Qui dimora il male
Autore: Evangeline Walton
Traduttore: Marialuisa Amodio
Editore: Newton Compton
Genere: Horror
Pagine: 352
Anno pubblicazione: 2024
Edizione originale: 1945

Sinossi. Per la prima volta in Italia, a ottant’anni dall’edizione originale, un classico dimenticato della letteratura del brivido. Il neurologo e occultista newyorkese Gaylord Carew viene chiamato nel New England per curare Betty-Ann, una bambina di nove anni afflitta da strane visioni. Betty-Ann e sua madre Elizabeth Quincy si sono trasferite nella tenuta di famiglia dopo la morte della dispotica Sarai Quincy. L’anziana ha lasciato Witch House, situata su un’isola arida al largo della costa del Massachusetts settentrionale, ai suoi tre giovani eredi, i fratelli Joseph e Lee e la loro cugina Elizabeth, a patto che vivano tutti insieme sotto lo stesso tetto per dieci anni consecutivi. Ben presto, però, Betty-Ann inizia ad avere episodi di isteria e allucinazioni: afferma di aver visto ripetutamente una gigantesca lepre nera alla sua finestra, così come gli occhi di zia Sarai che la seguivano da un dipinto appeso alla parete. Quando si imbarca per raggiungere Witch House, Gaylord Carew crede di poter aiutare la bambina, ma la casa non è d’accordo e farà di tutto per impedirlo.
Recensione
di
Francesca Mogavero
Che forma ha il male? Come si manifesta?
Mostra un ghigno sardonico e tratti da incubo, oppure si rivela nella sottigliezza, in un progetto segreto costruito con minuzia, in una calcolata attesa che odora appena di zolfo?
Gaylord Carew, neurologo e occultista, ha viaggiato e visto abbastanza per saper distinguere con uno sguardo un trucco da qualcosa di diverso, uno scherzo inconscio della mente da una presenza invisibile ma non meno reale.
Witch House, con le sue finestre simili a occhi e i suoi abitanti – vivi e morti –, lo attira e lo sfida, lo mette alla prova, in un gioco quasi alla pari. E in palio ci sono ben più di una ricca eredità, la serenità di una bambina e forse l’amore di una donna enigmatica e potente… È l’eterna lotta – che, puntualmente, depreda e ammacca entrambe le parti – tra Luce e Buio, una contesa che, dal piano tangibile, sfocia in quello filosofico e metafisico, intrecciandosi con la volontà, il libero arbitrio, la predestinazione e il senso stesso dell’esistere.
I personaggi che Gay incontra ne incarnano singoli aspetti: dalla mente fragile, terreno ormai quasi sterile di esperimenti ipnotici, alla strega che riscopre la bellezza del bene, pur sentendosi soltanto una tremolante fiamma di candela nella buia immensità, dall’innocenza pura, potente e minacciata alla sete di potere nella sua doppia faccia.
Il nostro eroe accetta la Chiamata e, con calma e ironia, equilibrio e saggezza, risponde colpo su colpo a scacchiere che si sollevano all’improvviso, apparizioni terrificanti, ritratti irrequieti, lame maledette e storie familiari di sangue e maledizioni: chi vincerà? E sarà un trionfo definitivo o un traballante patto di momentanea non belligeranza, il tempo di leccarsi le ferite, in attesa di un’altra occasione, di una nuova reincarnazione?
La casa delle streghe di Evangeline Walton è un romanzo raffinato e complesso, che porta bene i suoi ottant’anni e mostra il fascino retrò dello spiritismo, delle storie di fantasmi rilette sotto una luce differente, quella dell’intelletto, delle risorse interiori che ora creano mostri, ora trovano il modo di ricacciarli sotto il letto.
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Evangeline Walton
(24 novembre 1907 – 11 marzo 1996) era lo pseudonimo di Evangeline Wilna Ensley. Nata a Indianapolis da una famiglia quacchera, dopo il divorzio dei genitori si trasferì con la madre a Tucson, in Arizona. Da bambina, amava le opere di L. Frank Baum, James Stephens, Lord Dunsany e Algernon Blackwood, che in seguito avrebbe citato come influenze per la sua narrativa. Tra i suoi libri più famosi ricordiamo la tetralogia I Mabinogion e La casa delle streghe, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1945.
A cura di Francesca Mogavero