degli abusi sessuali subiti; abusi che, al contrario dell’imputata, le due domestiche Calidonia e Gerolama confermano. Questo fatto, tuttavia, è legato – a mio avviso – a un dato preciso: Beatrice Cenci, lungi dall’essere una ragazza ingenua o poco erudita era intelligente e colta. Confermare gli abusi sessuali sarebbe stata la piena dimostrazione di un movente molto forte, ben più grave della prigionia e delle vessazioni subìte alla Petrella. Avvalorare gli approcci incestuosi da parte di Francesco Cenci avrebbe significato dare la testa al boia senza neppure provare a difendersi (cosa che lei fa, e anche con coraggio e piglio deciso, davanti al Tribunale del Vicario).

Mi incuriosisce il rapporto tra Beatrice e il Caravaggio. Anche questo è storicamente documentato e fa parte della finzione narrativa?

Nelle fonti sussistono tanti indizi precisi che legano Caravaggio a Beatrice Cenci. Non esistono lettere fra i due, per esempio, tuttavia esistono indizi inequivocabili del fatto che entrambi avessero molte conoscenze comuni, che frequentassero Piazza Navona (e molto altro) fino alla presenza di Caravaggio a Castel Sant’Angelo, per l’esecuzione di Beatrice, il pomeriggio dell’11 settembre 1599.

L’epilogo storico della vicenda è noto, tuttavia nella conclusione del tuo romanzo intravedo un possibile sviluppo narrativo. Hai un nuovo progetto di cui puoi parlarci?

Sto scrivendo un nuovo romanzo, è un’altra storia di donne ed è sempre ricavata da carte processuali molto interessanti ma non ha nulla a che fare con La Cospirazione dei Cenci.

Su Beatrice resterebbe ancora molto da dire, però vorrei restare in silenzio: mi piace pensare che dopo aver parlato in prima persona, Beatrice abbia guadagnato un po’ di quella pace che la vita non le ha offerto. 

Claudia Cocuzza

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