IO TI TROVERÒ
Autore: Shane Stevens
Editore: Fazi
Traduzione: Giuliano Bottali e Simonetta Levantini
Genere: Noir
Pagine: 792 p., R0
Anno di pubblicazione: 2016
Prima pubblicazione: 1979
Sinossi. A dieci anni Thomas Bishop viene internato in una clinica psichiatrica dopo aver ucciso la madre che lo seviziava da sempre. Quindici anni dopo, evade dall’istituto e dà inizio a una fuga sanguinaria sul cui cammino sono ancora le donne a cadere. Un omicidio, due, poi saranno decine; Bishop tortura e uccide spostandosi da Las Vegas a Chicago, a New York. Un personaggio infero ma straordinariamente umano, del quale Shane Stevens è cronista implacabile raccontandone nel dettaglio l’infanzia e gli anni di reclusione, le quotidiane strategie di sopravvivenza e la ferocia omicida. Ne emerge un indimenticabile ritratto della follia, di quel concatenarsi di storie, incontri o mancati incontri che conducono un uomo a cedere alla violenza, all’orrore, alla distruzione dell’altro e di sé. E accanto a questa ombra che ferisce a morte le grandi metropoli del continente, emerge il volto oscuro dell’America degli anni Settanta, restituito attraverso il racconto di una caccia all’uomo che coinvolgerà tutti, poliziotti e giudici, politici e giornalisti, beffati dall’astuzia dell’assassino e incatenati, loro malgrado, alla sua testarda, deviata umanità.
“… vide lo sguardo maniacale e improvvisamente seppe che non si sarebbe mai più liberato di lui. Non nei suoi incubi, nei suoi ricordi e perfino nella sua mente. Aveva corso con la volpe troppo a lungo.”
Recensione di Loredana Cescutti
Come iniziare a parlare di “Io ti troverò”, se non definendolo un libro imponente, anche per la mole ma non solo, potente, traumatizzante e imprescindibile?
Ebbene, non si può fare altrimenti, perché non definirlo così sarebbe semplicemente riduttivo e gli si toglierebbe l’importanza che riveste a livello letterario.
Questo mega romanzo è un NOIR, ma tratta anche di politica, di società, di persone, di umanità.
L’analisi che Stevens ne ottiene, è di una società, quella americana, spaccata, diffidente, estrema.
La politica riveste un ruolo, apparentemente fondamentale, in qualsiasi aspetto della vita dei cittadini. Dal lavoro alla pena di morte, al controllo nella diffusione delle notizie, all’influenza in ogni minimo aspetto ma, appare anche più che mai carente quando si parla di assistenzialismo, attenzione alle donne e alle categorie più fragili.
Il tema, poi, quello delle notizie e anzi, il controllo, oserei dire, delle notizie, usato come uno strumento giocattolo a piacere e beneficio del politico di turno, che finirà per utilizzarlo nel tentativo di strumentalizzare la vita quotidiana delle persone e per influenzare ogni singola opinione e tornaconto personale.
“Per lui quella era solo un’altra fermata in una vita di rappresentazioni uniche. Come era sempre stato e sempre sarebbe stato, non sarebbe più tornato lì.”
E poi, oltre a tutto ciò ci sono loro, la volpe e la preda.
Difficile però, riconoscere chi è chi, perché si rivelerà una caccia serrata destinata a segnare irrimediabilmente entrambi. “Quasi. La parola che separa il successo dal fallimento.”
Una lettura vorace, che ho affrontato con la mia amica di letture Federica e che, ci ha trascinato nell’orrore di una storia pregna di follia. Una pazza corsa verso l’ignoto, sempre più a fondo, dove il non sapere, per certi versi ci avrebbe permesso di non stare così male.
“Stava imparando in fretta che la gente era straordinariamente distratta e noncurante. Poteva guardarti in faccia senza vederti affatto.”
Guardare il mostro negli occhi, entrare e sentire i suoi pensieri, avvertire la sua anima malata, seguirlo mentre agiva, vivere con lui ogni attimo. Insomma, il tutto si è trasformato sicuramente in una lettura devastante.
Naturalmente, il merito di una lettura così invasiva va riconosciuto a Stevens, che ha saputo trovare la chiave di scrittura giusta, per far sì che romanzo, protagonisti e lettori riuscissero a fondersi in un’unica macchia assolutamente noir.
“Il destino aveva trasformato quel ragazzo in un animale furbo, intrappolato e gravemente ferito.”
Ma nemmeno entrare nella testa dell’altra volpe o preda, che dir si voglia, si è rivelata impresa semplice e alla fine, anche con lei e le sue riflessioni, il rischio di scivolare in un gorgo si è dimostrata una possibilità concreto.
In generale, un libro grandioso per ritmo, atmosfera, ironia che spezza l’atmosfera ma che ferisce ugualmente e duramente, una trama che attinge a qualcosa di reale (ma per capire non potete fare altro che leggere) e soprattutto un riconoscimento va evidenziato nella costruzione dei personaggi, da quelli principali, a quelli secondari, alle vittime, alle comparse ecc.
A ognuno di loro, infatti, è stato donato del tempo per raccontarne la storia, un proprio vissuto, delle vere emozioni e dei sogni concreti che li hanno resi unici, delle persone in carne e ossa e, non solo, come spesso accade, dei nomi stampati fra le pagine.
A chi, già da tempo, mi diceva che avrei dovuto leggere questo romanzo, ora dico grazie.
A voi che non lo avete letto, dico, muovetevi.
“Uccidere significava vivere, non morire. Era solo questione di chi uccideva e di chi veniva ucciso.”
Buona lettura!
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Shane Stevens
È nato a New York nel 1941. Ha scritto cinque romanzi tra il 1966 e il 1981. Ritiratosi dalla vita pubblica e dalla scrittura all’inizio degli anni Ottanta, Shane Stevens ha fatto perdere ogni notizia di sé fino alla sua morte, avvenuta nel 2007. Fazi Editore ha pubblicato Io ti troverò (2016) e Dead City (2013).