Recensione di Cristina Bruno
Autore: Antonia Spaliviero
Editore: Sellerio
Genere: narrativa contemporanea
Pagine: 200
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. Fine degli anni Sessanta, periferia torinese, una ragazzina, terminate le scuole medie, viene iscritta dai genitori a una scuola sperimentale per segretarie d’azienda, ospitata in un più grande istituto per periti tecnici, esclusivamente maschile e maschilista. Ogni giorno quando arriva in classe trova seduta al suo banco, tranquilla e concentrata, una ragazza diversa dalle altre. È la compagna Natalia, perfetta, forse per questo lei e le compagne tendono «ad evitarla pur essendo, tutte, fortemente attratte dalla sua aura» – appena poteva leggeva un libro bianco con delle righe rosse e i titoli neri, quasi fosse un vessillo. Così, in quell’orizzonte di periferia, irrompe la compagna Natalia. Dapprima è un’amicizia tra due ragazze, e i modi spregiudicati dell’amica (arriva fino a baciare davanti a tutte il suo uomo-maturo e si fa esonerare dall’ora di religione) sono come un magnete e un contagio: un’amicizia che crescerà per i tre anni della scuola. Ma non solo, il vento del Sessantotto è arrivato anche in quell’istituto tecnico, lei diventerà una forza di emancipazione per tutte, destinata alla fine come tutte le avanguardie a un superbo isolamento.
Recensione
I.T.S.S.p.A.S.A., ovvero Istituto Tecnico Sperimentale Statale per l’Addetto alla Segreteria d’Azienda, periferia operaia torinese, questo è il teatro principale della narrazione. Qui si incontrano la protagonista e Natalia, compagna di scuola, amica e confidente. Natalia è una ragazza particolare, più matura delle coetanee. Conosce l’amore, ha giù un fidanzato più grande di lei, si interessa di politica e legge libri impegnati, quelli con le righe rosse e i titoli neri (ovvero la collana Nuova Universale Einaudi).
La protagonista racconta l’amicizia con Natalia attraverso la vita quotidiana delle adolescenti tra fine anni ’60 e inizio anni ’70.
La scoperta della musica americana e della letteratura della beat generation, i primi turbamenti d’amore, la politica che infiamma ancora gli animi, i pomeriggi in patronato. Vediamo l’ingenuità adolescenziale che improvvisamente muta e si trasforma in consapevolezza del proprio corpo, dei propri sentimenti, del mondo attorno sconvolto dalla rivoluzione sessantottina. Il legame con Natalia è forte, come forte è la personalità della ragazza. È un legame burrascoso fatto di momenti teneri, di litigi rabbiosi che poi si sciolgono in un abbraccio.
Il racconto della vita quotidiana scolastica si presenta sotto il segno dell’ironia. Eppure le descrizioni delle ragazze, i loro comportamenti ricalcano quelli tipici delle adolescenti ansiose, ma allo stesso tempo timorose di entrare nell’età adulta. Distano da noi pochi decenni, eppure a un giovane d’oggi potrebbero sembrare lontane un secolo con la loro ingenuità, con la semplicità di una vita dove anche il poco contava molto.
L’automobile è un lusso per pochi, il cibo è spartano, i vestiti sono modesti ma la voglia di vivere è intensa e non c’è spazio per la noia o i capricci inutili. L’essenziale nel corpo e nello spirito dà un senso all’esistenza e alla voglia di crescere e di entrare nel mondo, chi per farsi una famiglia, chi per far carriera, chi per impegnarsi in qualche modo nella società.
La tenerezza dei ricordi trova il suo scioglimento drammatico nel finale quando la protagonista confessa:
“I miei morti mi mancano ogni giorno alle diciassette. Da qualche giorno, a quell’ora mi appaiono.”
E così apprendiamo la sorte toccata a tanti dei personaggi che abbiamo conosciuto lungo le pagine del romanzo e a cui ci eravamo via via affezionati. Storie tristi, come spesso lo è la vita che nasconde subdolamente la tragedia dietro la commedia. Ed ecco che allora i ricordi si congelano in piccoli attimi di felicità, in fragili momenti in cui tutto sembrava destinato a continuare in eterno, dimentichi che il vivere umano è breve e sfuggente.
Un bel libro, pubblicato postumo, che è stato ricostruito dai quaderni dell’autrice e riportato in vita. Troviamo uno spaccato dell’Italia di cinquanta anni fa, utile oggi più che mai per ritrovare un senso al vivere quotidiano lontano, come recitava una vecchia pubblicità, “dal logorio della vita moderna”
A cura di Cristina Bruno
Antonia Spaliviero
Antonia Spaliviero è nata a Vo’ nel 1954 ed è cresciuta a Settimo Torinese. È morta nel 2015. Fondatrice del La-boratorio Teatro Settimo, ha dedicato la vita alla scrittura per il teatro ed al teatro fuori dai teatri: dalle scuole alle fabbriche. Questo è il primo dei romanzi che non aveva pubblicato.
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