La curva dell’oblio




GIAN ANDREA CERONE


Editore: Guanda

Serie: Commissario Mandelli#4

Genere: Noir

Pagine: 384 p. R.

Anno edizione: 2025


Sinossi. All’inizio di un gennaio milanese in cui c’è aria di neve, una segnalazione anonima porta al ritrovamento di un uomo ucciso in una mansarda in zona Lambrate: indossa una maschera da medico della peste e apparentemente è morto dissanguato; ­intorno al suo corpo sono appese sacche piene del suo stesso sangue. Il commissario Mandelli e l’ispettore ­Casalegno capiscono subito di trovarsi di fronte a un’efferatezza destinata a seminare altre vittime, e a un ­killer che vuole attirare l’attenzione lasciando una firma: la foto in bianco e nero di una rara specie di rosa. Tutta la squadra della UACV, l’Unità di Analisi del Crimine Violento, si attiva per seguire questa pista. Ma Mandelli è costretto a lasciare l’operatività delle indagini a Caterina Dei Cas, l’ombrosa poliziotta valtellinese fidanzata di ­Casalegno che è ormai al settimo mese di gravidanza. Lui e Casalegno, infatti, vengono chiamati dai superiori a occuparsi di un vecchio caso in Val di Fassa: un senatore molto potente pretende che sia fatta chiarezza sulla morte di suo figlio, avvenuta dieci anni prima e archiviata come accidentale, in un periodo in cui la valle era infestata da misteriosi delitti rituali…

Le due indagini corrono parallele e Mandelli si troverà a combattere pericoli spettrali e ­altri fin troppo concreti, mentre cercherà di dipanare la matassa del passato liberandola dalla legge implacabile dell’oblio.

“… delitto è un po’ come un pezzo di uranio: lo puoi indagare, studiare e osservare da vicino… ma se mentre lo fai non ti proteggi, le sue emissioni invisibili uccidono lentamente anche te. Persino una volta che è stato risolto, un delitto può continuare a propagare il male e diventare un pericoloso paradigma di comportamento.”

«Altro che maledizione biblica, Cerone è una benedizione per il lettore che chiude il libro contento.»

(La Lettura – Corriere della Sera – Severino Colombo)

 Recensione

di

Loredana Cescutti


O mio Dio… ho finito il nuovo libro di Cerone, che per inciso avrei voluto non finisse mai.

E ora invidio il marito che lo ha appena iniziato.

C’è poco da fare, quando ti ritrovi al cospetto di una penna drammatica, noirissima, che sa quando è il momento di proseguire in modo deciso e tagliente e quando arriva quello di andare adagio aggiungendo quella carica ironica, quel tocco che stempera e rende l’atmosfera più cameratesca e familiare.

Davanti a libri così ti inchini a cospetto dell’autore e preghi.

Preghi, ovviamente, perché ne arrivi un altro al più presto.

“Conosceva quelle persone come le sue tasche e per ognuno di loro provava sentimenti di affetto e stima. Il pensiero di doverli affidare alle cure di qualcun altro lo faceva sentire in colpa.”

Mandelli, la Isa che è il mio mito, Casalegno, Dei Cas, Donati, Ambrosio, Santosuso e ancora Pinducciu, Santini, Zilli, Bencivenni e… e chi potrete conoscere, di nuovo, leggendo questo romanzo.

Personaggi che ti rimangono addosso, che portano costantemente a fianco a sé pregi e pesi del passato e, di una vita e di un lavoro che si sono scelti e che li ha scelti, ma che non cambierebbero con nulla al mondo, perché è semplicemente la loro VITA.

“Nonostante quel tourbillon di vite e tragedie che impazza nella sua mente, al commissario la soluzione sembra lì, a portata di mano. Un particolare che così particolare non è… un mattoncino fuori posto in una costruzione lineare, che finché osservi l’intera facciata non troverai mai. E allora magari basta allontanarsi un po’, guardare le cose da una prospettiva diversa… ed eccole lì le risposte a tutti i perché.”

Due indagini parallele estremamente difficili e dai risvolti terribilmente umani, una nel presente ed un cold case che riporterà in superfice il peggio della mente umana ma anche, dei veri professionisti che daranno il tutto per tutto, seppur a rischio della loro incolumità, pur arrivare in fondo.

Un ritmo serrato, delle ambientazioni incredibili.

Una Milano post natalizia, bagnata, fredda e ricca di nascondigli e poi la Val di Fassa, maestosa e nel contempo ostile, innevata e magica ma anche estremamente bugiarda e pericolosa.

Non nascondo che patirete durante tutta la lettura.

“Non è una regola, è un dato di fatto. Il male lascia sempre un’eredità di dolore che a sua volta ne genera altro.”

L’ansia crescente, la paura atavica della morte e il dolore più intimo dei personaggi.

Il tutto racchiuso nella sapiente penna graffiante di un Gian Andrea Cerone che qui appare ancora più intenso che nei libri precedenti, che è tutto dire per altro ma, io che l’ho già letto ne ho la totale consapevolezza.

“Cadere è un attimo. La regola base è una sola: nel momento decisivo i superiori non si esporranno mai per te e ti lasceranno sempre con il cerino in mano. In questo momento siamo un po’ come dei surfisti che vedono arrivare l’onda. Dobbiamo infilarci sotto la cresta, cavalcarla fino all’ultimo e goderci il momento. La soddisfazione dello sbirro sta nel portare a termine le indagini, tutto lì. E ora andiamo a prenderci quest’onda.»

Arriverete in fondo con il fiatone, con l’ansia bruciante di sapere come andranno le cose per i vostri amici e sicuramente, nel mentre avrete perso qualche anno di vita leggendo, a seguito degli innumerevoli colpi di scena.

“Il commissario dipanava un’intelaiatura di eleganti proposizioni che arricchivano il periodo senza mai appesantirlo, soprattutto quando toccava gli argomenti più gravi. Talvolta sembrava di ascoltare un romanzo noir letto dal suo stesso autore. Un audiolibro en plein air, con il sottofondo dei loro respiri affannosi e il fischio del vento dolomitico che soffiava tra gli abeti. La storia era una girandola di nomi, toponimi, figure mitiche; intrisa di sangue e della polpa nera degli orrori da feuilleton: tradimenti famigliari, vendette e reconditi segreti. Tutti maligni, cupi e perversi, ma tutti sorprendentemente credibili.”

I prima e i dopo.

Intensi.

Violenti.

Struggenti.

“Riflette sulla potenza del dolore e sull’impatto che può avere sull’esistenza delle persone. Una locomotiva lanciata a piena velocità contro la tua routine quotidiana; se hai la sfortuna di essere sulla sua traiettoria e sopravvivi, ti ritrovi a vivere una vita ferita. Nessuna curva dell’oblio che ti aiuti a dimenticare il dolore.”

Una penna carismatica che già dal primo romanzo ha saputo creare un legame profondo fa scrittore e lettori e a sua volta, fra questi ultimi e i suoi personaggi così ben tratteggiati da essere credibili e vivi in ogni prospettiva possibile.

“…per uno come lui, dopo aver risolto un caso complicato o aver raggiunto un importante obiettivo personale, il più bel premio è sempre il ritorno a casa. Gli abbracci, la condivisione delle emozioni vissute che diventano storie.”

Tante le cose che ci sarebbero da dire e allo stesso modo, troppe da non poter essere nemmeno accennate per non togliervi il gusto della lettura.

Per cui bando alle ciance.

Chiudete la recensione e acquistate il libro, a meno che non sia già presente in libreria, cartacea o digitale che sia, nel qual caso, chiudete tutto, datevi irreperibili

e buona lettura!

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Gian Andrea Cerone


è uno scrittore savonese, milanese d’adozione. Ha una lunga esperienza nell’ambito della comunicazione, dell’editoria tradizionale, televisiva e digitale. Tra i numerosi incarichi svolti, è stato responsabile delle relazioni istituzionali presso il ministero dello Sviluppo Economico e presso EXPO 2015. Nel 2018 ha fondato la piattaforma editoriale di podcast Storielibere. Ha esordito nella narrativa con Le notti senza sonno (Guanda 2022), il primo romanzo della serie che vede in azione la squadra investigativa dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Milano. Seguono Il trattamento del silenzio (Guanda 2023), Le conseguenze del male (Guanda 2024), e ora La curva dell’oblio (Guanda 2025).