A tu per tu con l’autore
La rabbia (ma anche l’amor proprio) delle periferie, la gentrificazione, la diffidenza che può sfociare nell’odio sono tematiche decisamente attuali: perché hai scelto di raccontarle?
Mi sembrano elementi cruciali per capire le nostre città, che in questa fase storica significa capire la nostra società. Le tensioni che percorrono quella triangolazione rappresentano i semi di un conflitto che coinvolge tutti gli abitanti e segna le vite non solo di chi sta ai bordi.
Gli equilibri tra loro sono delicati ma solidi e mi sembra davvero che non potrebbero esistere l’uno senza l’altro. Prima di tutto, è la storia di un’amicizia fra tre ragazzi diversi ma uniti, ognuno alla ricerca della propria identità, in costruzione come succede a vent’anni. Una cosa che mi fa piacere è che in questi giorni i lettori mi dicano di aver scelto un proprio – diciamo così – personaggio del cuore. Flaviano l’impulsivo, Manuel il tormentato, Abdou il paziente: ognuno tocca corde emotive che risuonano in modo personale. Donatella ha un ruolo cruciale: perché con lei irrompe l’amore e perché ha la capacità di aprire gli occhi ai tre ragazzi, col suo pragmatismo e con la sua lettura politica del mondo.
Di sicuro il rapporto tra genitori e figli è un tema del romanzo. Un rapporto spesso conflittuale e a volte dolce, sì (penso a Flaviano col padre). Credo che diventare adulti comporti inevitabilmente qualche attrito con la generazione precedente. Qui un problema comune ai ragazzi, fortissimo in Manuel e Donatella, è che non accettano la strada che il mondo ha previsto per loro: la strada vogliono costruirsela da soli, in base ai propri desideri.
Sinceramente in questo momento sono molto concentrato sul presente: su *I tuoni* ho lavorato per due anni e mezzo, è giusto accompagnarlo verso i lettori, accogliere i pareri e confrontarmi con chiunque abbia voglia di entrare in questa storia.
Tommaso Giagni
A cura di Francesca Mogavero
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