Janis Joplin
di Barbara Baraldi
Giunti 2023
Biografia di autori e artistI, pag.432
Sinossi. Non sa dire, Janis, perché detesti tanto Port Arthur, la piccola città del Texas dove è nata e cresciuta. Forse è l’aria asfittica o il perbenismo imperante, oppure il fatto che, a parte lei, nessuno sembra accorgersi che il mondo sta cambiando. Sono gli anni Cinquanta e Janis è un’adolescente inquieta. Non è docile, non è gentile, non fa niente per apparire bella. Legge On the road e sogna di andarsene. I suoi genitori non la capiscono; come potrebbero? E i compagni aspettano che nessuno li veda per bullizzarla brutalmente nei corridoi della scuola. Così Janis si convince di non meritare amore. Di non meritare niente. Di sé apprezza solo una cosa: la voce, quel grido limpido e sporco che la libera da ogni dolore. C’è una vecchia foto in cui ha tre anni e sorride. Sul bordo sua madre ha scritto: Si addormenta cantando. Non lo sa ancora, ma di cantare non smetterà mai. Barbara Baraldi tinge di nero la storia della rocker più grande di tutti i tempi per dare vita a un romanzo travolgente. Janis divampa come un fuoco nei suoi perenni contrasti: il sogno di un’esistenza normale e la seduzione feroce del successo, la sete d’amore e la solitudine fuori dal palco, la disperazione cosmica e il tentativo di placarla nell’abbraccio dolce e spietato dell’eroina. E poi il sesso e le risse con Jim Morrison, l’alba al Chelsea Hotel insieme a Leonard Cohen, la fratellanza con Jimi Hendrix, l’attrazione devastante per Peggy Caserta. La musica, su tutto: estrema rivalsa, via di salvezza, dea consolatrice a cui immolare l’anima. Fino alla fine, e per l’eternità.
Recensione di Loredana Cescutti
“Difficilmente la persona assomiglia alla maschera.”
(Nota dell’autrice – Barbara Baraldi)
Ho affrontato questo romanzo come un salto nel buio, troppo giovane per conoscere la storia di Janis ma anche per avere una vera idea di cosa abbia significato vivere in America negli anni Sessanta e Settanta, periodo di eccessi e di strabilianti rivoluzioni, culturali, musicali e sociali.
La scrittura di Barbara non mi ha delusa o meglio, dovrei dire la voce di Janis Joplin che da subito ha preso il sopravvento su quella dell’autrice mi ha letteralmente folgorata e non mi ha più lasciata andare.
“La sua voce è l’esatto riflesso della donna che vorrebbe essere.”
Baraldi non ha scritto del fenomeno Joplin, perché in realtà Barbara si è annullata per dare tutto lo spazio e la voce che meritava a Janis, permettendole un’occasione per raccontarsi, per raccontare e per cercare di spiegare a noi, cos’abbia significato essere lei in un periodo così diverso dal nostro, così lontano ma che ha determinato cambiamenti importanti per tutta l’umanità.
“Tu canti come se avessi l’inferno dentro. Come se lo masticassi insieme a tutto il dolore del mondo e poi ci restituissi il fottuto paradiso.”
La voce di Janis esplode fra le pagine, la sua sofferenza ti abbraccia, a tratti ti stritola e la sua solitudine, pur essendo sempre attorniata da gente, ti dilania fin dentro l’anima, arrivando a fartela percepire in tutto il suo vuoto, come un buco nero infinito.
Una voragine priva di speranza.
“Quando canto è come se mi squarciassi il petto con un coltello per mostrare agli altri il mio cuore. Fa male, ma è l’unico modo che conosco per affermare chi sono. Non sono più sola a soffrire. Chi mi ascolta sente quello che sento, prova quello che provo.”
Mentre leggevo la sentivo vicina questa donna forte all’apparenza, fuori, ma fragile e ad un passo dall’oblio, dentro, che di giorno in giorno arrancava per portare avanti la sua vita ma, soprattutto, per esternare al mondo intero la sua voglia di rivalsa attraverso la sua voce che, in tutta la sua forte ed estrema potenza, la rendeva e di fatto, l’ha resa unica in un mondo che molto probabilmente, non era ancora pronto ad accoglierla del tutto.
“Non è facile essere me.”
Il rapporto complicato con la famiglia, l’aver vissuto in un luogo piccolo, chiuso e per nulla pronto ad aprirsi al cambiamento, i suoi sogni infranti troppo presto, i suoi tentativi di “sembrare” normale in un tempo e in un luogo che guardava con diffidenza colui o colei che si comportava in modo stravagante e strizzava l’occhio agli eccessi, tutto questo insomma, attraverso l’urlo di Janis ci arriva, prende fuoco e brucia davanti a noi e noi finiamo per bruciare assieme a lei.
“Janis vuole essere salvata. L’ha sempre voluto, ma ormai c’è una sola persona che può farlo. E no, quella persona non è lei stessa.”
Sarebbe forse bastato poco per tentare di salvarla, di strapparla ad un destino che molto probabilmente era già stato scritto, fin dal giorno della sua nascita e dopotutto, lei una stella lo è stata, una meteora che ha fatto la sua comparsa, ha lasciato un segno indelebile e così com’è arrivata se n’è andata, lasciandoci in eredità la sua voce.
Lasciandoci una parte di sé.
La parte di sé che l’ha sempre contraddistinta e che le ha dato un senso nella sua breve vita.
“… vede con insolita chiarezza anche il futuro. Non c’è dolore, non c’è rimorso: c’è solo la sua musica. Travalica ogni confine, raggiunge qualsiasi persona e la rende parte di un tutto. Per l’eternità.”
Janis, Barbara, o entrambe, lo deciderete voi dopo aver letto il libro, mi hanno letteralmente travolta e la voce di una oltre alla scrittura dell’altra hanno provocato un incendio anche dentro di me.
Il riso, il pianto, il senso di solitudine e smarrimento, la rabbia, il desiderio di scuotere quelli che l’anno sempre trattata come un oggetto e non sono riusciti a vederla veramente. Queste sono solo una piccola parte delle sensazioni che mi hanno attraversata mentre leggevo e non ho fatto che pensare al fatto che, molto probabilmente, in un altro tempo e chissà, in un altro luogo e con un’apertura maggiore, molto probabilmente le cose sarebbero state diverse.
Altro stile letterario, altro tema, ma Barbara ha saputo metterci del suo quando era il caso ed è stata in grado, altrettanto, in alcuni momenti di farsi da parte e lasciare spazio a lei, Janis Joplin, alla sua voce e alla sua storia.
Non l’ha solo sentita, l’ha ascoltata con molta attenzione e con una sensibilità, che del resto è parte di lei, del suo essere. La sua scrittura, la sua pienezza nel trasmettere agli altri ha fatto poi il resto, rendendo così la lettura appassionante, intensa, bruciante, al limite dell’incendio.
A questo punto, non vi rimane altro che leggere il libro ma state attenti, è talmente intenso il fuoco che fuoriuscirà dalle pagine, che potrebbe finire per bruciare anche voi.
La sensazione, però, sarà bellissima.
Non accettare compromessi. Sei tutto ciò che hai.”
Buona Lettura!
Acquista su Amazon.it:
Barbara Baraldi
è autrice di thriller e sceneggiature di fumetti. Pubblica per Giunti editore la serie “Aurora Scalviati, profiler del buio” di cui fanno parte i romanzi Aurora nel buio (2017), Osservatore oscuro (2018) e L’ultima notte di Aurora (2019). Altre sue pubblicazioni: La stagione dei ragni (Giunti 2021). Nel corso della sua carriera ha pubblicato romanzi per Mondadori, Castelvecchi, Einaudi e un ciclo di guide ai misteri della città di Bologna per Newton & Compton. Tra il 2014 e il 2015 ha collaborato con la Walt Disney Company come consulente creativa. Dal 2012 scrive per la serie “Dylan Dog” di Sergio Bonelli Editore. È vincitrice di vari premi letterari, tra cui il Gran Giallo città di Cattolica e il Nebbia Gialla. È trai protagonisti di Italian noir, documentario sul thriller italiano prodotto dalla Bbc. I suoi libri sono accolti con favore dalla critica e dal pubblico e sono pubblicati in vari paesi, tra cui Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Dal 2010 tiene lezioni e corsi di scrittura creativa per adulti e ragazzi in collaborazione con le scuole secondarie di primo e secondo grado.