La Cartoleria Tsubaki




Sinossi. La venticinquenne Hatoko discende da una genía di illustri calligrafe che, a partire dall’epoca Edo, hanno svolto funzioni di scrivane pubbliche. Questo, almeno, è ciò che le ha sempre raccontato la nonna, con cui la ragazza è cresciuta. Alla morte della nonna, Hatoko si ritrova a prendere il suo posto, sebbene a differenza di un tempo ora il mestiere consista – nella migliore delle ipotesi – nel tracciare in bella grafia un nome sulla busta per un dono in denaro, un’epigrafe in memoria di un defunto o il nome di un nuovo nato oppure, ancora, l’insegna di un negozio, il motto di un’azienda o una semplice dedica. È dunque una calligrafa tuttofare, con il pennello e l’inchiostro sempre a portata di mano, nonostante all’apparenza figuri solo come la proprietaria di una piccola cartoleria di quartiere. La cartoleria Tsubaki è un negozietto di articoli di cancelleria e il servizio speciale di scrivano non è mai stato pubblicizzato in via ufficiale. Eppure, grazie al passaparola, sono in tanti a varcare la soglia della cartoleria con le richieste più sorprendenti: Hatoko si trova quindi a redigere eleganti biglietti d’auguri, a compilare telegrammi di condoglianze per la morte di una scimmia, a comunicare la fine di un amore, tutto rigorosamente scritto a mano e senza mai dimenticare che il suo lavoro è molto importante, perché contribuisce alla felicità altrui. La nonna, del resto, le ha sempre ripetuto che essere uno scrivano al servizio degli altri significa agire nell’ombra, come una controfigura, per aiutarli a comunicare emozioni anche molto profonde. Un giorno, alla cartoleria Tsubaki si presenta un giovane sconosciuto che parla un giapponese alquanto stentato. Con sé ha un sacchetto di carta pieno zeppo di lettere con un indirizzo italiano e vergate nell’elegante, inconfondibile grafia della nonna di Hatoko. Lettere capaci di sovvertire tutto quello che Hatoko ha sempre creduto di sapere non solo sul suo passato, ma anche su quello della cartoleria Tsubaki.

 LA CARTOLERIA TSUBAKI

di Ito Ogawa

Neri Pozza 2023

Gianluca Coci ( Traduttore )

Narrativa, pag.304

 Recensione di Gabriella Grieco

Un gioiellino. È questa la prima parola che mi è venuta in mente dopo pochi minuti di lettura. 

Una bevanda che disseta l’anima, una carezza a cuore e mente, un dono prezioso. Queste invece le parole che ho rivolto nel mio pensiero al delicato romanzo di Ito Ogawa, una volta terminato. E l’ho voluto leggere anche una seconda volta, prima di sentirmi in grado di parlarne.

Avete presente il colpo di fulmine, quando t’innamori follemente e neppure sai il perché?

Ecco, è questo che mi è successo. Mi sono innamorata. 

Non è una grande storia, un romanzo scolpito nella pietra, una rivelazione incredibile. Non è nulla di tutto questo, ma è un capolavoro. La sua collocazione più giusta, per me, è nel mondo dei sogni. Perché esso stesso è un sogno, delicato e fragile come la penna di cristallo adoperata dalla protagonista per immedesimarsi nella persona al cui posto deve scrivere, una penna così fragile che ogni tratto la mette a rischio, eppure così potente da trasportare sulla carta l’essenza di chi ha richiesto quella lettera. 

Ogni particolare è importante, quando la giovane Hatoko si cala nel suo lavoro di scrivana pubblica, e lei ogni volta sceglie la carta, l’inchiostro, la penna, il francobollo più adatti per interpretare e “diventare” colui o colei che le ha chiesto il servizio, come fosse una trance, o una magia. Persino la calligrafia muta assecondando la richiesta, non solo da maschile a femminile, da verticale a orizzontale, dritta o “a specchio”, ma cambia intonazione, spessore, intensità.

Nel leggere questa piccola, piccola storia, ho rimpianto di non conoscere il giapponese, cosa che mi ha impedito di gustare a pieno ogni minima sfumatura. Come mi sarebbe piaciuto!

È una narrazione lunga un anno e divisa nelle quattro stagioni in cui con mano leggera l’autrice ci porta nelle consuetudini e nei piccoli o grandi riti del popolo giapponese facendoci volare su ali di farfalla. 

Lo porterò nel cuore, ponendolo di diritto tra i libri che rileggo ciclicamente senza mai stancarmene.

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Ito Ogawa


Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con Il ristorante dell’amore ritrovato (Neri Pozza, 2010), il suo romanzo d’esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico. Il libro si è aggiudicato il Premio Bancarella della Cucina 2011. Nel 2012 pubblica La cena degli addii (Neri Pozza), mentre nel 2016 è stato pubblicato sempre da Neri Pozza un nuovo libro intitolato: La locanda degli amori diversi
Ha un sito web (solo in giapponese) dove propone ricette di cucina.

A cura di Gabriella Grieco

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