Intervista a Tommaso Giagni




A tu per tu con l’autore


 

Ciao Tommaso, grazie per questa intervista, è un piacere conoscerti, averti letto e poterti rivolgere alcune domande. Anche nel tuo ultimo romanzo, I tuoni, Roma spicca sulla paginanon solo come ambientazione, ma come vera e propria protagonista: qual è il tuo rapporto con la Città Eterna? C’è un quartiere a cui sei particolarmente affezionato?
 
Grazie a voi. Roma è protagonista, sì, come amplificatore di dinamiche che però sono in corso in tutta Italia. Il motore del romanzo è la triangolazione tra un quartiere marginale abitato dai reietti della città, un quartiere residenziale di quelli nati accanto ai centri commerciali e un centro storico sempre meno centrale nella vita urbana. Con Roma ho un rapporto ambivalente, pieno d’amore e di fastidio, insomma complicato e sfumato, come credo quello che chiunque ha con la propria terra. L’affetto è spalmato sulla città intera ma la mia storia mi porta a individuare alcuni quartieri in particolare: vengo da una famiglia trasteverina, sono cresciuto a Monteverde Nuovo e vivo da dieci anni a San Giovanni.

La rabbia (ma anche l’amor proprio) delle periferie, la gentrificazione, la diffidenza che può sfociare nell’odio sono tematiche decisamente attuali: perché hai scelto di raccontarle?

Mi sembrano elementi cruciali per capire le nostre città, che in questa fase storica significa capire la nostra società. Le tensioni che percorrono quella triangolazione rappresentano i semi di un conflitto che coinvolge tutti gli abitanti e segna le vite non solo di chi sta ai bordi.

Flaviano, Manuel, Abdoulaye e Donatella sono personaggi strettamente legati, in un certo senso sono l’uno la miccia dell’altro: li hai concepiti e tratteggiati nello stesso momento oppure tra di loro esiste un “primogenito”?

Gli equilibri tra loro sono delicati ma solidi e mi sembra davvero che non potrebbero esistere l’uno senza l’altro. Prima di tutto, è la storia di un’amicizia fra tre ragazzi diversi ma uniti, ognuno alla ricerca della propria identità, in costruzione come succede a vent’anni. Una cosa che mi fa piacere è che in questi giorni i lettori mi dicano di aver scelto un proprio – diciamo così – personaggio del cuore. Flaviano l’impulsivo, Manuel il tormentato, Abdou il paziente: ognuno tocca corde emotive che risuonano in modo personale. Donatella ha un ruolo cruciale: perché con lei irrompe l’amore e perché ha la capacità di aprire gli occhi ai tre ragazzi, col suo pragmatismo e con la sua lettura politica del mondo.

Tra i giovani protagonisti e la generazione precedente si avverte una sorte di divario: Abdou e gli altri guardano i familiari con tenerezza o con un senso di rivalsa, con rabbia o frustrazione, mantenendo comunque una certa distanza, come se appartenessero a mondi distanti, a orbite che forse non si incontreranno (o scontreranno) mai…

Di sicuro il rapporto tra genitori e figli è un tema del romanzo. Un rapporto spesso conflittuale e a volte dolce, sì (penso a Flaviano col padre). Credo che diventare adulti comporti inevitabilmente qualche attrito con la generazione precedente. Qui un problema comune ai ragazzi, fortissimo in Manuel e Donatella, è che non accettano la strada che il mondo ha previsto per loro: la strada vogliono costruirsela da soli, in base ai propri desideri.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sinceramente in questo momento sono molto concentrato sul presente: su *I tuoni* ho lavorato per due anni e mezzo, è giusto accompagnarlo verso i lettori, accogliere i pareri e confrontarmi con chiunque abbia voglia di entrare in questa storia.

Tommaso Giagni

A cura di Francesca Mogavero

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