Irene l’assassina




MARIA MASELLA


Editore: Salani

Genere: Noir

Pagine: 304

Anno edizione: 2025


Sinossi. Irene ha ucciso, forse. Ne è convinto il tribunale che l’ha condannata a quindici anni di detenzione, ne era convinta l’opinione pubblica anche prima che la sentenza venisse pronunciata, e persino lei si ritiene colpevole benché la sua memoria di quel giorno sia molto sfocata. Del resto, Irene aveva il migliore dei moventi, dato che la ‘vittima’, se così si può chiamare, era l’assassino di Giulio, suo figlio. Caso chiuso. Ora, scontata l’intera pena, la donna è di nuovo libera e può provare a ricostruirsi una vita nella sua città, Genova. Vorrebbe cancellare tutto, a partire da Stefano, l’ormai ex marito, ma una serie di lettere anonime le ricorda ogni giorno ciò che ha fatto. Se la prima è una crudele provocazione, le successive sembrano opera di qualcuno in possesso di informazioni che potrebbero riscrivere il passato e raccontare tutta un’altra storia. Ma come può fidarsi? Se questa persona sa davvero qualcosa, perché non esce allo scoperto? E siamo sicuri che di fronte alla verità sia sempre un bene tenere gli occhi aperti? Con una magistrale gestione dei personaggi e dei colpi di scena, Maria Masella ci mostra quanto il noir, apparentemente vincolato a regole inviolabili, possa rivelare sempre nuove possibilità narrative nel rappresentare i chiaroscuri degli esseri umani e della società.

“Gli scrittori sono bugiardi. No, non perché inventino, spesso storie assurde. No, la vera bugia è che la verità è irraccontabile. Ogni vita è talmente legata alle altre che nessuna storia avrebbe mai fine. O inizio.”

 Recensione

di

Loredana Cescutti


Come parlarvi di questo libro senza raccontarvi nulla di questo libro?

Graffia Masella, seppur con la delicatezza necessaria per il rispetto che deve alla sua protagonista e, ferisce pure.

“Se non eri dura come la pietra o morbida come il burro non sopravvivevi al carcere. Morbide sono quelle che dimenticano. Lei non poteva ed era diventata pietra.”

Ogni parola artiglia un lembo di cuore, ogni gesto provoca brividi profondi, ogni azione rischia di far sprofondare sempre di più il lettore.

Un lettore, che sin dalle prime battute rimane avvinghiato ai personaggi e non vorrebbe mai lasciarli andare. 

“… sono Irene. L’assassina.”

LEI.

Lei, per questo viaggio introspettivo fatto di angoscia e vuoto, di incertezze e convinzioni, dubbi.

LUI.

“… stava fingendo di essere un investigatore. Un ruolo che non era il suo e che non aveva mai desiderato. Investigare era vagliare i fatti, non solo descriverli. Soprattutto inoltrarsi nella mente e nel cuore delle vittime e dei colpevoli. Per lui era una novità.”

Lui, UNA VOCE, quello che tenterà di dar voce alla storia, ma che da quella stessa storia ne rimarrà attratto e travolto assieme, come da un qualcosa di inspiegabile assieme ai gesti, al male e alla solitudine che percepirà in modo profondo, per lui un dono inaspettato. Il sentire.

“… forse la felicità era qualcosa di impalpabile nel presente, si scopriva di essere stati felici nel passato come si sognava di esserlo nel presente.”

Un supporto, inesistente, a distanza, decisamente, per lei, che proseguendo nella sua ricerca racconta, a NOI e, cerca di mettere ordine ai fatti.

Ma a quali?

Maria Masella, di nuovo, è spiccia nello scrivere con ruvidezza, ciò che non può essere abbellito. Ma, come sempre, riesce a smuovere un’ondata di emozioni viscerali che toccano nel profondo.

“Il tempo rimodellava i ricordi, ne cancellava alcuni e altri li rendeva più vividi. I più dolorosi erano gli ultimi a dissolversi.”

Perché nessuno rimarrà illeso dopo aver letto questo libro.

E di questo sono certissima, poiché non potrete aspettarvi una storia lineare, che si apra e si chiuda, che vi faccia tremare un po’ e che poi si esaurisca lì com’è cominciata.

“Era abilissimo nell’annullarsi e nell’evitare che una qualsiasi considerazione personale filtrasse in quello che scriveva.”

Anche perché, quando sarete convinti di aver capito, Maria rimescolerà in modo pazzo, apparentemente, le carte del suo romanzo e altre figure, altre motivazioni e altri dolori si prenderanno il loro posto e anche di prepotenza nella storia, oserei dire.

“… doveva accettare che l’unica alternativa era trovare le parole per raccontare la sua storia.”

Dicevo prima, la costruzione è molto più complessa, su più piani, su più attimi e soprattutto su molti ruoli, che si ruberanno la scena al momento giusto, come in uno spettacolo teatrale ben organizzato.

A ogni cambio un brivido doloroso ti assale, l’assenza di sconquassa e un velo di incredula tristezza ti si attacca e non ti abbandona.

Fino alla fine.

“… aveva scontato la pena prevista dalla legge per il suo reato. Niente avrebbe lavato via la sua colpa. Perché non era quella per cui era stata giudicata e condannata. Vivere sarebbe stata la sua punizione; era lei il proprio giudice e ogni giorno confermava la sentenza.”

E quando la verità esplode in ogni suo più temibile spigolo acuminato, la punta di quest’ultimo affonda nella carne e il dolore totale esplode, misto a una sensazione di impotenza che ti resta per molto tempo.

Le tematiche, come avrete già capito, sono brutali ma la penna ha saputo raccontare consapevolmente, facendo attenzione a non eccedere in inutili parole superflue, che non sarebbero state in grado né di ammorbidire, né di portare sollievo.

Tutto, però, risulta chiaro e, si riduce a una parola: “scelte”.

Le SCELTE che ognuno ha abbracciato, per convinzioni o sensazioni, e che, hanno dato vita ad una storia che si apre e si chiude come un cerchio perfetto.

“Almeno sarebbe stata sola, anche se sola non era mai. E neppure libera, perché la libertà non è soltanto poter uscire ed entrare a piacimento.”

Ormai, leggere Masella è come tornare a casa, in un rifugio, anzi, nel mio rifugio, uno spazio che non concedo a tanti autori.

Perché la sua penna liquida e brumosa, come il mare in tempesta ti travolge come l’onda più violenta della tua coscienza.

Quella che arriva e non ti aspetti e che, ti lascia lì, stesa sulla battigia, persa fra i tuoi pensieri, a riflettere su ciò che hai letto.

La scrittura abbranca il lettore, lo spaventa e lo affascina in egual misura trasportandoti in una dimensione ove realtà e fantasia si mischiano e tutto sommato, ti fa prendere coscienza del fatto che, purtroppo, nulla è impossibile anche nella realtà e che forse, l’invenzione ha tanto e troppo materiale a cui attingere.

“Per piangere si deve tenere a qualcosa o a qualcuno, cancellando ogni distanza di sicurezza.”

Che dire, ancora, se non che spero di poter ritrovare pagine come queste, poiché Masella, secondo me, ha ancora margini per dar voce a due personaggi che con una difensiva e costruita sicurezza e, una pazienza gentile avrebbero molto da raccontare.

“… nessuno è più bugiardo di uno scrittore…”

Buona lettura!

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Maria Masella


è nata a Genova. Classe 1948, per una vita ha insegnato matematica al liceo. Ha partecipato varie volte al Mystfest di Cattolica ed è stata premiata in due edizioni (1987 e 1988). Negli anni ha scritto decine di romanzi, tra i quali più di trenta noir con la Fratelli Frilli Editori, con protagonisti il commissario Antonio Mariani e l’ex ispettore Teresa Maritano. Il suo successo è esploso di recente grazie ai formati digitali e a un pubblico che si è affezionato ai suoi personaggi e alle trame sempre avvincenti. Per Rizzoli, nella collana youfeel, sono usciti Il cliente (2014), La preda (2014) e Il tesoro del melograno (2016). Per Castelvecchi il romanzo Tracce di Ada (2021). Morte a domicilio e Il dubbio sono stati pubblicati in Germania dalla Goldmann. Nel 2015 le è stato conferito il premio “La Vie en Rose”. 2018, terza classificata alla prima edizione del Premio EWWA. Premio Tigulliana, 2019. Premio alla carriera La Quercia del Myr, 2020. Nel 2024 è stata candidata al Premio Strega con Tunnel di La Corte Editore (2023).