Recensione di Loredana Cescutti
Autore: Roberto Costantini
Editore: Longanesi
Genere: Spy
Serie: Aba Abate #3
Pagine: 360 p., R
Anno di pubblicazione: 2022
Sinossi. “Oggi sono Aba, una moglie e una madre. Oggi sono anche Ice, un’agente dell’intelligence. Allora avevo vent’anni. Non è una giustificazione, solo un fatto. In quell’estate del 1999 ero ancora soltanto Aba Abate, la figlia del generale Adelmo Abate, l’uomo a capo dei servizi segreti italiani. Una studentessa universitaria, convinta di sapere tutto e di poter contribuire a rendere il mondo un posto migliore. Per questa illusione ho scelto di prendere parte attiva a un gioco troppo più grande di me. Un gioco delle parti, un terribile gioco da spie, cominciato con una semplice e falsa partita a scacchi con l’uomo che mi avrebbe cambiato la vita. In quel momento, sotto l’ombra dei portici di Tripoli, davanti alla scacchiera, io non mi chiamavo Aba Abate. E lui forse non si chiamava davvero Johnny, non ho mai saputo il suo vero nome. Ero una falena. Johnny era la fiamma che mi attirava, irresistibilmente, in un labirinto di complotti e pericoli, ossessioni morbose e fanatismi letali. Ho pagato il prezzo. E continuo a pagarlo. Sono capace di ingannare chiunque, anche me stessa. Ma oggi lo so: le bugie essenziali per sopravvivere sono quelle che raccontiamo a noi stessi.”
“Sono passati vent’anni, ma ricordo ogni attimo di quel volo nel vuoto e nel buio. Il mio desiderio: Vorrei che questo volo non finisse più.”
Recensione
Vi siete mai chiesti come sarebbe stata la vostra vita, se solo se…?
Una scelta leggermente diversa, una risposta, un pensiero, un incontro, una casualità, una convinzione… qualcosa di piccolo ma determinante che avrebbe potuto cambiare per sempre ogni cosa nell’esito delle vostre esistenze.
Oppure…
Avete comunque preso entrambe le decisioni ma, una delle due sarebbe stata quella destinata a farvi sentire vivi dentro, in un modo imparagonabile ad altro e una, sarebbe stata solo quella convenzionale che ogni persona normale si sarebbe aspettata per voi, semplicemente perché è giusto così.
“… accanto a mio marito e ai miei figli, nella mia confortevole vita tranquilla, il ricordo di quel momento è diventato un confronto inaccettabile con ciò che sono diventata. Un ricordo ci strugge, un rimpianto ci distrugge. A quel punto il ricordo andava trasformato in un semplice sogno…
… Ma non bastava. Non potendo distruggerlo, per sopravvivere dovevo banalizzarlo.
Johnny Jazir era uno qualunque.
Non era vero- Ma senza le bugie che raccontiamo a noi stessi, la vita sarebbe insopportabile.”
Aba ha capito, ha compreso tutto ciò che doveva comprendere ma, lo ha fatto troppo tardi.
Ha cercato con tutte le sue forze di cancellare e andare avanti, pur comunque tentando di tenere in piedi due vite parallele che, chiunque di noi, farebbe fatica a mantenere, a gestire.
Diciamocelo in sincerità ma, già amministrare casa, un lavoro normale, marito, bimbi e hobbies risulta estremamente complicato.
Occuparsi di tutto quanto detto sopra oltre a portare avanti un lavoro “inesistente” per gli altri, di natura assolutamente imprevedibile e pericolosa, è semplicemente impossibile.
“Tutto con mio padre era segreto, anche per me.”
Cosa non si fa, per rendere felice un padre e soprattutto, cosa si sarebbe disposti a fare pur di riuscire a trovare un punto di incontro con una figura assente, esigente e rigida nelle proprie emozioni?
“Una cosa è rendere il mondo migliore, un’altra cambiarlo.
Con le utopie si muore troppo presto, ma senza si muore troppo tardi.”
“La falena e la fiamma” è un viaggio nel passato.
Aba donna che ritorna ragazza, studentessa, una persona carica di ideologie positive, con tanta voglia di fare bene e che combatte in sostanza la fermezza di un padre pratico, pragmatico che non guarda alla goccia nel mare ma che, predilige invece la convenienza delle azioni piuttosto che il valore possibile dato dall’unicità di una persona.
“Vent’anni dopo, guardando indietro, vedo con chiarezza la sorgente lungo il fiume, le sue anse essenziali, le biforcazioni fatali, il lungo viaggio sino alla fine. Ma non ho alcun rimpianto: se non fossi stata lì… avrei attraversato la vita come tanti, senza mai essere viva.”
Solo rivivendo capisce e noi, solo rivivendo con lei riusciremo ad aprire gli occhi sui come e soprattutto, sui tanti perché che le hanno permesso di diventare ciò che è, nei suoi pregi e nei difetti che non ha mai nascosto.
Una ragazza che ha avuto il coraggio di lasciare le sue certezze per un’idea, un valore ben preciso, che ha rischiato, in nome di questo valore di morire e che, ne è uscita quasi bruciata e assolutamente trasformata in una donna completa, che mai avrebbe potuto ritornare indietro…
… a meno che…
…
“The flames they followed Joan of Arc, Ass he came riding trough the dark.
(Leonard Cohen)
Di che parla?
Di una ragazza che era convinta di poter cambiare il mondo e invece finì al rogo.”
…
Un romanzo a due voci.
Aba da un lato, Johnny dall’altro.
Due voci, due paia di occhi, due cori, due percezioni diverse ma soprattutto, un legame, che sopra ogni cosa, diventerà il punto di svolta, nel bene e nel male.
“… era stato il primo passo nell’abisso. E neanche saperlo mi avrebbe fermata, chiunque abbia avuto un momento del genere nella sua vita è fortunato se lo ha vissuto, è morto quel giorno se lo ha rifiutato.”
Costantini, ancora una volta, mi ha fatto toccare l’abisso, quello delle emozioni, perché solo scavando si riesce a sentire le sensazioni più primitive, quelle autentiche che ti arrivano inaspettate e ti fanno tremare per la loro intensità, per la loro imprevedibilità e per la loro unicità.
Se nel romanzo precedente, “Una donna in guerra” (di cui potete trovare la mia recensione qui nel sito Thrillernord) Ice era quella sotto indagine, quella da attenzionare, quella su cui ogni singolo occhio era puntato nella spasmodica ricerca di risposte a domande impossibili e incomprensibili, qui sarà Aba a parlare e, lo farà spontaneamente, con semplicità e anche con un bisogno estremo di condividersi con noi.
I suoi ricordi, come un fiume inizieranno ad appropriarsi di ogni argine, di ogni singolo anfratto per emergere, farsi strada, anche a forza, nel desiderio e nel tentativo ultimo di trovare pace, di darsi una spiegazione, di trovare una possibile giustificazione a come è stato e a come potrebbe essere andata se…
“… il precipizio e il mare trenta metri più sotto. Veniva da lì quella ferocia.”
È sempre venuta da lì quella ferocia.
Quel precipizio che ha portato tanto dolore nel passato fa il suo ritorno e, ancora una volta, assumerà il ruolo di assoluto protagonista, oltreché di portatore di morte.
I brividi, quelli miei, leggendo, poi, sono stati tantissimi.
Nostalgia avvolgente, un fiume in piena di ricordi che si sono trasformati in fiumi di immagini nella mia mente, di parole, di emozioni violentissime, che non mi hanno abbandonata fino a fine lettura.
Lo sguardo sul deserto, su una Tripoli così com’era e su come è diventata che torna alla ribalta in modo prepotente, attraverso l’autore che non ha mai rinnegato il legame con questa terra così controversa.
Brividi regalati dalla memoria delle pagine.
Una scrittura affascinante.
Il ghibli del deserto e la sabbia che torneranno alla ribalta con violenza insinuandosi fuori e dentro di noi con invadenza ma, che ci daranno anche l’idea di non essere soli, e altresì di sentirci avvolti e protetti dal mondo circostante.
Un autore che ancora una volta, ci lascia lì, con la necessità del dopo, del tassello mancante, in una linea temporale che così tanto, secondo me, ancora avrà da raccontare.
Quel pezzetto che forse, potrebbe aggiungere le risposte mancanti, necessarie per mettere un punto definitivo, almeno ad uno degli interrogativi di questa storia e soprattutto, che potrebbe farci capire veramente il dentro di Aba che mai come qui si è aperta a noi, lasciandoci invadere il suo privato, le sue emozioni, il suo vissuto.
Vissuto che mai avrebbe voluto far emergere ma che adesso, a valanga si sta abbattendo su ogni cosa in modo totalmente imprevedibile, da arrivare a lasciare a intendere che nulla potrà essere dato per scontato.
Io sono pronta per conoscere il resto, e voi?
Buona lettura!
Roberto Costantini
(Tripoli, 1952), ingegnere, consulente aziendale, oggi dirigente della Luiss, è autore per Marsilio della “Trilogia del Male” con protagonista il commissario Michele Balistreri, bestseller in Italia e già pubblicata negli Stati Uniti e nei maggiori paesi europei, premio speciale Giorgio Scerbanenco 2014 quale “migliore opera noir degli anni 2000”. Sempre per Marsilio, ha proseguito la serie del commissario Balistreri con tre nuovi casi: “La moglie perfetta” (2016, finalista al premio Bancarella), “Ballando nel buio” (2017) e “Da molto lontano” (2018). Con Longanesi ha pubblicato “Una donna normale” (2020), primo capitolo di una nuova serie che vede come protagonista Aba/Ice e, “Una donna in guerra” (2022).
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