LA DONNA CHE RUBAVA I MARITI
di Margareth Atwood
Ponte alle Grazie 2023
Margherita Giacobino (Traduttore )
narrativa, pag.636
Sinossi. Tre amiche: Roz, Charis e Tony. Si sono conosciute al college e hanno una cosa in comune, Zenia. Anche lei compagna di college, bella, intelligente, di volta in volta manipolatrice e vulnerabile, fragile e spietata, ha tradito la loro fiducia, rubando a ciascuna di loro il marito. A un certo punto è morta, anche se lontano e in circostanze poco chiare; le tre amiche sono andate al suo funerale. Come è possibile, allora, che mentre Roz, Charis e Tony si incontrano in un ristorante alla moda appaia proprio Zenia? La storia si riavvolge, il passato ritorna, anche perché in realtà il fantasma di quella donna non aveva mai smesso di aleggiare sinistramente sulle vite delle tre amiche. Ma forse quella che sembra una minaccia può trasformarsi in un’opportunità? Esplorando il tema scomodo della malvagità femminile, questa storia dimostra, se ce ne fosse bisogno, le doti di narratrice dell’autrice del “Racconto dell’Ancella”, la sua capacità di guidarci nelle profondità della coscienza con naturalezza, sfidando le nostre certezze, e di saperlo fare, perché no, con un tocco di sottile umorismo.
Recensione di Nunzia Esposito
Tre amiche, Roz, Chariz e Tony che diventano tali anche un po’ per necessità (o per comune destino) si ritrovano al funerale di una quarta donna, Zenia che non definirei amica e che nemmeno loro dovrebbero definire tale che, come dice il titolo, si è comportata davvero male con loro, con inganni, tradimenti e cattiverie di vario genere.
In occasione di questo funerale prende il via la narrazione della Atwood, che si inoltra nei ricordi di ciascuna di loro, al momento del “torto” subìto e poi indietro fino all’infanzia di ciascuna delle tre.
La psicologia sviluppata durante l’infanzia, generata dagli eventi, gli incontri, le perdite e I traumi che hanno contribuito a dare vita ai caratteri di ciascuna delle tre, gioca un ruolo molto importante, d’accordo.
Trovo quindi giusto che la scrittrice abbia approfondito e dato una certa tridimensionalità al passato delle tre protagoniste.
Tuttavia ho trovato un po’ prolissa la parte dedicata all’infanzia delle tre amiche (alcuni dettagli a mio avviso hanno finito per rallentare “la foga di sapere” che, almeno all’inizio, aveva investito il lettore) e poco utile ai fini della trama stessa.
Avrei inoltre aggiunto, in qualche modo, l’infanzia oggettiva di Zenia, presenza impalpabile ma pur sempre costante nel passato delle tre amiche.
A livello di trama, l’assenza del punto di vista di Zenia finisce per non fornire un reale quadro di insieme. Si sa, quando succede qualcosa è necessario sentire “entrambe le campane”.
Bene, in questo caso, degli eventi e dei rapporti per ciascuna delle tre amiche conosciamo il loro punto di vista, ma non quello dell’acerrima nemica e cosa pensasse, desiderasse, pianificasse nel momento in cui ha preso determinate decisioni e agito in un determinato modo.
D’altro canto ritengo che, forse, l’autrice abbia deliberatamente deciso di tenere “muta” Zenia, e di non lasciare che ci rivelasse i suoi pensieri e la sua verità al solo scopo di lasciare a noi lettori la scelta di
– “giudicarla” in base a quanto filtrato attraverso gli occhi delle tre amiche oppure
– interrogarsi sulle sue azioni e le motivazioni che ad esse possano averla spinta.
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Margaret Atwood
è una poetessa, scrittrice, critica letteraria e ambientalista canadese. E’stata vincitrice di diversi premio e soprattutto due volte del prestigioso Booker Prize (finalista per cinque volte, vincitrice con “L’assassino cieco” nel 2000 e con “I testamenti” nel 2019). Margaret Atwood è una delle scrittrici viventi di narrativa e di fantascienza più note, è nota anche per la sua notevole attività a favore del femminismo. Le sue opere testimoniano una continua e profonda preoccupazione per la civiltà occidentale e per la politica, da lei considerate a un crescente stadio di degrado. Da La donna da mangiare a Tornare a galla fino a Il racconto dell’ancella, la narrativa di Margaret Atwood si presenta in una veste tormentata e visionaria, non priva però di spiragli ottimistici. La vasta cultura e l’ironia sono due componenti fondamentali della sua opera, accompagnate quali sono da sensibili cambiamenti di stile da opera a opera e continui rimandi sia a episodi della vita contemporanea, sia a scrittori di epoche precedenti.