Intervista a Vanessa Roggeri




A tu per tu con l’autore


Qualche domanda svolazzava nella mia mente, così come altre curiosità: quale miglior soluzione se non chiedere all’autrice stessa che ringrazio per la generosità di condivisione.

Per thrillernord ho avuto il piacere di recensire l’ultima opera della scrittrice sarda Vanessa Roggeri, Il ladro di scarabei edito per Rizzoli. Un successo di vendite e di pareri sulla capacità, in questa occasione, da parte dell’autrice di soffermarsi sull’oscurità umana e il suo declino più torbido.

Vanessa, quando hai compreso che la scrittura sarebbe stata la tua dimensione preferita

Ormai il momento appartiene letteralmente a un altro secolo, addirittura a un altro millennio! La consapevolezza è arrivata presto, verso i 16 anni, come logica conseguenza del mio amore per i libri e come necessità di sfogare la mia spiccata fantasia in una forma creativa dal potenziale illimitato. È iniziato tutto come passione e poi molto velocemente si è trasformato in progetto di vita. Non sono brava a programmarmi l’esistenza, è un mio limite, però fin da adolescente sapevo che un giorno sarei stata pubblicata da una grande casa editrice e che i miei libri sarebbero stati sugli scaffali di tutte le librerie. Sono stata fedele al mio sogno, con grande costanza e determinazione sono andata avanti anche quando sembrava che non ci fossero più speranze. Ammetto di essere orgogliosa di me per essere riuscita a raggiungere l’obiettivo con le mie sole forze.

Quali autori o titoli hanno segnato il tuo percorso narrativo o ti hanno guidato?

Sono una lettrice onnivora, leggo tutto ciò che incontra i miei gusti e solletica il mio interesse, non leggo per moda o per spocchia intellettuale: la lettura per me deve essere piacere. Sono diventata lettrice – perché lettori si diventa a un certo punto della vita – precisamente a 12 anni, folgorata da un titolo fantasy del ciclo Shannara: da quel momento i libri sono diventati il mio destino. Passare dai romanzi per ragazzi ai grandi classici è stato naturale. Jane Austen e le sorelle Bronte sono nel mio cuore, così come tantissimi altri titoli (Il giovane Holden, L’esclusa di Pirandello, Il ritratto di Dorian Gray, Delitto e Castigo ecc.) che ho comunque alternato con romanzi di genere più moderni e in molti casi commerciali. Non sono mai stata una bulimica compulsiva, spesso preferisco rileggere i romanzi già amati. Essere una scrittrice di professione ovviamente influenza il mio essere lettrice, non mi accontento facilmente.  Grazia Deledda (la mia preferita) e la letteratura sarda sono una scoperta personale che invece è giunta con l’età adulta.

Questa tua ultima produzione letteraria, di enorme successo e dall’impatto emotivo di spessore, ha l’intenzione di trasmettere un particolare messaggio ai tuoi lettori?

I contenuti della storia possiamo dire che sono stratificati, le tematiche sono molteplici. Forse il messaggio preponderante sta nell’invitare i lettori ad andare oltre alle apparenze, a non fermarsi alla prima impressione. Nel romanzo nulla è come sembra, i personaggi stessi nascondono una dimensione che di primo acchito non viene rivelata, proprio come accade nella vita reale. Anzi, è verità affermare che molto spesso non conosciamo fino in fondo chi abbiamo vicino, poiché ognuno di noi custodisce una zona d’ombra intima e segreta dove risiedono non soltanto i pensieri più sinceri, ma anche fragilità e mostruosità inimmaginabili. Con Antino ho cercato di andare oltre le maschere, oltre la narrazione confortante, scegliendo di raccontare un personaggio che non è un eroe, bensì un ragazzo torbido e fallace, ambizioso e tragicamente umano. 

Al centro delle gesta della narrazione de Il ladro di scarabei vi è Antino, spinto da una forte caparbietà oscura. E se fosse Asmara la rivelazione della storia?

Ma infatti è Asmara! Se nei miei precedenti romanzi le protagoniste assolute erano giovani donne che dominavano le pagine dall’inizio alla fine del romanzo, qui Asmara – forse per paradosso, proprio perché l’attore principale è un uomo come Antino – parte timida e incolore, e conquista via via la scena dimostrando di nascondere al di là dell’aspetto dimesso un mondo interiore pieno di bellezza, poesia, sogni, ardimento e forza. Alla fine, rifulgerà di una luce straordinariamente intensa e brillate, più di tutte le altre mie amate eroine. Asmara non è affatto la “timida ombra che si nasconde sotto la pietra”: sebbene per lungo tempo si lasci intimorire dalla vita, nel momento più delicato e tragico saprà trovare il coraggio dentro di sé per reagire, operando quella rinascita tanto agognata che il suo amuleto, lo scarabeo, ha promesso fin dal principio. A dimostrazione che la vera magia si trova dentro di noi.

Stai già lavorando a una nuova idea narrativa?

Sì, sto scrivendo un nuovo romanzo. Ancora è troppo presto per anticipare qualcosa, posso dire però che mi piacciono le sfide perché mi spingono a elevare il livello della mia scrittura e affinare la capacità di gestione di trame dai risvolti sempre più complessi. La nuova storia è frutto di lunga ricerca e ponderazione, di sicuro è la più affasciante che io abbia scritto finora.

A cura di Federica Abozzi

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