L’ultimo giro della notte




Recensione di Sabrina De Bastiani


Autore: Michael Connelly

Traduzione: A. Colitto

Editore: Piemme

Genere: Noir

Pagine: 372 p.

Anno di pubblicazione: 2018

In una Los Angeles nera come non mai, Michael Connelly ambienta una nuova, maestosa storia, intrecciando più casi e soprattutto presentandoci un nuovo personaggio

«Non c’è dubbio che Michael Connelly sia un maestro assoluto del thriller. E L’ultimo giro della notte non fa che confermarlo in modo spettacolare.»The Huffington Post

«Connelly presenta un nuovo, straordinario personaggio: la detective Renée Ballard. È nata una nuova stella.»The New York Times

«La scarica di adrenalina adesso era una locomotiva in corsa nelle sue vene. Nel profondo di sé, Renée Ballard sapeva che era per via di momenti come questo che non avrebbe mai mollato, qualsiasi cosa dicessero di lei, in qualsiasi turno la obbligassero a lavorare.»

La polizia di Los Angeles non è stata gentile con Renée Ballard: ex reporter di nera, è entrata in polizia stufa di scrivere di crimini, e impaziente di risolverne qualcuno, e in poco tempo è diventata detective alla Omicidi. Ma poi qualcosa è andato storto. E adesso la detective Ballard è relegata al turno di notte, insieme al collega Jenkins, a godersi dagli scomodissimi posti in prima fila quello che in polizia chiamano “l’ultimo spettacolo”. Ciò che di peggio la notte losangelina ha da offrire. Qualunque cosa accada, però, alle sette del mattino il turno finisce: l’ultimo giro di ruota della notte non consente mai ai detective dell'”ultimo spettacolo” di vedere un crimine risolto, di seguire un caso fino alla fine. E così anche questa notte. Un travestito picchiato selvaggiamente, trovato sul lungomare in punto di morte; una cameriera aspirante attrice freddata sul pavimento del Dancers, un locale di Hollywood. Ballard e Jenkins sono subito sulle scene del crimine. Ma stavolta Renée, che non è famosa per l’amore delle regole, decide di fregarsene delle procedure: perché dietro i due crimini ha intravisto più che un casuale scoppio di violenza. In una Los Angeles nera come non mai, Michael Connelly ambienta una nuova, maestosa storia, intrecciando più casi e soprattutto presentandoci un nuovo personaggio – destinato a incontrarsi presto anche con Harry Bosch -, una detective tosta, solitaria e dalla corazza durissima. Una che non ha nessuna intenzione di mollare.

Recensione. (…) Ora credeva che fosse il suo uomo e non c’era nulla di paragonabile a quel momento di pura certezza. Era il sacro Graal del lavoro di detective, e non aveva nulla a che fare con le prove, le procedure legali, la causa probabile. Era un istinto, che arrivava dritto dalla pancia.

Niente di vero tranne gli occhi, recitava il titolo di un famoso romanzo del compianto Giorgio Faletti.

Tutto di vero, anche gli occhi, è l’essenza di questo nuovo thriller di Michael Connelly.

Già, perché leggere un romanzo di questo autore significa ritrovarsi catapultati su una volante della polizia, seduti a una delle scrivanie della divisione Hollywood, assaporare quasi anche il gusto del caffè americano delle macchinette.

Nessuno, a mio parere, riesce al pari di Connelly, che scrive usando la penna come una real cam piegata al suo enorme talento narrativo, a calare il lettore nella realtà poliziesca americana, restituendola in maniera diretta, priva di patine glamour e di effetti speciali ma, proprio in ragione di questa solidità e assenza di sconti e buonismi, rendendo pagine e storie ancora più trascinanti e coinvolgenti.

Non fa eccezione L’ultimo giro della notte, anzi.

Innanzitutto perché ci regala una nuova protagonista che vale da sola il libro.

Renée Ballard è una donna. È un detective. È maledettamente in gamba ed è maledetta lei.

È tormentata quanto basta e accompagnata dai suoi demoni, ma non indugia né si piega né agli uni tantomeno agli altri. Ci convive senza più o meno celati vittimismi.

Soprattutto agisce, perché se c’è una cosa che non le riesce proprio è stare ferma, fare il compitino e passare la mano.

Vuole l’adrenalina, vuole arrivare fino in fondo, vuole chiuderli i casi, non solo limitarsi a registrarli, come compete a chi fa parte del turno di notte della polizia di Los Angeles e alle 7 del mattino stacca e va a casa.

Non ha scelto lei questo ruolo. Le è stato imposto. Perché il suo essere priva di mezze misure ha fatto sì che pestasse piedi importanti e ben calzati.

È una punizione e uno spreco di talento che Ballard ̶ Connelly le nega coerentemente anche la galanteria cavalleresca del nome proprio, scrivendo di lei solo menzionandone il cognome ̶ sia relegata al turno di notte.

Lo sanno tutti e soprattutto lei, che non ci sta e si riprende ciò che le spetta di diritto, con intelligenza, acume, usando quando serve una femminilità ferina, che comunque le appartiene, e che maneggia come una pistola, senza vezzi, solo per ottenere una resa, un risultato.

Siamo dunque nella notte losangelina, costellata di crimini differenti per grado di urgenza, differenziati come i colori dei codici del pronto soccorso.

Passiamo pagina dopo pagina da un caso per ritornare all’altro con perfetta logica e coerenza, guidati dalla mano sicura e dalla scrittura chiara di un autore che riesce, come solo i fuoriclasse sanno fare, a non ripetersi, a non riciclarsi, ma a migliorarsi anche quando, come questa volta, come ogni volta si tratti di Michael Connelly, si chiude il libro appagati, pensando ora ha davvero toccato la vetta.

E niente, sarà anche che, girato l’angolo, vediamo un’altezza ancora più alta di quella che pensavamo essere l’assoluta, ma di fatto, questo autore la cima la raggiunge ogni volta, e il suo passo non è stanco, il suo respiro non è affaticato.

Evviva.

Michael Connelly


Michael Connelly Scrittore statunitense di thriller. Laureatosi in ingegneria nel 1980 comincia a lavorare presso la redazione di alcuni giornali. Nel 1986 produce un reportage insieme ad altri due giornalisti intervistando i sopravissuti di un disastro aereo. Il loro lavoro viene candidato per il Premio Pulitzer. In seguito a questa esperienza Connelly trova impiego come giornalista criminologo al «Los Angeles Times».

 

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