La casa delle bugie




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Ian Rankin

Editore: Rizzoli

Traduzione: Alberto Pezzotta

Genere: Noir

Pagine: 528

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. John Rebus è in pensione da un pezzo, ma la sua memoria no. Per questo, quando si diffonde la notizia che nei boschi di Edimburgo quattro ragazzini hanno trovato un cadavere dentro un’auto, lui sa già che si tratta di una Polo rossa e che il corpo appartiene a Stuart Bloom. Ha le manette ai piedi, ed è evidentemente morto da tempo. La sua scomparsa, in effetti, risale a dieci anni prima, quando le ricerche della polizia si erano risolte in un nulla di fatto. Rebus ricorda bene quella storia: la rabbia della famiglia Bloom, le accuse di corruzione piovute sulla sua squadra… Certi casi, lui lo sa, ti seguono fino alla tomba. Però all’epoca quella zona era stata perlustrata a fondo, “decine di uomini, centinaia di ore”. Perché solo ora il ritrovamento?La detective Siobhan Clarke, oggi alla guida del caso, cammina su un filo di seta; l’indagine precedente ha lasciato dietro di sé troppi punti oscuri, un magma denso di bugie e di segreti insabbiati. E dato che a condurla c’era anche John Rebus, vecchio amico di Clarke e discussa leggenda della polizia scozzese, mettersi ora a scavare nel passato è quasi un azzardo.Ancora una volta Ian Rankin costruisce con grande abilità un impianto narrativo complesso, una casa degli specchi che confonde e disorienta il lettore, un teatro delle ombre al cui centro c’è di nuovo lui, John Rebus, chiuso in un bozzolo di scetticismo e nostalgia, ora tormentato dalla vecchiaia. Ma sempre unico e dolorosamente umano.

Recensione. “La vecchiaia è il compimento della vita, l’ultimo atto della commedia” diceva Cicerone e se ciò è purtroppo vero per gli uomini, vorremmo che fosse diversamente per i nostri beniamini detective.

Ma anche per loro arriva l’ora della pensione. E arrivata per il grande Harry Bosch e anche John Rebus il poliziotto creato da Ian Rankin ha dovuto lasciare il suo lavoro e pensare solo ad accudire il cane Brillo.

Dal suo esordio nel 1987 con il giallo “Cerchi e croci” Ian Rankin ha pienamente giustificato il giudizio di James Ellroy che lo definì “Re del Tartan Noir”, il particolare genere poliziesco nato nelle brume scozzesi.

Dal lontano 1987 sono nati e sono stati dimenticati tanti protagonisti di noir ma John Rebus giunto alla sua 22° avventura non demorde e sebbene stanco e malato non perde l’istinto che gli ha fatto risolvere tantissimi casi.

In questa sua ultima indagine “La casa delle bugie”, Rebus viene coinvolto perché quando era ancora in servizio indagò senza successo sulla misteriosa sparizione dei un detective privato che indagava sulle fortune di un oscuro imprenditore Adrian Brand.

Dieci anni anni dopo il cadavere del detective, Stuart Bloom, viene ritrovato per caso in un luogo già perlustrato durante le indagini eseguite dopo la scomparsa e ciò rimette sotto i riflettori della cronaca tutti i protagonisti dell’inchiesta a cominciare proprio da John Rebus, poliziotto molto capace ma dal carattere ombroso e irritabile e non molto amato dai colleghi.

L’inchiesta viene seguita principalmente da Siobhan Clerke, grande amica di Rebus che lo coinvolge in pieno, sia per la sua capacità di leggere gli indizi più labile, che per la sua conoscenza diretta di tutti i retroscena dell’indagine.

Pian piano si fa strada l’idea che ci siano stati tanti depistaggi perché “tutti tendevano a coprire la mancanze e le debolezze dei colleghi” e “ non era per niente bello quando un poliziotto faceva la spia ai danni di un altro agente”.

Infatti in questo caso tutti nascondono qualcosa, frequentazioni pericolose, affari illeciti, coperture paramafiose e amicizie ambigue tanto da giustificare il titolo di “Casa delle bugie”, dove la Casa è la “Grande Casa” ossia il quartier generale della Polizia di Edimburgo, noto come Fettes.

Tra poliziotti corrotti, grandi lottizzazioni, speculazioni edilizie, aspre lotte di potere “La casa delle bugie” ci offre uno spaccato amaro della vita degli agenti che, parafrasando Mao, non è un certo pranzo di gala e non si può fare con tanta eleganza e cortesia.

Così facendo Ian Rankin usa il genere noir come potente faro per mettere in evidenza le storture del mondo attuale come l’esagerata esposizione ai social, la disgregazione delle famiglie e per ultima la Brexit che viene citata alcune volte come scelta demenziale e soprattutto nel dialogo finale di due gangster:

Dipende da cosa c’è da guadagnarci” “Tanto Conor. La Brexit sarà una miniera d’oro per chi è pronto a capitalizzare sui disastri.” Quindi noi saremo dei capitalisti?”
Immagino che avrai già puntato gli occhi sulla linea tratteggiata sulla cartina che divide l’Irlanda del Sud da quella del Nord. E ti starai chiedendo cosa succederà con bel confine fisico.”

John Rebus non è perfetto ma ha dalla sua la caparbietà e il talento che gli consente di riconoscere a prima vista una traccia e piano piano riesce a sbrogliare le matasse più intricate anche andando a cozzare contro la gerarchia e la burocrazia che di solito sono gli ostacoli più ostici per i detective e questo vale sia nel periodo in cui agiva da poliziotto ma quando segue i casi da privato cittadino.
La casa delle bugie” è un ottimo giallo che rispetta tutti i canoni del genere e mette sotto accusa anche la società attuale senza valori e certezze.

Le criticità erano il risultato della latitanza delle famiglie, della noia, della mancanza di opportunità e di servizi. Rebus era al corrente delle parole d’ordine dei politici e non le contestava per partito preso. Ma un conto era l’esperienza diretta, un conto erano le chiacchiere.”

Questo di Ian Rankin è uno dei migliori libri letti quest’anno e spero solo che ci sia un seguito e che il vecchio John Rebus continui a fare il ficcanaso.

Ian Rankin


Nato in Scozia nel 1960, Ian Rankin dopo essersi laureato all’Università di Edimburgo ha lavorato come vendemmiatore, porcaro, ispettore del fisco, ricercatore sull’alcolismo, giornalista musicale e musicista punk. Il suo primo romanzo che vede come protagonista l’ispettore John Rebus, Cerchi e croci, è stato pubblicato nel 1987. Insignito dell’OBE (Ordine dell’Impero britannico) nel 2002, Rankin è stato scelto come Hawthornden Fellow e ha vinto in passato il prestigioso Chandler-Fulbright Award, oltre a due Dagger in the Library Award della Crime Writers’ Association, per due suoi racconti. Nel 1997 ha ricevuto dalla stessa associazione il Macallan Gold Dagger of Fiction per Morte grezza, selezionato anche per il premio «Edgar» della Mystery Writers of America, destinato al miglior romanzo. Nel settembre del 2005 è stato nominato «scrittore dell’anno» dalla rivista GQ.

 

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