di Mazi Morris
Daria Shualy
DETTAGLI:
Traduttore: Raffaella Suardi
Editore: Neri Pozza
Genere: noir
Pagine: 336
Anno edizione: 2024
Sinossi. Tel Aviv 2014. È un giorno di luglio dell’estate più torrida di sempre, con i razzi che hanno ricominciato a piovere dal cielo, quello in cui Jasmin Shechter, figlia del re degli affari della città, svanisce nel nulla. I potentissimi Shechter non vogliono scomodare le forze dell’ordine: è già successo, ogni tanto Jasmin sparisce, e poi ricompare. Il marito Dudi, invece, non si dà pace e si rivolge a Mazi Morris, ex amica d’infanzia, ex poliziotta e ora investigatrice privata. Anche se il suo nome in ebraico significa fortuna, Mazal, per tutti solo Mazi, di fortuna nella vita ne ha avuta davvero poca. Dopo un’infanzia segnata dal dolore e un’adolescenza in cerca di un posto da chiamare casa, si era salvata da sé stessa entrando in polizia. Inadatta alle relazioni sentimentali e sessualmente sfrenata, più dura e più veloce dei colleghi maschi, era diventata presto la punta di diamante della squadra investigativa. Fino a quel giorno, terribile, di due anni prima in cui era stata cacciata. Per questo Mazi Morris ora non può rifiutare l’incarico. La donna che non ha più niente, nemmeno un distintivo da mostrare, sfreccia in sella alla sua moto per le strade roventi di Tel Aviv in cerca di Jasmin, bella e favolosamente ricca, la donna che ha avuto tutto, tranne un motivo per voler sparire. Ma Mazi è proprio la persona giusta per capire cosa si cela dietro l’arroganza del potere, perché sa giocare senza regole e non c’è abisso che possa farle paura, abiezione che non abbia già guardato negli occhi. Dalle ville di extralusso alla periferia in degrado della città che non dorme mai, l’indagine ad alto rischio di Mazi Morris, investigatrice dannata in cerca di salvezza, corre a tutta velocità fino alla sua stupefacente conclusione.
Recensione di Salvatore Argiolas
Tel Aviv è una città perfetta per l’ambientazione di un noir essendo vivace, laicissima pur essendo circondata da territori in cui la religione viene vissuta in modo fanatico, un melting pot costituito da persone le cui origini sono da ricercarsi in tutte le nazioni e, malgrado sia minacciata frequentemente da missili e attentati, ha uno stile di vita unico e inimitabile.
Tutte queste caratteristiche affiorano anche nell’hard boiled “La calda estate di Mazi Morris”, opera prima di Daria Shualy, dove la città assume il ruolo di protagonista assieme all’investigatrice privata ed ex poliziotta Mazi Morris.
Mazi Morris non è la prima donna protagonista di un hard boiled, visto che il primato se lo disputano V.I. Warshawki, nata dalla fantasia di Sara Paretsky e Kinsey Millhone, creata da Sue Grafton, i cui libri d’esordio furono pubblicati nel 1982 a pochi mesi di distanza, ma la detective israeliana ha un carattere veramente particolare in quanto ha un approccio originale ai casi di cui si occupa visto che quando si trova in una fase di stasi non esita a trovare l’ispirazione con una sana sessione di sesso, spesso con sconosciuti trovati per caso.
Donna dalla vita complicata, Mazi sul lavoro è sempre tesa al risultato finale e quando l’amico d’infanzia Dudi Peretz la contatta per indagare sulla scomparsa della moglie Jasmin, componente di una delle famiglie più potenti d’Israele, non si tira indietro ma non sa che questo sarà il caso più scottante della sua carriera.
Mazi Morris è figlia di un ex soldato, sparito nel nulla durante un viaggio in Sudamerica e dal padre ha ereditato la resistenza e la capacità di superare ogni ostacolo ma l’indagine sulla misteriosa sparizione di Jasmin richiede anche altre abilità, visto che la famiglia non vuole coinvolgere la polizia, facendo passare tutto sotto silenzio.
Con l’aiuto dei cugini Tilly e Benji, che considera dei veri e propri fratelli, Mazi lentamente, facendo anche tesoro degli insegnamenti del suo mentore Benny Peretz, padre di Dudi, che l’aveva istruita
“sul linguaggio del corpo, sulla mimica, le abitudini strane e le devianze delle persone, i tic nervosi, la scena del delitto e, più di tutto, su come non permettere ai pensieri di interferire nelle informazioni date dai sensi”, si addentra nel cuore nero della società israeliana.
“Le aveva anche insegnato a usare nelle indagini un metodo che chiamava “spontaneità controllata”. (…) C’è un momento, in un’indagine” le aveva spiegato, “un momento in cui pensi di essere in un vicolo cieco. Ma non è davvero un vicolo cieco. Ci sono domande che ti pungolano anche se non trovano giustificazione nelle prove e magari nemmeno nelle circostanze. Quando arriva quel momento, ascoltalo. Abbandonati. E’ il momento in cui possono succedere i miracoli.”
Guidata da queste istruzioni, potenziate anche da “strumenti nuovi come la seduzione, l’adulazione, i travestimenti, le bugie e le false minacce” Mazi Morris smaschera una società falsa e perbenista che nasconde gli orrori dietro una parvenza di rispettabilità.
Daria Shualy, in questa sua opera prima costruisce un noir molto convincente, sul palinsesto classico del genere, con scenari inediti ma molto attuali anche se ambientati nel 2014:
“ Fuori c’erano trentacinque gradi e l’ottantadue per cento di umidità- Mezz’ora più tardi era partita la prima sirena di allarme antimissile”, con delle strizzatine d’occhio agli stereotipi classici “ Oh… la detective sentimentale, che carina. Non ti intralcia sul lavoro?”
“Sono un’investigatrice, non una detective sentimentale.”
Raymond Chandler, uno dei padri dell’hard boiled, sosteneva che il
“poliziesco deve narrare di un mondo in cui i gangster possono dominare le nazioni e poco manca che non governino le città, un mondo in cui gli hotel, le case albergo, i ristoranti famosi appartengono a individui che hanno fatto la fortuna con la gestione di bordelli, un mondo in cui una diva può far da palo ad una gang e l’affascinante gentiluomo che abita in fondo al pianerottolo può essere a capo di un giro di scommesse clandestine.”
e Daria Shualy, giornalista e imprenditrice, ha fatto tesoro della lezione del creatore di Philip Marlowe ponendo al centro della trama una donna ricca di sfaccettature, complessa e libera che è “rotolata giù, nel baratro che l’aspettava da sempre al di sotto della sua vita quotidiana. Il baratro di chi aveva perso la madre a due anni e il padre a dodici.
Il baratro di chi non aveva mai avuto un compagno, di chi aveva solo uno zio e un fratello e una sorella adottivi, che l’avevano guardata cadere e solo dopo aver capito che non ne sarebbe uscita da sola l’avevano aiutata a venirne fuori, con la caparbietà e la pazienza di due ragazzi che erano sempre andati a dormire sazi in un letto pulito.”
Uno dei punti più interessanti del libro è proprio la contrapposizione tra la detective, dura e determinata e i ragazzi che l’aiutano nelle indagini, sensibili ma capaci, che trovano con successo modi diversi di trovare indizi e dati interessanti.
In definitiva “La calda estate di Mazi Morris” è un noir decisamente intrigante, che mostra molta attenzione alla consistenza dei personaggi, dell’ambientazione e del contesto sociale, risultando uno dei più coinvolgenti libri letti quest’anno, di cui attendiamo il seguito con molte aspettative.
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Daria Shualy
è nata e cresciuta in Israele. Giornalista di carta stampata e testate online, scrive per la televisione, è consulente di startup ed è stata cofondatrice e ceo di Sense of Fashion, sito e- commerce per marchi di moda internazionale indipendenti. La calda estate di Mazi Morris è il suo primo romanzo. Vive a Tel Aviv.