Recensione di Ilaria Bagnati
Autore: Pauline Klein
Traduzione: Lisa Ginzburg
Editore: Carbonio Editore
Genere: romanzo
Pagine: 145
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. In un romanzo tanto audace quanto divertente, Pauline Klein racconta la storia di una giovane donna, Camille, che “piuttosto che abbaiare chi era, avrebbe sussurrato il suo essere”: vuole avere il diritto di entrare attraverso porte proibite, entrare in luoghi stranieri, avere il diritto di dormire con lo sconosciuto di fronte a lei, non ascoltare il rumore del mondo, ma solo il suo. Epigona del recalcitrante scrivano di Melville (come dimenticare il suo celebre “I would prefer notto”), Camille oppone una resistenza tanto risoluta quanto passiva alla società e ai suoi diktat, ai ruoli che a trent’anni s’impongono: dovrà accettarli e “giocare alla vita”? Oppure no?
Recensione
Camille Tazieff, è la protagonista di La figurante ma non è la protagonista della sua vita nella quale è, appunto, una comparsa.
“Così ho imparato la mia parte. Valeva per quasi tutto, un lavoro che emancipi senza eccessivamente stressare, una vita amorosa i cui risvolti li si ha ben presenti, un’accettazione della propria sessualità, insomma, un mucchio di concetti uniti pezzo a pezzo mi procuravano la sensazione di essere ben inserita: m’ero inventata un personaggio con cui prima avrei voluto collimare.”
Camille vive a Parigi con la madre (del padre non si hanno molte notizie), una donna bella e tollerante come si vanta di essere. La donna si dimostra molto tollerante anche con i vari fidanzatini che l’adolescente Camille si portava a casa, la cosa importante era non fare rumore. Camille fa sua questa regola, è quasi un motto, uno stile di vita.
La ragazza non fa rumore, non lascia impressa la sua presenza nel mondo, preferisce vivere defilata, nascosta, senza essere al centro dell’attenzione. Nonostante questo suo stile di vita Camille decide di fare nuove esperienze e se ne va per un periodo a New York, lavora in una galleria d’arte dove deve dimostrare di meritare di frequentare un posto del genere.
Camille deve avere i mezzi per permettersi certi vestiti, uno stile di vita all’altezza, almeno all’apparenza come le ricorda la madre.
Tornata a Parigi un’esperienza del genere è un gran vanto e utile per continuare a lavorare nel mondo dell’arte, ma è quello che vuole Camille?
Cosa vuole davvero la ragazza?
Forse una relazione seria?
Allora si impegna con tutte le sue forse con Elias, un uomo piuttosto ricco con una madre melodrammatica.
Ora Camille è felice?
Anche con lui usa la tecnica ormai collaudata del silenzio ed è protagonista di serie B nella sua relazione.
Non so in che periodo della mia infanzia – sopra alla camera di mia madre o nel letto di altri ragazzi- avessi concepito la mia considerazione dell’amore come un circo di cui ero a volte lo spettacolo, altre volte il pubblico.
Riuscirà la ragazza a fare ciò che veramente le piace, essere finalmente protagonista della sua vita e non più una figurante?
La narrazione è in prima persona e Camille ci parla delle sue esperienze, dei suoi pensieri ed emozioni, possiamo così comprendere meglio come sia vivere nei panni della protagonista. La narrazione è abbastanza lenta e ciò permette di seguire e comprendere bene la figura di Camille. Il finale mi è piaciuto molto e l’ho trovato molto azzeccato.
L’autrice è stata molto brava a creare Camille, un personaggio che fa riflettere sull’importanza di vivere in prima persona la propria vita, di prendere le decisioni importanti secondo il proprio volere e non in base a ciò che si aspettano gli altri da noi.
Consiglio la lettura di La figurante a chiunque ama entrare nella psiche dei personaggi e a chi ama le narrazioni in prima persona.
A cura di Ilaria Bagnati
ilariaticonsigliaunlibro.blogspot.com
Pauline Klein
Pauline Klein è nata in Francia nel 1976. Studia filosofia alla Sorbona, estetica alla Nanterre University, e quindi entra alla Saint Martin’s School of Art di Londra. Lavora per quattro anni in una galleria d’arte di New York. Il suo primo romanzo Alice Kahn (éditions Allia, 2010) vince il Premio Fénéon del 2010 e il Prix Murat – «Un romanzo francese per l’Italia» (2011), riconoscimento letterario del Grec, gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Bari.
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