VIAGGIO NELLA LETTERATURA CON LA PSICOLOGIA




LA DONNA CHE

INGANNÒ IL MONDO


Traduttore: Martina Rinaldi

Editore: Newton Compton Editori

Genere: Biografia

Pagine: 320

Anno edizione: 2025


Sinossi. Belle Gibson ha convinto il mondo di essere guarita da un cancro terminale al cervello grazie a una dieta priva di carne, latticini e caffè. Quasi senza muoversi da Melbourne, è diventata un’eroina digitale nel mondo del wellness, seguita da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Ha stipulato contratti per libri dalla diffusione internazionale, ha venduto a ogni latitudine un’applicazione per smartphone di grande successo, si è arricchita. C’era solo un problema: non aveva mai avuto il cancro. La fama e la fortuna conquistate da Gibson in pochi mesi si sono sciolte come neve al sole insieme alle sue bugie, con cui ha infranto le speranze di tanti malati di tumore, e ingannato innumerevoli follower e grandi imprese come Apple e Penguin. Anche questo è possibile, nell’era dei social media. Scritto dai giornalisti che hanno scoperto e raccontato nel dettaglio le menzogne della finta guru, La donna che ingannò il mondo svela tutti i retroscena di questa storia sconvolgente, che ha ispirato la serie Netflix Apple Cider Vinegar.

 Recensione

di

Ilaria Bagnati


Possono essere analizzati vari aspetti di questa vicenda dal punto di vista psicologico. Ci siamo chiesti come può Belle aver mentito a migliaia di persone sul suo cancro?

Come può averle ingannate facendo credere che il suo stile di vita salutare potesse guarire dal cancro?

Belle ha agito così perché è una persona opportunista e malvagia o soffre di qualche disturbo di personalità?

Sicuramente ci siamo anche chiesti: come si possono lasciare le cure tradizionali e pensare di curarsi solo con una sana alimentazione? 

Per quanto riguarda Belle si è ipotizzato che soffra della “sindrome di Münchausen su internet”, termine coniato dal professore di psichiatria della University of Alabama Marc Feldman. Questa sindrome al giorno d’oggi risulta più comune della sindrome di Münchausen tradizionale, questo perché è molto più facile da mettere in atto.

Non è difficile collegarsi a internet, cercare informazioni su una patologia e convincere tantissime persone di soffrire di tale patologia. Le persone affette dalla sindrome di Münchausen su internet desiderano ottenere gratificazione emotiva dovuta alla preoccupazione altrui sulle loro condizioni di salute.

Per questo, come ha fatto Belle, pubblicano aggiornamenti sui blog e i social sulle loro condizioni di salute, sulle loro cure, i loro esami medici, postano foto tristi e spesso rubate da internet. 

Ovviamente poi coloro che cadono nella trappola, che hanno creduto alle parole di queste persone si sentono ingannati, stupidi, soprattutto se hanno lasciato le cure tradizionali. 

Cosa porta ad esempio una persona malata di cancro ad abbandonare le cure tradizionali? Gli autori de La donna che ingannò il mondo riportano il caso di Jessica Ainscough, una ragazza australiana che scoprì di avere un sarcoma molto raro al braccio sinistro, se amputato le avrebbe fornito una speranza di vita superiore al 70%.

La ragazza non voleva assolutamente amputarsi il braccio così decise, insieme alla madre malata di cancro al seno, di sottoporsi alla terapia Gerson che prevede di bere un frullato ogni ora e cinque clisteri al giorno. Inutile dire che le due purtroppo sono decedute. Esiste un vero e proprio “mercato della speranza” che fa leva sulla sofferenza delle persone malate, un business mondiale che purtroppo non conosce crisi.

E’ umano cercare qualsiasi soluzione per guarire, guardarsi intorno, cercare pareri diversi, soprattutto quando la medicina tradizionale sembra non funzionare.

Alcuni studi hanno evidenziato che il ricorso all’agopuntura, allo yoga e alla meditazione possono migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici, ma queste discipline non devono mai escludere le terapie standard.  

La donna che ingannò il mondo è un libro che fa molto riflettere sull’uso dei social oggi, sull’uso sbagliato che se ne può fare. Belle non aveva il cancro, ha usato il cancro per attirare l’attenzione su di sè.

E’ bene specificare però che non è possibile fare una diagnosi certa solo conoscendo la sua storia o avendo letto un libro su di lei. Quella della diagnosi di sindrome di Münchausen su internet è solo un’ipotesi, una possibilità e non una certezza.

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Nick Toscano, Beau Donelly


Nick Toscano è un giornalista specializzato in questio­ni sociali e politiche. Scrive per «The Age» e «The Sydney Morning Herald». Ha ricevuto il premio Grant Hattam Quill per il giornalismo investigativo e ha vinto due volte il Walkley Award per aver smascherato un grave scandalo di sfrut­tamento del lavoro.

Beau Donelly, giornalista australiano, si è occupato di questioni sociali per «The Age» e «The Sydney Morning Herald». Le sue abilità investigative e di reportage sono state riconosciute dalle Nazioni Unite e dal Melbourne Press Club.

A cura di Ilaria Bagnati

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