Recensione di Cristina Bruno
Autore: Lodovico Festa:
Editore: Sellerio
Genere: giallo storico
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. 1984. È l’anno di Bettino Craxi, quando il primo governo a guida socialista raggiunge i maggiori successi. Sandro Pertini, un altro socialista, è il Presidente della Repubblica. È anche l’anno della morte di Enrico Berlinguer, il popolarissimo segretario del più grande partito della sinistra. A Milano un sindaco del Psi amministra la città in alleanza con i cugini comunisti, ed è questa una situazione delicata viste le tensioni tra i due partiti, del tutto divisi riguardo alla figura di Craxi: se la giunta proseguisse spedita nel suo cammino sarebbe una conferma dell’egemonia di quest’ultimo, se invece cadesse sarebbe una sconfitta e l’approfondimento della frattura tra due sinistre. In questo quadro generale, l’omicidio in città di un importante funzionario all’urbanistica del Comune, iscritto al Pci, sembra fatto apposta per sfasciare un precario equilibrio. A cercare di capirci qualcosa è chiamato Mario Cavenaghi, responsabile di quella specie di intelligence interna che era la Commissione dei probiviri del partito di via delle Botteghe Oscure. Un’inchiesta che conduce un po’ di malavoglia, perché è un uomo in crisi, ma che lo porta a scandagliare la città di allora, a cercare la polvere sotto il tappeto: i nuovi impresari edili tra affarismo e innovazione; il mondo dei grandi studi di progettazione, le future archistar; la rivoluzione del le televisioni, nuovo potere che sconvolge e crea; la vita, tra passione e cinismo, dei partiti; la mondanità rampante; e, dietro tutto, l’affanno dei ceti legati alla vecchia industria tradizionale in crisi. Muovendosi veloce per i luoghi dove ferve più intensità, Mario riesce a scoprire cosa cova dietro quell’omicidio. E dal suo punto di osservazione, per così dire intimo, non può fare a meno di intravedere il lento tramonto della Prima Repubblica.
Recensione
”Ci si è dimenticati come la politica sia sempre anche mediazione e articolazione, non solo semplificazione. (…) Quando i partiti sono grandi forze nazionali (…) la loro base è la realtà, il fattore meno puro di quelli che sono in circolazione nelle società umane. Se la questione è morale invece che politica, scompare il terreno stesso su cui si possa operare concretamente. E alla fine di morale resta solo la confusione.”
In queste considerazioni finali è racchiuso il senso del lavoro di Festa. Sotto forma di un giallo, che ricorda certi romanzi di Sciascia, l’autore ci conduce per mano ad attraversare e riconsiderare un periodo storico a noi vicino eppure così lontano nei ricordi. Sembrano ormai persi nel tempo i momenti in cui Craxi consolidava il suo potere, edilizia e nuove televisioni si saldavano in un cerchio affaristico che portava a ripensare completamente gli equilibri politici e sociali del paese. Le radici di quello che accade oggi sono lì, o forse ancora più indietro, fanno parte della Storia.
La Storia di un’Italia sottomessa agli interessi dei grandi: Francia, Germania e poi USA e URSS. Un palcoscenico dove gli attori erano i politici con i loro valori o i loro interessi e le lobby economiche, le banche, quel che restava dell’aristocrazia fondiaria, i nuovi ricchi rampanti, la mafia, la massoneria. E sullo sfondo una magistratura che diventa sempre più ago della bilancia nello scontropolitico.
È in questo mondo che si muove l’ingegnere milanese Mario Cavenaghi, proboviro del PCI, incaricato di controllare quello che sta accadendo nel capoluogo lombardo. La morte di un iscritto al PCI nonché funzionario all’urbanistica del Comune, rischia di mettere in crisi l’apparato del Partito non solo locale ma anche nazionale. La stampa infatti adombra l’ipotesi che dietro l’omicidio si celi un episodio di corruzione che avrebbe a che fare con i nuovi ricchi che usano tv, edilizia e appoggi socialisti per scalare il potere.
Cavenaghi, con l’aiuto di rappresentanti delle forze dell’ordine, magistrati, compagni di partito, dovrà fare luce sulle vere cause dell’omicidio indagando prima sulla vita privata della vittima e poi su quella pubblica con la meticolosità e l’attenzione di un bravo detective. Da un lato c’è la necessità per il PCI di salvaguardare l’esperienza della giunta di sinistra milanese, dall’altra di prendere invece le distanze a livello nazionale dalla politica craxiana.
E come un equilibrista Cavenaghi deve muoversi cercando di capire il detto e il non detto, quanto di un vecchio mondo si intrecci con quello che sta nascendo.
Il 1984 è l’ano scelto per raccontare di nuovi settori economici, nuovi scenari mondiali con una Unione Sovietica in declino, un’Europa dominata dalla Germania, un PCI senza più Berlinguer, un’Italia che non sa dove andare.
Anche se dati e nomi spesso sono di fantasia non si possono non riconoscere i protagonisti di una storia recente ancora tutta da svelare, perché forse l’omicidio di fantasia del romanzo è solo un primo passo per capire cosa si celava, e si cela oggi, dietro le quinte del potere.
A cura di Cristina Bruno
http://fabulaeintreccio.blogspot.com
Lodovico Festa
Lodovico Festa (Venezia, 1947), giornalista e scrittore, è stato fino allo scioglimento un dirigente del Pci nel milanese. Tra i fondatori de «il Foglio», ha pubblicato tra l’altro: Il partito della decadenza (2007), Ascesa e declino della Seconda Repubblica (2012) e, con questa casa editrice, La provvidenza rossa (2016) e La confusione morale (2019).
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