Recensione di Ilaria Murgia
Autore: Maurizio Maggi
Editore: Longanesi
Pagine: 352 p.
Genere: Thriller
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. È una rara notte di temporali, in Sardegna, quando arriva il mostro. La ragazza era riuscita a fuggire, ma lui, il suo rapitore e aguzzino, l’ha inseguita e l’ha uccisa, incurante del fatto che a pochi metri di distanza ci fosse una pattuglia dei carabinieri. Subito arrestato, il mostro viene portato in carcere. Lì, ad attenderlo, c’è un mondo chiuso fra mura spesse e sbarre di ferro alle finestre. Lì, soprattutto, c’è Sante. E l’arrivo di quell’assassino è forse la sua occasione di redimersi. Nel cuore di una Sardegna più che mai misteriosa e aspra, l’avventura di Sante non è soltanto una corsa contro il tempo ma è anche la storia di un uomo solo davanti a grandi interrogativi.
Recensione
Protagonista principale del libro è Sante, guardia carceraria schiva, dedita al lavoro e con un passato che cerca di tenere nascosto il più possibile. Nel carcere in cui lavora, in Sardegna, è previsto l’arrivo di un uomo che ha ucciso una giovane ragazza che aveva rapito e fatto prigioniera, un mostro che chiunque vorrebbe vedere morto per compensare in parte quello che lui ha inflitto alla sua vittima durante la reclusione. Ed è proprio l’uccisione dell’uomo che viene proposta a Sante, un modo per fare realmente giustizia in una vicenda che ha scosso chiunque nell’isola; un modo poco ortodosso, sicuramente, ma che il nostro protagonista vede come una possibilità di redenzione per quello che ha fatto in passato.
Sante si trova a dover scegliere tra la giustizia che si ottiene nelle aule dei tribunali e quella fai da te; una scelta, però, che non riuscirà a compiere in quanto il mostro, da lui sorvegliato, viene trovato morto dentro la sua cella e alla guardia carceraria non resta che scappare perché tutti gli indizi portano a un unico possibile colpevole: lui, Sante.
La Sardegna con i suoi luoghi isolati, i fitti boschi e le coste sferzate dal maestrale fa da sfondo all’avventura di Sante alla ricerca della verità che potrebbe scagionarlo; non gli resta infatti che cercare di capire chi vuole incastrarlo, perché e, soprattutto, se ci sono altre ragazze in pericolo.
Maggi riesce a cogliere fin da subito l’attenzione del lettore, trasportandolo in un mondo pieno di segreti e bugie e nel quale riesce a calibrare bene gli indizi tenendo la tensione sempre alta. Il racconto si dipana alternando il Sante attuale, impegnato a salvarsi da un’accusa di omicidio, e quello del passato, un giovane pieno di sensi di colpa che lo perseguitano. È proprio questo suo voler redimersi che lo porterà a indagare e scoprire un mondo sommerso più grande di quello che poteva apparire inizialmente: una buona azione per cancellare le colpe del passato.
“È un’illusione comune pensare che le colpe dei peggiori possano cancellare le nostre. Ma il peccato di un altro, per quanto grave, non cancella il nostro. Un peccato più un peccato fanno due peccati. Ci vorrebbe una buona azione per cancellarne uno.”
La coda del diavolo è una storia di intrighi in cui fino alla fine è impossibile sapere chi è il vero colpevole e nella quale il lettore si trova totalmente immerso, grazie alla perfetta scrittura di Maggi.
Un libro che vi farà stare col fiato sospeso e che per questo non posso che consigliarvi.
Maurizio Maggi
Maurizio Maggi è nato a Torino nel 1956. Ricercatore in un istituto di studi socioeconomici, si è occupato a lungo di musei, lavorando – in Italia, ma anche in Australia, Brasile, Cina – con comunità impegnate a raccontare la propria storia dal punto di vista locale: il terreno nel quale è maturato l’interesse per la scrittura in ambito narrativo. È stato finalista al Premio Italo Calvino 2014. Con Longanesi ha pubblicato L’enigma dei ghiaccinel 2016 e La coda del diavolo (2018). Ha scritto anche numerosi saggi, tra cui: Musei alla frontiera. Continuità, divergenza, evoluzione nei territori della cultura (Jaca Book 2009), I musei (Il Mulino 2012).