Recensione di Marina Toniolo
Autore: Karina Sainz Borgo
Traduzione: Federica Niola
Editore: Einaudi
Collana: Stile libero big
Genere: Narrativa straniera
Pagine: 264
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. A Mezquite, una cittadina popolata di cantastorie dall’umorismo nero, missionari disillusi, sgherri che allevano cani con l’amore che si riserva ai figli e proprietari terrieri che spadroneggiano come feudatari, l’unica speranza per quelli che vogliono seppellire i propri cari è rappresentata da una figura leggendaria: Visitación Salazar, «la custode», una donna che nella violenza e nella disperazione di un Paese allo sbando ha deciso di fare della cura dei morti la propria missione. Avviene tutto su un confine, quello che separa due catene montuose di uno sconosciuto Paese del Sudamerica. Angustias Romero abbandona il proprio villaggio con il marito e i gemelli appena nati per sfuggire a un’epidemia. La famiglia è diretta lontano, alla Sierra Orientale. Ma quando, durante il drammatico viaggio, i due bambini muoiono, Angustias decide di raggiungere il Terzo Paese, un cimitero illegale gestito da Visitación Salazar, una donna «dalle braccia irrobustite a furia di cementare tombe». Dopo aver seppellito i figli, Angustias, abbandonata dal marito, sceglierà di combattere al fianco di Visitación contro i soprusi di Alcides Abundio, il possidente piú ricco e temuto della frontiera, e di Críspulo, il suo braccio armato, bravo a bere quanto a usare il machete. La custode è un libro duro e meraviglioso. Karina Sainz Borgo estrae le parole per scriverlo dalla viscere piú profonde dell’animo umano, ed esplora ciò di cui siamo capaci quando non abbiamo piú nulla da perdere.
Recensione
“Il Terzo Paese era questo: una frontiera nella frontiera dove si congiungevano la sierra orientale e quella occidentale, il bene e il male, la leggenda e la realtà, i vivi e i morti”.
Angustias perde i suoi gemelli mentre sta fuggendo dalla città, gravida di epidemia. Se ne va con il marito Salverio, colpito lui stesso dal male sviluppando febbre e apatia. La donna, in preda allo scoramento, decide che deve seppellire i neonati nel cimitero di Visitacion Salazar. Caccerà poi il marito e resterà con la custode del cimitero illegale. Intraprenderà una lotta di resistenza contro i potenti del luogo perché i morti possano conservare il loro riposo.
Solo leggendo l’incipit del romanzo ho immaginato che mi sarei imbattuta in una storia a metà tra un reportage e un caleidoscopio di miseria, sofferenza, colori e pietà.
“Arrivai a Mezquite perché cercavo Visitacion Salazar, la donna che avrebbe seppellito i miei figli e mi avrebbe insegnato a sotterrare quelli degli altri. Camminai fino alla fine del mondo, o dove credevo che finisse il mio. La trovai una mattina di maggio accanto a un tumulo di loculi. Indossava un paio di leggins rossi, gli stivali da lavoro e un foulard colorato annodato alla testa. Una corona di vespe le svolazzava intorno. Aveva l’aria di una madonna nera persa in una discarica”.
E come una madonna addolorata Visitacion si prende cura dei morti nella landa di frontiera dimenticata da Dio e dagli uomini. Lì vige la legge del più forte, del più spregiudicato. C’è Abundio, il signorotto locale che spadroneggia impunemente; cè il suo braccio destro Crispino, cresciuto come un animale; ci sono i guerrilleros: irregolari senza documenti che, come mercenari, si offrono al miglior offerente portando morte e miseria. Al di sopra di tutto troviamo le tre Donne protagoniste: alle adulte si unisce una ragazzina di nome Consuelo che sarà portatrice di un rinnovamento in Angustias. Sono donne forti quelle che leggiamo in queste pagine, avvezze ad una costante ansia eppure sempre pronte a fare festa e a divertirsi. Gli uomini invece risultano piccoli, miserandi e miscredenti.
“Gli abitanti di Mezquite avevano deciso di affidarsi ai loro miracoli disperati. Erano pronti a credere in qualunque cosa, pur di potersi ubriacare, più che per il dolore della morte, per il sollievo di essere ancora vivi”.
Troviamo un folclore ancora denso in queste zone del Venezuela segnate dalla violenza: santi protettori e fantasmi che compaiono di notte portando delirio e timore.
Mi è particolarmente piaciuta la figura del sindaco Aurelio, unico uomo con dignità.
La custode della Borgo ha il grande pregio di parlare con la scrittura, di affondare nella carne e di trasportarci in una landa che pare Purgatorio, lasciando al contempo la speranza che, se si ha pietà, qualcosa di positivo arriva.
Consigliato?
Sì, ma non per tutti.
Certe pagine sono crudeli e scuotono nel profondo.
A cura di Marina Toniolo
https://ilprologomarina.blogspot.com/
Karina Sainz Borgo
(Caracas, 1982) vive in Spagna da dodici anni. È autrice di alcuni saggi politici e scrive su «ABC». Ha esordito con Notte a Caracas (Einaudi 2019), venduto in 26 Paesi. La custode è il suo secondo romanzo (Einaudi 2022).
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